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Infermieri Rianimazione San Carlo: ''noi umiliati dalla stampa'' |
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6/04/2020 |
| La Coordinatrice infermieristica e gli infermieri del reparto di Rianimazione dell'Azienda Ospedaliera Regionale San Carlo di Potenza, che da circa un mese stanno fronteggiando l'emergenza Coronavirus con professionalita' ,competenze e abnegazione, sono profondamente delusi dall'umiliazione continua che giunge dagli organi di stampa con dichiarazioni diffamatorie e inveritiere. Il lavoro svolto, frutto di Linee Guida Nazionali e Aziendali supportato da Protocolli e Procedure sviluppate e condivise dall'equipe infermieristica, e' l'espressione di Evidence Based Nursing internazionali e i setting infermieristici sono messi in campo con perizia, prudenza e diligenza. E' inconcepibile e inaccettabile che gli organi di stampa dichiarino che in Basilicata ci sia il piu' alto tasso di mortalità per numero di casi positivi, in quanto tale affermazione non corrisponde a verità. Infatti la percentuale morti/pazienti covid positivi in Basilicata è del 4,7% (Fonte Protezione Civile), dato questo inferiore alla media nazionale e allo stesso tempo inserisce la Basilicata tra le ultime regioni d'Italia. Alla luce di quanto detto queste dichiarazioni mendaci da un lato umiliano la psicologia già provata dei professionisti Infermieri e dall'altro inseriscono dell'immaginario collettivo un'idea fuorviante della realtà che si traduce in un'idea sociale di scarsa professionalità e incompetenza di chi lavora quotidianamente nel reparto di Rianimazione. Premesso questo l'Azienda ha il dovere di tutelare la sua immagine e quella dei suoi dipendenti intimando gli organi di stampa a rettificare i dati inveritieri divulgati, azione necessaria per placare le tensione nata tra i cittatidi Lucani e la conseguente diffidenza verso l'Ospedale San Carlo e il Reparto di Rianimazione.
L'Equipe Infermieristica
U.O.C. Anestesia e Rianimazione |
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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