Quella della Procura di Siena, sull’imprenditore kazako Igor Bidilo, è un’inchiesta arrivata fino in Basilicata e riguarda una presunta maxievasione sul commercio del petrolio russo.
Un’indagine che, anche se marginalmente, ha coinvolto anche il presidente del Potenza Salvatore Caiata, nei confronti del quale il pm Siro De Flammineis aveva chiesto i domiciliari per e il seque-
stro della società di calcio e di un suo ristorante: ma il gip Alessandro Buccino Grimaldi ha det-
to «no», ritenendo l’accusa «gravemente carente sotto il profilo della descrizione del fatto», rigettando anche la richiesta di arresto di Caiata: il pm non avrebbe spiegato perché le operazioni nel mirino avrebbero prodotto plusvalenze illecite.
Lo scrive la Gazzetta del Mezzogiorno, che racconta una vicenda che riguarda Cataldo Staffieri, pugliese e direttore generale della Sielma, la società che, secondo la Procura, Bidilo avrebbe finanziato con una trentina di milioni di euro provenienti dai proventi in nero del commercio
di petrolio. Soldi utilizzati per un attico da 19 milioni a Roma ma anche per accaparrarsi locali di lusso tra Milano, Firenze e Siena compresa buona parte dei bar e dei ristoranti di piazza del Campo.
Caiata, residente a Siena, quando era ancora un semplice imprenditore ha venduto alla Sielna la sua «Cuoricino», una pizzeria napoletana con sedi in una villa di Monteriggioni, nella campagna toscana e nel centro storico del capoluogo. Un affare da 3,7 milioni che, secondo la Procura di Siena, è stato costruito in maniera tale da frodare il fisco per 376mila euro: soldi utilizzati, nel 2017, in parte, anche per finanziare il Potenza. Staffieri e Caiata erano anche soci in una serie di immobiliari che, grazie ad operazioni ritenute illecite, avrebbero consentito ai due di guadagnare mezzo milione di euro a testa: soldi che il primo avrebbe usato in piccola parte anche per effettuare pagamenti a Cascina, e il secondo anche per trasferire denaro al Potenza calcio almeno fino al marzo 2019.
Il gip, però, ha ritenuto l’accusa «gravemente carente sotto il profilo della descrizione del fatto» rigettando anche la richiesta di arresto di Caiata: il pm non avrebbe spiegato perché le operazioni nel mirino avrebbero prodotto plusvalenze illecite. L’inchiesta affidata alla Finanza conta 12 indagati (ci sono anche la sorella e la madre del parlamentare, nei cui confronti e non è ancora conclusa e la Procura valuterà se riformulare le accuse.