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Tragedia del Raganello, un anno dopo: intervista a Giorgio Braschi

20/08/2019



È trascorso esattamente un anno dalla tragedia delle gole del Raganello, costata la vita a dieci persone. La giustizia sta facendo il suo corso e, come è noto, la Procura della Repubblica di Castrovillari di recente ha reso nota la chiusura delle indagini che riguardano 14 persone: tra cui, i sindaci di Civita, San Lorenzo Bellizzi e Cerchiara di Calabria; ma non il presidente dell’Ente Parco Nazionale del Pollino.
Dopo la piena improvvisa, tra i soccorritori c’era anche lui: la guida Giorgio Braschi, che per tutte le guide e gli amanti del Parco del Pollino non rappresenta unicamente un punto di riferimento, bensì una vera leggenda vivente. Braschi è il più profondo conoscitore del Parco del Pollino, che ha documentato con guide, studi e reportage fotografici.
Abbiamo provato con lui a capire cosa sia cambiato nel Raganello in questi dodici mesi, ma non solo.

Cosa è cambiato nel Raganello, si è agito correttamente per impedire che quel dramma possa ripetersi?
È cambiato tutto, nel senso che adesso è vietato accedervi in quanto, per via delle indagini, sono state emesse diverse ordinanze che impediscono di entrare nelle gole. Ci troviamo di fronte a quella ricerca di responsabilità a tutti i costi che sta provocando grossi danni al turismo locale.

Credi che questa situazione intorno al torrente si protrarrà ancora per molto tempo?
Penso di sì, perché adesso siamo nella fase della paura per cui nessuno si assume la responsabilità di dare il via. Mentre quello che occorrerebbe veramente è una regolamentazione seria e rigorosa, che limiti gli accessi alle gole e imponga l’ingresso accompagnati dalle guide. Ma purtroppo, come accade sempre in Italia, siamo passati da un eccesso ad un eccesso opposto. Tuttavia, per quanto concerne le responsabilità, vorrei ribadire ancora una volta che quell’evento è stato eccezionale: una bomba d’acqua di quelle che in estate non ricordano nemmeno gli anziani di Civita o di San Lorenzo Bellizzi. Per cui, il voler dare a tutta i costi la colpa alle organizzazioni di guide, o ai sindaci che permettevano l’accesso con l’allerta gialla, mi sembra eccessivo. Anche perché, l’allerta gialla continuava tutti i giorni dagli inizi di luglio, senza che fosse accaduto nulla. Per cui, se l’allerta era la stessa quotidianamente senza che succedesse niente, con i temporali che, a mala pena, intorbidavano l’acqua, allora mi pare evidente che nessuno potesse aspettarsi una cosa del genere. È stata una fatalità. Nelle attività all’aperto, in natura, c’è una percentuale di rischio che bisogna accettare in quanto esiste e, se capita qualcosa, non bisogna cercare ad ogni costo i responsabili. Allora dovremmo chiudere sempre tutti i sentieri perché ogni tanto vi precipitano sassi e potrebbero ferire qualcuno? Ma, per fortuna, nessuno in montagna si è mai sognato di chiudere i sentieri perché cadono i sassi.

Nel rapporto tra turismo e natura si sta procedendo nella direzione giusta?
Nel Parco abbiamo un numero sempre maggiore di visitatori ed escursionisti, però, con l’aumento del numero, abbiamo registrato anche un incremento della frangia di visitatori poco educati che a volte creano dei danni. Di recente, ad esempio, sono stati scoperti alcuni campeggiatori che la sera facevano il fuoco con i rami secchi del Pino Loricato, che sono da considerare alla stregua di monumenti intoccabili.

A proposito di questo, da tempo lamenti la mancanza di guardaboschi: da questo punto di vista bisognerebbe migliorare?
Assolutamente, sì. Nel cuore del Parco si può dire che la sorveglianza è praticamente assente, mentre invece, se pensiamo solo al cosiddetto “Giardino degli Dei” dove troviamo i Pini loricati, parliamo di un’area così preziosa che dovrebbe essere monitorata 24 ore su 24 attraverso turni da parte di guardaparco. Ma purtroppo non ne abbiamo: abbiamo il Comando dei Carabinieri Forestali, ma sono pochissimi e devono controllare un territorio immenso, per cui non è nemmeno colpa loro. L’ideale sarebbe imitare le soluzioni del Parco dello Stelvio o del Gran Paradiso, dove ci sono delle postazioni alte, con delle guardie che con il binocolo controllano il territorio 24 ore al giorno e appena notano qualcosa che non va avvertono la pattuglia. Per noi, ancora adesso, questo è ancora fantascienza o utopistico: speriamo, un giorno, di arrivarci. E speriamo succeda prima che qualcuno provochi qualche danno irreparabile.

