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A San Severino Lucano presentazione del libro ‘Ritratto di una comunità’

29/12/2019

Si è tenuta il 28 dicembre a San Severino Lucano la presentazione del libro “San Severino Lucano – Ritratto di una comunità”, un raccolta di detti, proverbi, filastrocche e canti dialettali del territorio di San Severino; lavoro collettivo venuto alla luce grazie all’associazione culturale Myosotis (presieduta da Maria Marino, da anni attiva nell’associazionismo sanseverinese e stimolatrice di tante iniziative culturali) e al filantropismo del parroco Don Camillo Perrone, che ne ha patrocinato edizione estampa. Il libro è stato impreziosito dai bozzetti dell’artista Rocco Perrone con l’ impaginazione di Giorgio Braschi. Ad arricchire questo evento culturale hanno contribuito le considerazioni della dialettologa Dott.sa Rosita Volpe, autrice del libro “Il Lessico della Gastronomia a Senise, Castronuovo Sant’Andrea, Terranova di Pollino”. La sala del Centro Parrocchiale era gremita di gente, nonostante le condizioni meteo fossero avverse per l’imperversare della nevicata, segno tangibile dell’interesse mostrato dalla cittadinanza per quest’opera.
Ha introdotto la serata Maria Marino, presidente dell’associazione Myosotis costituita nel 2007 per rispondere all’esigenza di alcuni cittadini di aggregarsi, discutere e valorizzare la memoria storica e l’identità culturale della nostra comunità. Il libro è in effetti un vero e proprio “lavoro collettivo” basato sulla raccolta di detti, proverbi, filastrocche e canti della tradizione dialettale e orale di San Severino: un’opera davvero meritoria che dimostra ancora una volta la vitalità della “società civile sanseverinese” che si distingue da sempre per il livello culturale delle sue iniziative, nate dal basso grazie alla partecipazione attiva dei cittadini. Anche l’intervento del sindaco Francesco Fiore ha rimarcato la caratteristica di San Severino Lucano come paese per certi aspetti all’avanguardia, per le tante e originali iniziative realizzate nel corso dei decenni.
Nel suo intervento, il sacerdote Don Camillo Perrone ha sottolineato la ricchezza del nostro patrimonio linguistico e di cultura popolare e la sua “essenzialità”. Nel dialetto, una sola espressione può racchiudere significati e concetti complessi che si dovrebbero esprimere altrimenti con lunghi discorsi. Il libro quindi, per Don Camillo, ha anche l’obiettivo di conservare il lessico dialettale affinché le nuove generazioni non ne smarriscano la memoria, anche per i contenuti umani, la molteplicità di valori e il vissuto esistenziale che indirettamente il nostro dialetto richiama.
L’artista Rocco Perrone ha rievocato la “storia” che esiste dietro ai suoi bozzetti che illustrano il libro: degli schizzi, quasi degli “scarabocchi” che senza questo libro sarebbero caduti nel dimenticatoio. Il lavoro di selezione tra centinaia di disegni è stato infatti svolto dai soci di Myosotis. Si tratta di illustrazioni realizzate su dei block notes, che rappresentano persone e scene di vita quotidiana di San San Severino, in molti casi hanno anche un valore “storico” per la presenza di particolari che rimandano a usanze e stili di vita ormai scomparsi. Disegni che richiamano la memoria storica di un mondo contadino ormai al tramonto, ma ancora irriducibile nel ribadire la sua identità… e il libro in questione ne è la dimostrazione.
Il lavoro che sta dietro a questo libro è stato illustrato da Carmela De Marco, curatrice dei testi, che ha fatto presente come il libro sia nato da un “incontro di passioni” dei soci dell’Associazione Myosotis, da quello per l’impegno sociale, alla passione per la scrittura, all’amore per le proprie radici e per la propria terra. Carmela De Marco ha inoltre sottolineato nella sua relazione come il volume sia importante per stimolare il senso identitario della nostra comunità: attraverso il materiale raccolto è venuto fuori un vero e proprio “ritratto di comunità” nei suoi aspetti profondi ma anche in quelli contraddittori. Il lavoro non ha la presunzione di essere un’opera scientifica, sono state usate poche regole di scrittura. Dato che il nostro dialetto fa sintesi di concetti molto ampi è stato necessario fare, oltre ad una traduzione letterale, anche un’esposizione che riassumesse il senso di detti e proverbi. Alcuni proverbi ed espressioni sono senza traduzione letterale, perché quasi intraducibili. Carmela De Marco ha poi esposto come è stato suddiviso materiale raccolto: Proverbi espressioni e beffe, Indovinelli, Maledizioni, Canti, Preghiere, Credenze Popolari, Curiosità, vita quotidiana e tradizioni. Successivamente, per ogni capitolo sono stati individuati dei testi che alcuni soci hanno letto e recitato. Il giovane Federico Ferrari con la sua simpatia e bravura ha recitato alcuni detti, proverbi ed espressioni mentre Rita Gargaglione e Vincenza Milione hanno letto le rispettive traduzioni in italiano, letterali e di significato. Alcuni canti e preghiere sono stati intonati magnificamente da Linda Rubino. Maria Antonietta Grasso ha letto un brano dal titolo “Il Fidanzamento”, tratto da “Curiosità, vita quotidiana e tradizioni dei sanseverinesi del secolo scorso”, capitolo che ha avuto l’obiettivo di far conoscere quel mondo contadino fatto di sacrificio, semplicità e spirito comunitario.
A chiudere la serata c’è stato l’intervento conclusivo e dal taglio più scientifico della dialettologa dott.ssa Rosita Volpe, di Senise (socia dell’ass. Gruppo Lupi San Severino). Rosita Volpe ha illustrato il dialetto di San Severino Lucano che si trova nella zona centrale dell’ Area Lausberg, così chiamata dal nome del linguista tedesco nel 1939. L’area, delimitata approssimativamente dai confini del Parco del Pollino, presenta forti tratti di arcaicità sul piano fonetico-morfologico e lessicale. Come ha spiegato la dott.ssa Volpe il dialetto di San Severino è caratterizzato da un vocalismo di tipo sardo con influssi di vocalismo siciliano. Un fenomeno notevole del dialetto sanseverinese è il mantenimento di -S e –T finali nella coniugazione verbale (es: “vidis”, “trovis” ecc.). Rilevante è anche la –d nella terza persona (es: “ didda mangid”, “didda fad” ecc.). Molti sono gli arcaismi antichi che si sono conservati (come acin – acina; mensalem – misal; sartaginem – sartain. Molti sono inoltre i grecismi lessicali (lagan, zimmer, cruòp ecc.). L’arcaicità dell’area consiste fondamentalmente nell’aver mantenuto in tutte le fasi storiche una resistenza nei confronti di molte spinte innovative. Questo libro di proverbi – ha concluso Volpe – ha reso fruibile un patrimonio culturale fatto di lingua, abitudini e oggetti che ancora resiste manifestando segnali di una perdurante vitalità.
Si ricorda ai lettori che il libro è disponibile nella biblioteca comunale gestita dall’Associazione Myosotis. Le offerte devolute saranno utilizzate per finanziare altri progetti ed iniziative culturali dell’associazione.
Saverio De Marco




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