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Fridays For Future: il rumore degli studenti in Val d'Agri

25/05/2019



I giovani portano scarpe da ginnastica e quando camminano non fanno rumore. Non fanno rumore nemmeno quando calpestano l’asfalto lungo quasi sette chilometri che dalla piazza grande di Viggiano porta verso il gigante industriale dell’Eni: il centro Oli. A fare rumore, però, sono state le voci che, quasi all’unisono, hanno attraversato la valle nella giornata di un altro ‘Fridays For Future’. In Basilicata la Rete degli Studenti Medi è scesa in piazza a Potenza e poi, appunto, a Viggiano. Erano in 200 ieri mattina, in un corteo che ha visto l’assenza di semplici cittadini, cominciato all’ombra della statua che celebra i portatori della Madonna Nera e finito all’ombra del Cova. “Viggiano è il simbolo della vertenza ambientale lucana- ha detto Isabella Abate, dell’Osservatorio Popolare Ambientale, tra le associazioni che hanno dato il loro supporto all’iniziativa assieme a Libera, No Triv, Legambiente. “E’ importante anche che i ragazzi sfilino fino al Cova- continua Abate- perché così per loro diventa anche un’esperienza conoscitiva. Rendersi conto di cosa sia l’impianto e vederlo da vicino è importante per la loro sensibilizzazione. Nell’ultima assemblea degli azionisti, alla quale abbiamo partecipato, è stato presentato il progetto ‘Green Valley’. Ma davvero Eni pensa che una coltivazione di lavanda officinale possa coprire il disastro, anche in termini di immagine, perpetrato in Val D’Agri ”. In questo ultimo venerdi di maggio, dunque, i ragazzi lucani sono scesi di nuovo in piazza per seguire le orme di Greta Thumberg, realizzando una seconda mobilitazione sull’intero territorio regionale dopo quella dello scorso 15 marzo. Hanno parlato di ambiente e di buone pratiche ma, per loro, la mobilitazione globale del ‘Fridays for future’ comincia ad avere risvolti locali, per guardare con la lente di ingrandimento ai territori. Per questo, in Basilicata, è impossibile parlare di ambiente senza toccare il tema petrolio. Solo che quando si parla di futuro la risposta dei ragazzi è spiazzante e quasi del tutto unanime. “Non vedo un futuro per me nella mia terra- dice Antonio- almeno non in queste condizioni. Qui o lavori con Eni o non lavori. A me non va bene questa cosa. Abbiamo bisogno di un futuro ma che sia garantito”. Alessandra è di Paterno e sogna di andare via ma solo per “ampliare gli orizzonti. E poi, magari, tornare e contribuire a cambiare. Ne abbiamo bisogno”. Il ‘ricatto’ tra occupazione e ambiente, tra benessere economico e salute è nelle frasi di tutti. Antonio ne è convinto: “Il mio futuro? Mi sembra un po' difficile trovarlo in questa valle perché lo sfruttamento occupazionale dato dalle grandi aziende del petrolio, come l’Eni, e tutte le aziende dell'indotto ci ha obbligati a scegliere se lavorare in questa valle con il petrolio o andarsene. Ma la domanda che dobbiamo porci è questa: possiamo veramente essere ricattati per quello che è un nostro diritto, quello al lavoro? Io posso ancora scegliere se lavorare e vivere dignitosamente lavorando con una multinazionale del petrolio oppure salvaguardare la salute non lavorando con loro? Ma è davvero possibile fare ancora una scelta del genere? Non dobbiamo combattere solo per il diritto al lavoro e alla prosperità economica, ma anche per il diritto alla salute, alla bellezza, quello al futuro”.

Mariapaola Vergallito






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