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La defibrillazione precoce: il progetto che ‘’aiuta il cuore’’

11/04/2021

Chi soffre di fibrillazione ventricolare o di altra patologia cardiaca , in caso di arresto cardiaco istantaneo con conseguente perdita di coscienza, rischia la morte improvvisa. Salvare la vita, in questo caso, è una delicatissima questione di tempo. Il dottor Vincenzo Sassone, Specialista in Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso e Direttore Chirurgia Generale e d’Urgenza all'Ospedale di Policoro, è autore di un progetto dedicato alla defibrillazione precoce, che in paesi come Senise ha già portato diversi defibrillatori, ma che potrebbe essere preso come punto di riferimento anche in altri centri.
Ecco la proposta redatta dal dottor Vincenzo Sassone:


Fino a qualche anno fa si prestava attenzione unicamente alla terapia intraospedaliera dei pazienti con patologia di carattere urgente, compresi quelli in imminente pericolo di vita.
Il metodo del trasporto urgente all’Ospedale è stato recentemente messo in discussione con l’istituzione, in alcuni centri, d’unità mobile medicalizzata, dedicata alla terapia urgente al domicilio del malato, con l’obiettivo di recuperare una quota di pazienti destinati al decesso durante il trasporto in Ospedale. Proprio per questo motivo nasce in Italia l’esigenza di istituire una rete di Emergenza/Urgenza, ormai ben noto 118, capace di intervenire sul territorio in tempi reali e con massima competenza.
Il progetto che si vuole mettere in essere sul nostro territorio è invece finalizzato, in via prioritaria, a creare la cultura dell’Emergenza sanitaria e a fare dell’educazione sanitaria un momento non semplicemente teorico ma soprattutto operativo ove sempre più evidente diventa l’integrazione tra gli operatori sanitari, il servizio emergenza 118 e i cittadini. Da alcuni anni, con la piena consapevolezza dell’importanza del primo soccorso nel luogo dell’evento acuto, nasce la standardizzazione di alcuni principi sintetizzati nella“catena di sopravvivenza”.



