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La voce della Politica
Dragonetti: ''a propositi di Strategia Nazionale sulle Aree Interne'' |
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28/08/2018 | Parliamo di Strategia Nazionale sulle Aree Interne, una programmazione che ci interessa molto da vicino, anzi, ci investe pienamente.
Ci riferiamo quindi a oltre il 50% del territorio nazionale, che in un certo qual modo accusa una distanza non irrilevante dai principali servizi rivolti alla comunità, servizi che nel corso degli anni sono stati in parte tolti, in parte mai arrivati, per la maggior parte rimodulati a causa di un andamento demografico decrescente, elemento principale che ha giustificato scelte volte alla soppressione e/o rimodulazione dei servizi alla persona.
Questo, non ha fatto altro che alimentare la marginalizzazione di questi territori, in quanto meno attrattivi per l’incentivazione di attività imprenditoriali, meno attrattivi dunque per l’insediamento di nuclei famigliari. Negli ultimi 40 anni in particolare, abbiamo osservato come le scelte di sviluppo per le aree interne nazionali sono state spesso slegate con gli elementi paesaggistici, creando quindi fratture che hanno innescato processi di snaturalizzazione delle stesse aree interne.
Tuttavia, c’è la consapevolezza a livello nazionale del rischio di peggiorare l’attuale situazione, accentuando la marginalizzazione di queste aree, causando la perdita di territorio in senso lato. Da circa 5 anni, cinque ministri avviano consapevolmente l’operazione aree interne, dove in diversi incontri e in diverse pubblicazioni, si cerca ancora oggi di far capire come questa operazione cancella la metodologia finora utilizzata volta alla creazione di sviluppo, si delinea un concetto di rottura con il “modus operandi” del passato/presente, non poteva essere altrimenti considerando i risultati.
E’ in questo concetto che risiede la principale sfida, una sfida affascinante e innovativa che parte proprio da quei territori della nazione che più hanno accusato le scelte delle “elites locali”, scelte di falsi investimenti che nulla o quasi hanno portato alle comunità, soldi spesi senza alcuna strategia, se non quella che seguiva il criterio del ritorno elettorale. E’ giunta l’ora di affermare, senza alcun compromesso, che nelle nostre aree interne prima di dare sfogo allo sviluppo economico c’è bisogno di innovazione sociale, come diceva Giorgio Ceriani Sebregondi, le risorse economiche aggiuntive destinate a qualunque area, possono essere efficaci se incrociano una domanda di sviluppo condivisa dalle comunità facendo leva sulle responsabilità locali.
Da questo concetto, si evidenzia come le risorse aggiuntive rappresentano investimenti non ordinari, che non dovrebbero riguardare i pre-requisiti delle aree interne, senza dei quali vengono a mancare le fondamenta di avvio dei processi di sviluppo.
Non credo sia tanto opinabile, che lo strumento più attendibile capace di misurare l’efficacia degli investimenti fatti in un territorio sia l’andamento demografico, che perdita demografica equivalga a perdita di territorio, di cultura, di tradizioni, di paesaggio, di intere aree appunto, privando alla nazione oltre il 50% del proprio patrimonio, privando alla nazione luoghi che rappresentano il cuore dell’eco-turismo, del turismo esperenziale, del contatto umano, del sentirsi ospiti e al tempo stesso cittadini dei territori interni.
Non possiamo quindi permetterci a livello nazionale di continuare a perdere quei luoghi che oggi rappresentano un’alternativa allo stile di vita metropolitano, il paesaggio italiano va recuperato, salvaguardato e reso fruibile, come tutto ciò che rappresenta il “bello”.
La strategia si fonda su questi aspetti, cerca di raggiungere questi obiettivi con logiche evidentemente opposte a quelle che hanno portato sottosviluppo, c’è bisogno di pianificare il proprio futuro all’interno dei nostri luoghi, di aver chiaro in mente cosa rappresentare a livello nazionale, uscire dalla logica della delega attraverso il voto attuando la metodologia del confronto continuo, così da diventare cittadini attivi per la propria terra. Nella strategia vige la logica del coinvolgimento, del protagonismo, abolendo la logica del “se Dio vuole”.
Oggi, attraverso questo strumento, si ha l’opportunità di recuperare il nostro paesaggio attraverso il protagonismo di tutti, la responsabilità deve essere di tutti, si lancia l’amo alle nuove generazioni perché possano lavorare nella propria terra per la propria terra, di raddrizzare le storture che hanno avviato il processo di emigrazione delle forze giovani con un titolo spendibile utilizzato per rafforzare altri contesti urbani, quei contesti che oggi cercano appunto l’alternativa, consapevoli che il modello economico globalizzato non incide solo sull’economia famigliare ma ancora peggio sulla loro qualità di vita.
Il concetto di pianificazione territoriale è di fondamentale importanza, agire attraverso l’investimento sui “punti di forza” dei diversi territori è un aspetto tecnico consolidato, ma lo sforzo maggiore che i residenti delle aree interne devono compiere è di tipo culturale, sociale, consiste nel cambiare la visione della risoluzione dei problemi cambiando quindi la metodologia; La speranza sta evidentemente nella professionalità e nell’etica delle nuove generazioni, confidando nel loro amore per la propria terra.
Pasquale Dragonetti
Delegato Ambiente e Paesaggio F.A.I. (Fondo Ambiente Italia) - Basilicata |
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