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Fronte democratico: 'rimettiamo il mandato, non sono dimissioni dal Pd'

13/03/2018

Rimettere il mandato in assemblea non significa dimettersi; non si esce dal Partito Democratico ma si chiede, con forza, di attuare un cambiamento alla luce dello schiaffo elettorale del 4 marzo e della insoddisfacente reazione del segretario lucano Mario Polese. E’ questo il senso del documento diffuso ieri da Riscatto-Fronte Democratico. Che è come dire: se della sconfitta di una squadra non prende atto il capitano, ci pensano i giocatori costretti, spesso, alla panchina. “Abbiamo dato il nostro contributo per far ripartire, dopo anni di assenza, gli organismi dirigenti- si legge nel documento- pur denunciando forzature regolamentari e azzeramento del pluralismo interno, nonostante i congressi avessero emesso verdetti netti. Da maggio 2016, dalla inutile e sbagliata sostituzione della presidenza del consiglio con l'allargamento di maggioranza, si è operato sistematicamente per chiudere ogni spazio, per soffocare ogni diversità di opinione su rilevanti scelte politiche e di governo. Nonostante tutto abbiamo deciso di restare. Ma il risultato del 4 marzo, circa 5 mila voti in meno rispetto ai 55 mila delle primarie del 3 dicembre, è un segno evidente che ci porta ad interrogarci sulla piena legittimazione che ancora abbiamo nel rappresentare tanti democratici lucani”. Una discussione, quella del Fronte Democratico, che, pare, sia appoggiata anche da diversi renziani lucani. Sulle ragioni di questa scelta abbiamo parlato con la portavoce Vittoria Purtusiello.
Non siete soddisfatti di come il segretario Polese ha affrontato il post voto?
Le dichiarazioni del segretario regionale Polese sono troppo deboli a fronte di una sconfitta così grande. Non bastava dire “approfondiremo la discussione alla direzione regionale” ma bisognava avere una presa di posizione un po’ più netta e più dura.
D- Qual è il segnale che intendete dare ora?
Prima di tutto rimettiamo il nostro mandato all’assemblea regionale di Fronte Democratico che si terrà mercoledì (domani, ndr), perché io al Congresso ho raccolto un numero consistente di voti, 10mila, e quindi è giusto dar conto al nostro elettorato e ai nostri sostenitori. E’ giusto far capire soprattutto a loro che noi abbiamo compreso quello che è accaduto il 4 marzo e che non vogliamo assolutamente minimizzarlo. Ne discuteremo in assemblea come abbiamo sempre fatto e poi assumeremo una linea definitiva.

D- Ma vi dimettete?
No e questo sia chiaro: non vuol dire che lasciamo il Partito Democratico ma chiediamo un cambiamento.
Al di là delle dichiarazioni ufficiali degli ultimi giorni, c’è stato un contatto o un tentativo di dialogo da parte di Polese? Vi siete parlati?
Assolutamente no. Ho scambiato con lui alcuni messaggi in cui lo avvertivo dell’uscita del nostro documento. Tutto qui.
Cosa vi aspettate dall’assemblea?
Come siamo abituati a fare discuteremo, ci confronteremo, Fronte Democratico ha una base elettorale molto ampia fatta da amministratori, da sindaci, segretari di circoli. Prima di tutto ascolteremo loro e decideremo insieme come affrontare la direzione regionale. La discussione sull’analisi del voto va affrontata davvero seriamente anche in vista dell’appuntamento con le elezioni regionali. La nostra è una presa di posizione forte perché vogliamo che si apra una discussione per costruire un centrosinistra largo che possa competere alle prossime elezioni regionali. Ma tutto deve partire dalla presa d’atto della sconfitta.

Mariapaola Vergallito



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