• accesso precoce al sistema di emergenza (118)
• inizio precoce delle procedure di BLS (con particolare riferimento al BLS messo in atto dalle persone presenti)
• defibrillazione precoce
• inizio precoce del trattamento intensivo.
E’ ormai certo che la causa preminente di decessi improvvisi è rappresentata da accidenti cardiovascolari; per questa patologia, il più delle volte, la tempestività e l’adeguatezza dell’intervento, al momento dell’insorgere della sintomatologia, è capace di salvare la vita del paziente. Tutti gli studi concordano sul fatto che ogni minuto che passa dal momento dell’arresto cardiaco, diminuiscono del 10% le probabilità di sopravvivenza.
Si calcola che l’incidenza di morte improvvisa cardiaca nella nostra zona è abbastanza elevata e che nonostante ciò pochi o quasi inesistenti sono i provvedimenti organizzativi per affrontare tale problema.
E’ noto che una percentuale dell’80 – 90 % degli arresti cardiaci è dovuta all’insorgenza di aritmie, quale la fibrillazione ventricolare e la tachicardia ventricolare, che attualmente possono essere risolte solo con lo Shock elettrico. Pertanto, questo progetto rivolge l’attenzione a come intervenire su soggetti che necessitano di defibrillazione precoce, e che hanno e/o portano il loro cuore a Senise.
Chi soffre di fibrillazione ventricolare o di altra patologia cardiaca , in caso di arresto cardiaco istantaneo con conseguente perdita di coscienza, rischia la morte improvvisa. Si hanno solo pochi minuti per intervenire con un defibrillatore e tentare di riportare il ritmo cardiaco alla normalità, in caso contrario il cervello senza l’apporto di ossigeno va in ipossia e quindi subisce danni irreversibili anche se la persona è rianimata.
E’ necessario quindi che il defibrillatore, apparecchio salvavita, sia a portata di mano. Solo così il paziente può salvarsi da morte sicura. E’ quindi utile distribuire nei punti nevralgici questi defibrillatori ventricolari esterni.
Da alcuni anni ne è stato realizzato uno semi automatico ed intelligente, in grado di fare una diagnosi, riconoscere l’aritmia da trattare ed erogare shock elettrico necessario tramite le due piastre di cui è dotato per riattivare il cuore.
L’apparecchio è facile da usare, non è necessario che venga usato da personale medico e non è pericoloso né per chi presta le cure né per chi le riceve.
Oggi un defibrillatore sa riconoscere se è il caso di produrre la scarica elettrica, con un margine di errore e di rischio quasi nullo.
Queste macchine agiscono con una scarica bifasica crescente con shock da 200, 300 e 360 joule, un vantaggio che ci consente di utilizzare un minor numero di scariche riducendo il rischio di lesioni sulla fibra muscolare cardiaca ma aumentando l’efficacia terapeutica della scarica.
Non trascuriamo, inoltre, la sua funzione di autotest, le dimensioni contenute e una manutenzione bassissima.
Le caratteristiche tecniche di questi defibrillatori semiautomatici, sono quelle di fornire automaticamente la diagnosi e la terapia più indicata, ovvero non lasciano alcun margine di discrezionalità all’operatore; egli si limita ad eseguire una applicazione manuale che è suggerita ed attuata dall’apparecchio stesso.
E’ ormai cultura comune che in caso di vera emergenza ,arresto cardiaco, è necessario per salvare il paziente, che i presenti al fatto non si limitino a chiamare soccorso ma che si trasformino da testimoni passivi in soccorritori essi stessi: è necessario quindi diffondere la “Cultura dell’emergenza e della partecipazione” in contrapposizione alla logica sempre più diffusa dell’indifferenza e della paura di intervenire.
La sopravvivenza da arresto cardiaco extraospedaliero rappresenta uno dei principali indicatori di qualità di un sistema di soccorso in un dato territorio.
Uno dei sistemi messi in atto in Italia è il cosiddetto BLS per la diffusione di manovre rianimatorie di base da parte dei laici o la possibilità di defibrillazione precoce da parte degli stessi o personale paramedico.
Per le caratteristiche orografiche del nostro comprensorio, lo sviluppo di una rete di emergenza non solo è necessario ma diventa quasi obbligatorio per una comunità civile che vuole qualificarsi.
Nei servizi di emergenza delle grandi città la percentuale di sopravvivenza è molto bassa, probabilmente, a causa delle grosse difficoltà nel coordinamento dei mezzi e per i lunghi tempi di percorrenza dovuti anche a traffico intenso.
La sopravvivenza è migliore in quelle realtà dove esiste un sistema di emergenza organizzato per centri urbani medi e piccoli. Un secondo e forse più importante fattore è la formazione del personale e la diretta partecipazione delle istituzioni a tutti i livelli.
Anche noi nell’ambito della nostra comunità vorremmo tentare di mettere in essere una iniziativa capace di stimolare, sensibilizzare e formare la nostra gente predisponendo un progetto ambizioso sì ma possibile.
Il progetto che propongo prende come riferimento quello del comune di Colleferro e precisamente deve avere un coordinamento composto da :
• Personale medico , possibilmente da quelli che hanno frequentato il corso regionale sull’emergenza, medico di guardia e medici della continuità assistenziale.
• Personale infermieristico con particolare esperienza in emergenza medica cardiologia, Integrato da:
Sindaco e/o suo delegato ( Coordinatore)
Responsabile delle forze dell’ordine ( Capitano dei Carabinieri)
Comandante dei Vigili Urbani.
Responsabile della struttura sanitaria territoriale.
Presidi e Direttori Didattici.
Il coordinamento dovrebbe:
Organizzare e addestrare gli operatori.
Analizzare e interpretare le esigenze del territorio.
Mantenere le relazioni con le sedi esterne dotate di defibrillatori.
Raccogliere ed elaborare i risultati che ne scaturiranno, per poter correggere e migliorare il progetto e trarre lo spunto per nuove iniziative.
Coinvolgere nel progetto tutti i cittadini, istituzioni e imprenditori per dislocare i defibrillatori sul territorio e per la formazione dei volontari.
In sintonia con i Presidi e Direttori Didattici portare la formazione nelle scuole in modo da attuare la prima iniziativa nel Comune di Senise.
Predisporre piani di formazione nelle Aziende.
Un progetto di questo tipo non può distaccarsi da quelle che sono le raccomandazioni dell’AHA ( American Haert Association) con lo scopo principale di diffondere la cultura alla salvaguardia del prossimo nel tessuto sociale.
La formazione sarà un punto focale all’interno del progetto, dai nostri corsi dovranno uscire esecutori adeguatamente istruiti per l’impiego dei defibrillatori e non è detto che alcuni possono diventare dei futuri formatori, garantendoci una continuità indispensabile di risorse umane.
. Si può affermare che la defibrillazione praticata in situazioni di urgenza, da parte di personale sanitario addestrato o da parte di persone estranee al settore sanitario ma addestrate, deve essere considerata uno scopo per contribuire a migliorare la sopravvivenza da questa terribile patologia.
Possiamo dunque affrontare questa esperienza partendo da alcuni dati di fatto:
1) E’ ormai cultura comune che in caso di vera emergenza ( arresto cardio-respiratorio, emorragie, gravi incidenti stradali o domestici, intossicazioni, corpi estranei nelle prime vie respiratorie ecc.) è necessario, per salvare il paziente, che i presenti al fatto non si limitino a chiamare soccorso ma che si trasformino da testimoni passivi in soccorritori essi stessi: è necessario quindi diffondere la “Cultura dell’emergenza e della partecipazione” in contrapposizione alla logica sempre più diffusa dell’indifferenza e della paura di intervenire.
2) L’unico sistema per ridurre l’elevata incidenza delle malattie cardiovascolari, prima causa di morte nei paesi occidentali, è agire sulla prevenzione, riducendo l’impatto dei maggiori fattori di rischio ( fumo, obesità, dieta ricca di grassi e zuccheri, scarsa attività fisica, ecc., diffondendo la “Cultura della prevenzione”.
3) E’ molto faticoso e di scarsa soddisfazione cercare di cambiare le abitudini di chi ha già imparato da tempo le cattivi abitudini, cioè gli adulti: è invece molto più semplice e utile dare buone abitudini a chi ancora non le ha, cioè i bambini.
n.b.: progetto redatto su bibliografia nazionale.




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