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A Roma l’assemblea azionisti Eni. Presente anche l'Osservatorio popolare

15/05/2019



Nelle sede romana di Eni si è tenuta l’assemblea degli azionisti. È stata una riunione fiume, iniziata di mattina alle 10 e andata avanti fino a tarda sera quando si è conclusa con l’approvazione del bilancio.
All’incontro erano presenti esponenti di associazioni e comitati lucani impegnati da anni in attività di tutela ambientale in Val d’Agri. “Gli attivisti presenti erano tantissimi – ci spiega Isabella Abate, presidente dell’Osservatorio Popolare Val d’Agri e intervenuta durante l’assemblea –, abbiamo formulato moltissime domande articolate cui Eni è stata costretta a rispondere in modo puntuale.
Le domande potevano essere in forma scritta o orale, dopodiché si aveva anche diritto a prendere la parola per 10 minuti per chiedere ulteriori delucidazioni o per fare considerazioni”.
“Io – ha proseguito Abate – ho posto una decina di domande scritte, alle quali Eni ha risposto con un dossier. Mi sono concentrata, in particolare, sugli ultimi arresti ed ho chiesto notizie circa la bonifica: in quanto volevo sapere se era stata completata, poiché mancava circa un 15 per cento. Inoltre, ho chiesto come si intende procedere con il progetto “Energy Valley” poiché volevo capire se per loro compensasse i danni ambientali e di immagine subiti dalla Val d’Agri”.
Energy Valley, per come descritto da Eni, è un programma integrato e trasversale di business che prevede un investimento di circa 80 milioni di euro in quattro anni e che intende creare in Val d’Agri un distretto produttivo basato sulla diversificazione economica, sulla sostenibilità ambientale con il fotovoltaico e sull’economia circolare e impiegherà 200 addetti per la realizzazione e 100 per la gestione. Ma tanti aspetti di questo programma vengono criticati dagli ambientalisti.
“Alle mie domande ha risposto Desclazi (amministratore delegato, ndr), ma non in modo esaustivo perché ci ha fornito dati che noi già avevamo, parlando dell’azione delle moto pompe i cui dati sono riferiti solamente all’anno scorso: mentre per noi sono attive da due”.
Quindi la presidente dell’Osservatorio torna proprio sull’Energy Valley. “Rispetto a questo progetto di riqualificazione, gli ho ricordato che venite in Val d’Agri a coltivare lavanda dopo aver distrutto un intero settore, perché la metà delle aziende agricole hanno chiuso. Nei 72 ettari prospicienti il Cova, Eni ha comprato terreni non abbandonati, ma che ha reso incolti. Su questo punto hanno comunicato che faranno un progetto di scuola agraria”.
Ma le perplessità non finiscono qui. “Temiamo anche una piccola “Tecnoparco” in Val d’Agri, e ci mancherebbe solo questo, per via dell’installazione di un mini impianto di depurazione dei fanghi, detto il “Blue Water”, che qualificano quale economia circolare ma che a noi preoccupa in quanto temiamo possibili sversamenti nel vicino fiume. Non ci va bene nemmeno un centro di monitoraggio messo su dalla stessa Eni, perché non accettiamo certo che il controllore coincida con il controllato”. A questo link tutti gli interventi.



Gianfranco Aurilio
lasiritide.it



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