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La voce della Politica

Intervista a Maurizio Bolognetti, candidato al Senato con 'Insieme'

12/02/2018

Maurizio Bolognetti, segretario dei Radicali Lucani, è capolista al Senato per e con la lista ‘Insieme’. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per comprendere le ragioni di questa sua candidatura. Bolognetti è in sciopero della fame dalle ore 23.59 dello scorso 26 gennaio. Una battaglia non violenta “per l'attuazione della riforma dell'Ordinamento penitenziario. Per il diritto di tutti e di ciascuno a poter conoscere per deliberare”. Una battaglia, quella di Bolognetti, a cui dall’8 febbraio si è aggiunto anche lo sciopero della sete, ogni 48 ore alternato a quello della fame.
Bolognetti, sta affrontando questa campagna elettorale con la sua ennesima battaglia non violenta e, quindi, anche debilitato fisicamente. Come fa?
Sono un pazzo malinconico, per citare Salvemini. Ecco, forse in questo periodo bisognerebbe leggere un po’ più Salvemini, un po’ più Rosselli e un po’ meno Salvini o Di Maio. E tutto il resto della politica dovrebbe chiedersi perché monta l’anti-democrazia e l’anti-politica. Perché è oggi, anzi, era ieri il tempo di rivendicare il rispetto della Costituzione più bella del mondo. Verrebbe da dire: se non ora, quando? Non Le sembra che questo sia un tema da campagna elettorale? Come lo è il rispetto dello Stato di Diritto, della legge. Invece, ahimè, ci appassioniamo a ben altre vicende, anche drammatiche di cui è giusto riferire in cronaca ma non possono diventare il centro di una campagna elettorale, perché altrimenti questo è sintomo di un Paese in decomposizione dove la politica diventa il medico legale che fa l’autopsia al cadavere della democrazia.

Lei ha giudicato aspramente questa campagna elettorale perchè manca il confronto e ci si ferma, come ha detto più volte, ai tagli dei nastri delle inaugurazioni dei circoli. Ma siamo a questo punto anche a causa di una legge elettorale che Lei stesso ha criticato

Sulla legge elettorale dico che per l’ennesima volta abbiamo violato il codice di buona condotta in materia elettorale che l’Italia ha sottoscritto e che prevedrebbe che a meno di un anno dal voto non si deve e non si può cambiare la legge. Questo perché gli italiani dovrebbero avere la possibilità di familiarizzare con le leggi elettorali. Anche se lascio a lei valutare quanto sia possibile familiarizzare con una siffatta legge elettorale.

Però candidarsi non è un po’ come accettare e legittimare le regole del gioco?
Io entro nelle regole del gioco anche per tentare di parlare di queste regole, che sono truccate. E’ una possibilità che voglio offrire anche a tutti i miei interlocutori. Anche a Di Maio che si lamenta che non c’è equilibrio e al quale dico: di cosa vi lamentate se state sempre in televisione? Mi diranno: loro hanno il 25 %. Ma è possibile che le percentuali dipendano anche dall’esposizione mediatica e che, al contrario, ci siano altri ai quali non è concesso questo tipo di esposizione? Nel momento elettorale occorre anche il tentativo di suscitare un momento necessario di riflessione sullo stato della democrazia. Questo tentativo di innescare un dibattito al momento sembra abortito. Temo che se non si dovesse tornare presto alla nobiltà vera della politica dovremo rassegnarci a riflettere sui programmi di Salvini e CasaPound e su fatti di cronaca nera dei quali la politica dovrebbe occuparsi fino a un certo punto. Spero non accada.
Cosa risponde a chi dice che porta voti al Pd?
Siamo in una coalizione, ne faccio parte ma non porto voti al Pd. Porto voti alla lista nella quale ho ritenuto di candidarmi.
Perché ha scelto ‘Insieme’?
Dovendo scegliere una collocazione elettorale era l’unica praticabile perché nel programma ci sono cose che mi appartengono da una vita, anche sul fronte ambientale. Perché nel 2006 eravamo socialisti e radicali insieme nella Rosa nel Pugno. Perché abbiamo una storia comune che, volendo andare indietro nel tempo, è quella di Loris Fortuna e di un certo socialismo che sicuramente appartiene anche a me; è la storia del Club di Roma di Aurelio Peccei che negli anni Settanta parlava di limiti dello sviluppo e studi sul futuro avendo una visione lungimirante. Quella stessa lungimiranza che dovrebbe appartenere anche alla politica.

Mariapaola Vergallito



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