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La storia di Musa Juwara, dal barcone passando per la Basilicata fino al primo gol in Serie A

6/07/2020



Il pomeriggio di ieri per Musa Juwara sarà certamente indimenticabile, anche grazie a un suo gol il Bologna ha espugnato il Meazza di San Siro battendo in rimonta la quotatissima Inter di Antonio Conte.
Quella del 18enne gambiano è una favola incredibile, iniziata 4 anni fa quando arrivò in Sicilia su un barcone: da lì fu trasferito in un centro d’accoglienza lucano a Ruoti.
Proprio in Basilicata ha iniziato a dare i primi calci al pallone, con l'allenatore della Virtus Avigliano che lo prende talmente a cuore che se lo porta a casa, diventandone genitore affidatario insieme alla moglie.
Nel 2017 lo nota il Chievo, che lo aggrega alla Primavera. Il Torino lo prova in un torneo di Viareggio, in cui Juwara segna tre gol in tre partite, ma poi ritorna a Verona, dove esordisce in Serie A nel maggio 2019.
Quindi l’avventura alla corte di Sinisa Mihajlovic che ieri, a fine partita, si era detto “certo che avrebbe segnato”.
Quella di Juwara è un’altra storia di calcio e integrazione, come era stata quella del classe 2000 Boubacar Sambou: anch’egli giunto in Basilicata su un barcone dal Gambia. Nel suo caso, dopo l’inizio con il Salandra, si fece avanti il Picerno che lo fece esordire in Serie D. Categoria nella quale ha militato anche nella scorsa stagione, ma nelle fila della Fidelis Andria.

Gianfranco Aurilio
Lasiritide.it


E'bastato un gol all'Inter di Musa, attaccante gambiano del Bologna, per disvelare la storia di un migrante venuto con un barcone e accolto in Basilicata. Una storia di vita di passione per il calcio e per una condizione diversa. Partire per non subire le guerre, le dittature, la fame e per aiutare la propria famiglia.Una delle tante storie dei seimila migranti accolti in basilicata dal 2015 quando la Regione Basilicata, con il Presidente Pittella, apri le porte diversamente da altri territori, alla accoglienza diffusa.
Pochi sanno che da allora circa 100 atleti, non solo calciatori, hanno contribuito allo sviluppo dello sport locale e poi solcato campi e pedane a livello nazionale e non solo. Una grande sperimentazione prima di integrazione e poi di inclusione sfociata nel successo sportivo, in un posto di lavoro o di studio. Molti sono rimasti in Basilicata altri hanno scelto il loro percorso di riscatto in altri luoghi. Attualmente sono circa mille i richedenti asilo presenti nei centri, un centinaio i minori. Olltre 25.000 i residenti stabili, 45mila i lavoratori impegnati, anche in mobilita' in agricoltura e lavoro di cura. Una grande risorsa che ha assicurato, in piena pandemia, l'assistenza agli anziani e la catena alimentare.
Una parte di questi lavoratrici e lavoratori viene anche sfruttata dai caporali e da imprese illegali. Raccolgono i prodotti agricoli e assistono persone. Non fanno goal ma sono l'umanita'fatta assistenza e produzione di reddito e di cibo.
La vicenda di Musa, le peripezie, i tribunali reclama, assieme a quelle di tanti altri il riconoscimento della loro dignita'e la modifica delle norme sulla cittadinanza, dei decreti salvini e la piena attuazione dei progetti finanziati dal Piano nazionale anticaporalato.

PIETRO SIMONETTI
TAVOLO NAZIONALE ANTICAPORALATO DEL MINISTERO DEL LAVORO.






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