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''Noi lavoratori in fabbrica: è giusto sacrificarsi nel nome dell'economia?''

13/03/2020



Negozi chiusi e fabbriche aperte. E' il paradosso che sindacati e lavoratori stanno denunciando da giorni ormai.
Una denuncia che è arrivata anche all'indirizzo della nostra redazione, a firma di un operaio metalmeccanico di Potenza, rappresentante sindacale, che sente di dover esprimere il proprio rammarico a nome di tutti gli altri colleghi, lucani e non solo, che si trovano nella medesima situazione.
''In un mondo proiettato più verso il business, l’uomo non ha più valore.
Mi chiamo Alfonso Nardella ho 38 anni e sono orgogliosamente un metalmeccanico. Ho due figli di 8 e 4 anni e una moglie fantastica (ho la fortuna di avere una famiglia invidiabile), ma da giorni vivo l’angoscia di contrarre il covid-19 e diventare “l’untore” dei miei cari.
Viviamo delle restrizioni per garantire la salute, al contempo, migliaia di lavoratori metalmeccanici si ritrovano nelle fabbriche. Mascherina, un metro di distanza e tanta fede le uniche armi contro questo maledetto virus.
Tutto chiuso, niente caffè al bar, niente barbieri o parrucchieri...però centinaia di persone in un capannone possono ritrovarsi per il bene del paese.
Capisco la situazione attuale, il voler tutelare l’economia, ma bisogna avere il coraggio di ammettere che NOI operai dobbiamo sacrificarci in nome del Dio PIL!
A cosa serve rinchiudere la mia famiglia se poi, mi ripeto, l’untore dei miei cari potrei essere io?''. Abbiamo contattato Nardella telefonicamente. "Faccio parte della segreteria provinciale di un sindacato autonomo- ci ha detto- se non prendiamo noi in mano la situazione, chi lo fa? Attendiamo l'esito dell'incontro tra Governo e parti sociali. Nella mia azienda stiamo rispettando tutte le norme di sicurezza, abbiamo attuato tutte le regole ma siamo fortunati perchè siamo 50 persone in un capannone immenso. Abbiamo mascherine, manteniamo le distanze, abbiamo isolato i magazzinieri e i fornitori che arrivano non entrano in contatto con nessuno. Io mi immedesimo nelle aziende dove ci sono mille dipendenti''.


Mariapaola Vergallito



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