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Castelluccio Sup.: domani simposio e assegnazione delle ‘misule’

24/06/2022

Domani pomeriggio, alle ore 16, presso l’aula consiliare di Castelluccio Superiore è previsto un simposio in cui si parlerà di “Erbe aromatiche, piante spontanee e fiori: Le “misule” del Supero Paese”. Inoltre, nel conservatorio di etnobotanica avverrà presentazione della strutturazione ed è prevista anche l’assegnazione delle “misule”.

Le “misule” del -Supero Paese-
A cura di Egidio Salamone


Insieme ad altre specifiche realtà d'Italia (liguria, valtellina, penisola sorrentina, cilento ecc.) Castelluccio Superiore condivide la caratteristica dei terrazzamenti o orti pensili, qui chiamate “misule”. Esse costituiscono un'identità particolare, una specificità.

Questi antichi terrazzamenti sono stati letteralmente rubati alle ripide pendenze del costone su cui sorge il paese, creati principalmente per avere terreni adatti alle colture nelle immediate vicinanze delle abitazioni, testimonianza di un uso cosciente del territorio. Sono ubicati in pieno centro storico e in località molto vicine al paese, ove in antichità i monaci “Basiliani” prima e i Castelluccesi poi, coltivavano ogni varietà di piante officinali, ortaggi e legumi per la sussistenza familiare. Questo fu reso possibile grazie alle doti della popolazione nella gestione dell'acqua che, attraverso canali e condotti veniva portata nelle “misule” e in alcune vi era un rigido e preciso orario di utilizzo.

La popolazione ha utilizzato fino a qualche anno fa, e in parte utilizza ancora, questi antichissimi terrazzamenti, sopratutto per gli ortaggi e piante officinali, ma in gran parte risultano in completo stato di abbandono. Oggi le “misule” sono soggette ad un graduale decadimento (accentuato dalla presenza di animali selvatici). Serve pertanto una urgente e continua opera di ricostruzione e mantenimento, capace di restituire alla comunità non solo punti vitali del paesaggio con notevole valenza culturale, ma anche di prevenzione dei dissesti idrogeologici e franosi dei versanti, mediante la pulizia e sistemazione di vecchi muri a secco, percorsi d'acqua e piccoli sentieri. Il loro abbandono rischia la rottura di delicati equilibri e di innescare fenomeni di dissesto idrogeologico.

Il recupero della manutenzione delle “misule” ad uso agricolo è necessario ed utile, visto che questa azione concorre al raggiungimento di numerosi obbiettivi, tra cui il ripristino di attività agricole tradizionali ad alto valore aggiunto, una riduzione dell'erosione del suolo, il miglioramento dell'efficienza ecologica e la salvaguardia paesaggistica, anche al fine di incrementare le opportunità economiche del territorio attraverso la fruizione turistica.

Le “misule” variano da quelle con una piccola superfice, mq.15 quelle del “Timpone” nel centro storico, a quelle piu grandi, mq.750 a “S.Elia”. In molti casi l'accesso avviene direttamente dalle abitazione private, molte sono cinta da antiche mura “cinte murarie” che le proteggevano da accessi indesiderati.

Quelle del “Lavatoio”, le più estese, si trovano sul promontorio che sovrasta Castelluccio Inferiore, una sorta di anfiteatro esposto a sud, a 680 mt. s.l.m. e si estendono su di una superficie di circa 37.000 mq. a cavallo dei due Comuni. La linea di demarcazione che divide i due comuni, li attraversa in modo netto, tanto che alcune di esse si trovano in parte nel comune di Castelluccio Superiore e in parte in quello di Inferiore, a dimostrazione della combattuta divisione dei territori (demani) fra le due comunità iniziata nel 1812 dall'agente partitore Angelo Masci.
Sono solcate da un antico sistema di irrigazione proveniente dalla omonima sorgente che si trova a monte. Il suo utilizzo era molto rigido e numerosi sono i documenti che dimostrano le tante controversie che si sono succedute per il controllo dei turni di irrigazione fra le due comunità. Le acque salutari della sorgente, venivano usate anche per lavare i maiali che ivi venivano condotti dai cittadini di Castelluccio Superiore, pare che avessero insieme alle ortiche -molto frequenti in zona- poteri curativi per le zampe di questi animali.

