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Antonio Paladino sconfigge il “massiccio dagli occhi di ghiaccio” |
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27/06/2012
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| Battono le mani, battono i pedalini, batte il cuore. 9 e 30 di domenica mattina, Viaaa! Si parte.
Velocità moderata, da passerella, rilevamento dei 550 chip ritirati e poi accelerata della macchina apri corsa e, via, a tutto gas!
Doppio passaggio in paese dove il gruppo saluta l’affollatissimo Corso Garibaldi.
Amici, mogli, figli e staff, Nikon alla mano, invadono le vie del centro. Sembrano un gruppo di cinesi, pronti ad immortalare gli eroi del Pollino in partenza.
Molti di loro sanno a cosa stanno andando in contro, altri forse no, ed il numero dei ritirati ce lo dimostra. Ma va bene così, l’impresa è ardua e ci si può sempre provare l’anno prossimo.
Pochi metri tra le colate di cemento, ormai difficile da evitare, e subito diretti lì dove ancora il verde non è stato sepolto e si può stare “a piedi nudi a giocare nei prati”.
A piedi nudi, sabato sera, entrano nel fiume Frida, due ragazzi dello staff. Lei a lui: “l’acqua è bassa”, lui a lei “anche la corrente è moderata”.
L’urlo dell’acqua che sbatte tra le pietre, il fischio del vento che si infiltra tra le foglie, il rosso del tramonto, sembra una scena di “via col vento” e in effetti un feeling speciale si è instaurato: è quello tra uomo e natura.
La pianta dei piedi bagnata dall’acqua gelida del fiume Frida li distoglie dalla fretta per gli ultimi preparativi. Il contatto psico-fisico uomo-natura è avvenuto e più nulla potrà smuoverli: l’indomani gli oltre 550 bikers, pronti ad invadere la cittadina lucana, dovranno poter provare la loro stessa sensazione. Il percorso va deviato per creare il passaggio nel fiume. L’idea c’è ed è bella, ma non è a loro che spetta decidere. La proposta passa all’esame della gerusia che per direttissima la respinge. L’entusiasmo giovanile, dopo non poche discussioni, riesce a strappare il consenso.
Domenica 24 giugno, per ben 550 volte, quell’acqua dovrà schizzare e regalare agli obiettivi l’elemento preferito da ogni fotografo: l’acqua.
Abbandonata l’incantevole cornice del Frida, la temperatura inizia a salire e anche la strada.
Le gambe sono calde, l’adrenalina è stata scaricata. I bikers e il “massiccio dagli occhi di ghiaccio” sono gli uni di fronte all’altro pronti a duellare con una sfida all’ultimo sangue.
65 “iarde” calcolati, pronti a sparare. Chi sarà la “gamba” più veloce del west?
Sin dai primi chilometri a dettare il passo sempre i “soliti sospetti” Paladino, Pallino, Belgiovine, Mileo, Delli Noci. Ma chi sarà il nostro Kevin Spacey?
Si inceppa il caricatore di Delli Noci, il pistolero più temuto del Pollino, che riuscirà ad arrivare solo 5° a 9’ dal primo e peggiorare il suo tempo di oltre dieci minuti dalla passata edizione.
A 3h 04’ 47’’, Paladino Antonio per la marathon e a 1h 42’ 04’’, Diaferia Michele per la medio fondo non mancano l’appuntamento con la vittoria.
Ma alle 15 in Piazza Marconi non ci sono più vincitori e vinti, solo un’unica grande famiglia entusiasta, stanca, arrabbiata, pronta a celebrare e celebrarsi ed a dirsi:
“arrivederci alla XIII Marathon Parco Nazionale del Pollino!”
Elisabetta Ciminelli
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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