L’era Pappaterra volge al termine, come giudichi i suoi anni da presidente dell’Ente Parco?
A mio avviso, tra le luci e le ombre, prevalgono le luci. Pappaterra ha ereditato una situazione che, sotto tutti i punti di vista, era a dir poco disastrosa. Ciononostante, è riuscito a mettere un po’ di ordine ed ha avviato diverse buone iniziative. Ha dato rilievo alla sentieristica che è fondamentale: come diceva il professor Franco Tassi che è stato uno dei più grandi direttori di Parchi mai avuti in Italia, “la sentieristica è il Parco e il Parco è la sentieristica”. Prima dell’arrivo di Pappaterra, sotto questo aspetto, non era mai stato fatto nulla: mentre adesso abbiamo un buon sviluppo di reti di sentieri, anche con una buona segnaletica orizzontale e verticale. Ovviamente parlo per quanto riguarda il mio settore: che è quello delle visite guidate e dell’escursionismo. I segni positivi sono tangibili, in quanto si sono sviluppati molto gli agriturismi, piuttosto che i b&b: e questi segnali possono certamente essere imputati al Parco. Poi, non dimentichiamo che grazie alla presidenza Pappaterra abbiamo avuto l’inserimento del Parco Nazionale del Pollino nell’elenco dei 60 Geo Parchi di tutto il mondo, patrimonio dell’Unesco; e sono state finanziate ricerche che hanno permesso di arrivare a conoscere “Italus”, il Pino Loricato più longevo d’Europa con oltre mille anni; o i boschi vetusti, che adesso sono due, con quello del Dolcedorme che si è aggiunto al primo di Cozzo Ferriero. Quindi, i passi avanti sono stati fatti.

Come ombre ti riferisci alla mancata approvazione del Piano del Parco?
Sì, ma non la possiamo imputare a Pappaterra perché il Parco lo ha già approvato da tempo ma sono le Regioni che non danno l’ok. Oltre all’assenza del Piano, c’è una diffusa mancanza di manutenzione e di coordinamento degli operai forestali che dovrebbero occuparsi della manutenzione delle strade del Parco e delle sentieristica. Ma anche su questo non me la sento di dare la colpa a Pappaterra, basti pensare allo scellerato passaggio di competenza dalle Comunità Montane all’Area Programma e, ora, al Consorzio di Bonifica: decisioni che hanno generato più confusione che altro.

La questione che più imputano a Pappaterra le varie associazioni e comitati ambientalisti, con in testa Ferdinando Laghi, riguarda l’attività della Centrale del Mercure.
Certamente, questo è indubbiamente uno scoglio che non si è riusciti ad evitare ed a superare.

Come deve comportarsi un turista che volesse visitare il Parco del Pollino?
Innanzitutto, gli direi di rivolgersi alle guide che sono le persone che conoscono perfettamente il territorio, la situazione dei sentieri e delle diverse aree nel periodo preso in considerazione. E poi, le guide danno anche indicazioni, spiegazioni e raccontano tutto quanto sia importante per il territorio. Le guide possono garantire sia la sicurezza che la conoscenza. Inoltre, è opportuno procurasi le carte perché tante volte abbiamo ritrovato escursionisti che si erano persi, perché avventurarsi nel cuore del Parco senza una guida e senza essersi minuti di una cartina è veramente da incoscienti. Non bisogna mai dimenticare che il nostro è un Parco di montagna e come tale presenta sempre dei rischi: quindi deve essere affrontato con calzature ed equipaggiamento adeguati, anche al tempo previsto, e tenendo anche conto delle proprie forze. Altrimenti poi, come soccorso alpino, dobbiamo andare a recuperare persone sfinite, che hanno provato a raggiungere le vette più alte senza farcela perché sono venute meno le forze.

