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Legambiente chiede il commissariamento del Parco Appenino Lucano

23/11/2018

A seguito delle ultime prese di posizione, oggi più che mai siamo convinti che il ministro dell'Ambiente Costa debba azzerare i vertici del Parco Nazionale dell'Appennino Lucano e commissariare l'Ente. Le criticità gestionali evidenziate prima dalla Corte dei Conti e certificate poi dal Ministero dell'Ambiente nei confronti del Consiglio Direttivo, del Direttore facente funzioni, di alcuni funzionari e del Collegio dei Revisori dei conti dell'Ente Parco non danno adito a dubbi.
Ma soprattutto, ciò che ci interessa maggiormente è che i rilievi del Ministero confermano le valutazioni politiche che Legambiente ha da tempo espresso in diverse sedi e forme sulla gestione decennale del Parco. Non ci interessa aver ragione nei giudizi di merito sul Parco, pretendiamo che chi ha sbagliato vada a casa, che si proceda senza ulteriori indugi al Commissariamento e si volti pagina come abbiamo chiesto da gennaio scorso. Se al Ministero non sono bastati 10 mesi per risolvere questa chiara anomalia gestionale e amministrativa ed alla Regione Basilicata per aprire gli occhi su quanto sta avvenendo in casa sua, vuol dire che le responsabilità vanno ben oltre chi fino a oggi ha gestito l’Ente parco.
Qualche rappresentante di quell'Ente ha raccontato di una Legambiente ossessionata dalla guerra al Parco, un'associazione che avrebbe "come unico scopo in Basilicata la lotta a questo Ente e ai suoi rappresentanti". Bene, da qualche tempo abbiamo scoperto che non siamo i soli.
Certo, perchè adesso non siamo i soli a sostenere che gli organi del PNAL fossero incapaci di "conformarsi alle regole di sana gestione delle risorse pubbliche" e che quindi la corsa a pagare i danni a seguito di notifica a dedurre non dimostra altro che la fondatezza degli addebiti.
Ora non è solo Legambiente a dire che l'attività amministrativa dell'Ente Parco non sia stata "improntata all'efficienza e all'efficacia nel perseguimento delle attività dell'Ente".
E ancora forse qualcuno si vedrà bene dal giudicare falsità ciò che scrivevamo nel nostro dossier sul Parco qualche mese fa, perchè guarda caso il Ministero ha confermato tutte le nostre ricostruzioni.
Le elenchiamo così come le enuncia il Ministero:
1. Quadro di illegittimità che permea l'intera organizzazione dell'Ente.
2. Elusione sistematica della vigilanza di atti fondamentali e ricorso a modalità improprie quali comandi presso altri enti, esternalizzazione dei servizi, adozione di contratti senza termine.
3. Non possesso di autonoma capacità di operare in maniera legittima, conformandosi alla norma solo in seguito a intervento tutorio esterno o a diffida.
4. Oggettiva incapacità di assicurare spontaneamente una sana e regolare condotta amministrativa.
5. Consiglio Direttivo incapace di esercitare le attribuzioni assegnate e che non ha mai espresso valutazioni negative sull'operato del Direttore pur a fronte delle illegittimità riscontrate.
Queste valutazioni adesso, a maggior ragione, le confermiamo, sicuri, questa volta, di non essere presi per visionari o, peggio, portatori di chissà quali interessi che non siano quelli della tutela dell'ambiente e del bene pubblico.
In più denunciamo ancora una volta l'assenza e l'insipienza dell'ente Parco in relazione alla mancanza di opzioni strategiche e ricadute reali sul territorio, alla contiguità con ENI, alle scelte scellerate perpetrate ai danni della comunità attraverso diversi progetti (la sentieristica a Murgia S. Oronzo e il progetto Security su tutti), alla parentopoli di cui quell'Ente è diventato un triste esempio.
A fronte di un quadro così chiaro, stupisce la posizione assunta dalla Regione Basilicata o perlomeno dalla Governatrice facente funzioni Flavia Franconi che si è spesa nei giorni scorsi in una difesa d'ufficio dell'Ente Parco a nostro parere fuori luogo soprattutto perchè tutta basata su aspetti tecnici inesistenti. Ci saremmo aspettati invece una diversa e più profonda capacità di lettura politica della questione indipendentemente dai tecnicismi interpretativi.
Lo stesso si può dire della posizione assunta dalla Comunità del Parco che si è schierata praticamente all’unanimità a favore dell’operato del Consiglio direttivo e con questo atto ha quindi rinunciato, per il momento, a tracciare un elemento di discontinuità che in questo momento sarebbe stato alquanto significativo.
Tuttavia secondo noi la strada è segnata. Il Commissariamento dell'Ente Parco resta l'unica soluzione auspicabile e ancora prima è fondamentale l’allontanamento del Direttore facente funzioni, per far ripartire un territorio che oggi più che mai ha bisogno di un Parco che operi nell'esclusivo interesse delle comunità che lo vivono e per la tutela del bene pubblico.


Antonio Lanorte Antonio Nicoletti Ennio Di Lorenzo
Presidente Legambiente Basilicata Responsabile nazionale aree protette Presidente Circolo
e biodiversità di Legambiente Legambiente Val d'Agri




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