Le “Misule del Castello”, si trovano in pieno centro abitato, sotto l'antica rocca o Castello, di cui adesso ci sono solo pochissime tracce nel rione di “Postigastiddr” -Porta del Castello-.
Erano attraversate dalla condotta che portava l'acqua, dalla sorgente “Cruopo e Piscicolo della Manca”, al pubblico fonte sito in piazza plebiscito, nell'antichità unico punto di approvvigionamento idrico per tutti i cittadini del paese. Di essa è rimasto traccia sulle mappe catastali. Nelle immediate vicinanze si trova l'antico serbatoio di accumulo dell'acqua potabile. La loro posizione, posta al riparo dei venti freddi del nord e l'esposizione a sud, le rende fertilissime. Infatti con la loro posizione si inserisce al meglio nella “Valle del Mercure” interessata da un clima che riceve l’influenza di diversi fattori, siamo nella -Terra dei 3 Mari- l’antica Lucania, Terra del Sole Mediterraneo, Terra della eccellenza, biodiversità europea e delle aree protette dei 3 Parchi nazionali: Pollino, Lagonegrese, Cilento e Diano.

Si spera che nasca un'interesse lavorativo e turistico generato da queste strutture, con la quale i giovani possano impegnarsi e trovare lavoro. Tanto in questo campo sta facendo l'azienda Evra Srl per la promozione e sostentamento economico nella ripresa delle attività, impiantando in alcune di esse piante officinali di particolare specie. Mentre l'associazione “Officina Verde”, ha attivato nelle misule di S.Elia dei veri e propri orti botanici, visite guidate, laboratori didattici e altri eventi culturali.
Ecco un’idea progettuale indicata dal concittadino Michele Cingotti: “Il sistema delle misule dovrà costituire un unicum, tale da potersi individuare anche come percorso didattico. Le misule oltre ad essere adattate alla coltura a seconda della linea di prodotto scelta, dovranno anche subire una metamorfosi estetica ospitando oggetti e sculture riferibili, ad esempio, all'artigianato locale; tutto quanto orchestrato da una mano sapiente......Molti in Italia sono capaci di fare un prodotto BIO. Per distinguersi bisogna metterci quel tanto di immaginazione in più. Poi ci solo le “misule” e a supporto, un complesso ambientale e paesaggistico raro.”



Tracce dei Monaci Basiliani nel “Supero Paese”
Per sfuggire ai Turchi e alle persecuzioni iconoclastiche (V-VI sec,) che vietavano la rappresentazione di immagini sacre nelle chiese d’Oriente, i monaci seguaci di S.Basilio, si spostarono in Sicilia e da qui in Calabria e nell’attuale confine calabro-lucano, interessando così anche il territorio della valle del Mercure. –L’Eparchia del Mercurion-.
Nella regione del Mercurion, di certo la più importante e rinomata di quel periodo, sorgevano molti castelli, chiese e monasteri fra cui quello di “San Fantino” a Castelluccio (non ancora identificato). In quest’ultimo monastero, nell’anno 940, chiamato da Dio ad una vita più perfetta di quella che gli consentivano le leggi ecclesiastiche e civili Bizantine, giunse S.Nilo Junior (Nicola) di Rossano, per fare professione di voti monastici e per essere tonsurato. Nella località denominata “Spelonca di San Michele” si trova la grotta dove S.Nilo passò molti anni della sua vita ascetica. Il monachesimo Basiliano ha lasciato importante tracce delle attività praticate, oltre alle attività agricole e artigianali, troviamo tracce nella cultura e nell’arte, una impronta indelebile la troviamo anche sul paesaggio, nelle colture, nelle tradizioni.
Questo territorio, povero e non facilmente raggiungibile, era in pratica terra di nessuno. Da aspro e paludoso fu trasformato in terrazzato e fertile dall’opera paziente dei Monaci. Vennero insomma modificati paesaggio, abitudini, cultura, spiritualità e soprattutto il linguaggio, con innovazioni tutt’ora radicate nella nostra cultura.
I monaci Basiliani dedicavano particolare attenzione alla coltivazione di erbe e piante medicinali e aromatiche, finalizzata al trattamento di malattie e alla produzione di distillati e bevande. La loro passione ed esperienza è stata tramandata per secoli e tutt’ora vive nelle popolazioni locali che usano molte di queste erbe spontanee come rimedio naturale per diversi disturbi.






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