Cosa consigli a un giovane che volesse diventare una guida del Parco?
Di affiancarsi a un’altra guida e cominciare a fare esperienza in modo da conoscere il territorio del Parco. La base di tutto è proprio la conoscenza del proprio territorio: in tanti dicono di conoscerlo, perché magari conoscono i percorsi principali, per esempio, per andare sul Monte Pollino oppure verso Serra delle Ciavole. Dopodiché, eccetto i percorsi principali, non conoscono nulla: mentre una guida deve conoscere anche gli altri passaggi in quanto, in caso di emergenza, deve saper individuare una scorciatoia che gli permetta di uscire da una situazione pericolosa il prima possibile. Dopo aver ottenuto questa base, allora è opportuno frequentare i corsi che periodicamente vengono organizzati sia dall’Ente Parco, sia dall’Associazione Nazionale delle Guide Ambientali ed Escursionistiche, Aigae, che ne terrà uno ad ottobre a Matera. Tuttavia, questi corsi ti danno la metodologia del lavoro della guida: ad esempio, insegnando come comportarsi con i clienti o come esporre le materie. Ma le aspiranti guide devono farsi una conoscenza approfondita affiancandosi a chi conosce bene il territorio.

Gianfranco Aurilio
lasiritide.it










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NEWS BREVI

1/12/2021 Ultimo lotto Bradanica, domani alle 11.30 l’apertura al traffico

Come annunciato nei giorni scorsi verrà aperto domani, 2 dicembre, l’ultimo lotto “La Martella” della strada Statale “Bradanica”.
L’apertura al traffico è in programma alle ore 11.30 al km 135 lato La Martella.
Sarà presente l’assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, Donatella Merra.

28/11/2021 Poste Italiane: estesi orari apertura di tre uffici postali lucani

Poste Italiane comunica che a partire lunedì 29 novembre, gli Uffici Postali di Matera 5, Melfi e Moliterno saranno interessati da un potenziamento degli orari di apertura al pubblico.
In particolare, gli uffici postali di Melfi e Moliterno (PZ) saranno aperti dal lunedì al venerdì, dalle ore 8:20 – 19:05, il sabato dalle ore 8:20 alle 12:35. Matera 5 osserverà l’orario di apertura su 6 giorni lavorativi. Lun/ven 08:20 – 13:45, sabato  08:20 – 12:45.
Questi interventi confermano la vicinanza di Poste Italiane al territorio e alle sue comunità e la volontà di continuare a garantire un sostegno concreto all’intero territorio nazionale. Anche durante la pandemia, infatti, Poste Italiane ha assicurato con continuità l’erogazione dei servizi essenziali per andare incontro alle esigenze della clientela, tutelando sempre la salute dei propri lavoratori e dei cittadini.
L’Azienda coglie l’occasione per rinnovare l’invito ai cittadini a recarsi negli Uffici Postali nel rispetto delle norme sanitarie e di distanziamento vigenti, utilizzando, quando possibile, gli oltre 8.000 ATM Postamat disponibili su tutto il territorio nazionale e i canali di accesso da remoto ai servizi come le App “Ufficio Postale”, “BancoPosta”, “Postepay” e il sito www.poste.it. 

15/11/2021 Obbligo di catene o pneumatici da neve

E’ stata emessa questa mattina e trasmessa alla Prefettura ed a tutte le Forze dell’ordine, l’ordinanza firmata dal Dirigente dell’Ufficio Viabilità e Trasporti della Provincia, l’ing. Antonio Mancusi, con la quale si fa obbligo:“A tutti i conducenti di veicoli a motore, che dal 01 Dicembre 2021 fino al 31 Marzo 2022 transitano sulla rete viaria di competenza di questa Provincia di Potenza, di essere muniti di pneumatici invernali (da neve) conformi alle disposizioni della direttiva comunitaria 92/33 CEE recepita dal Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 30/03/1994 e s.m.i. o a quelle dei Regolamenti in materia, ovvero di avere a bordo catene o altri mezzi antisdrucciolevoli omologati ed idonei ad essere prontamente utilizzati, ove necessario, sui veicoli sopraindicati.

Tale obbligo ha validità, anche al di fuori del pericolo previsto in concomitanza al verificarsi di precipitazioni nevose o formazione di ghiaccio”.

Non con i miei soldi. Non con i nostri soldi
di don Marcello Cozzi

Parlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua





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