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La voce della Politica
Consigliera di parità Pipponzi su rappresentanza di genere in giunte comunali |
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29/09/2017 | A seguito di numerose segnalazioni pervenute all’Ufficio da parte di cittadini/e, associazioni, movimenti ed istituzioni che lamentano la mancata attuazione della normativa vigente in materia di equa rappresentanza di genere nella composizione della Giunte comunali, la Consigliera regionale di parità, Avv. Ivana Enrica Pipponzi (anche a seguito delle diffide inviate ai Comuni inadempienti), ha reputato necessario rivolgersi direttamente ai Prefetti di Potenza e Matera affinché sia posto in essere quanto di competenza per affermare il principio costituzionale antidiscriminatorio nella composizione delle Giunte.
Ad renderlo noto è la Consigliera regionale di parità che afferma: “L’equa rappresentanza di genere, principio garantito dalla Costituzione, può essere derogato solo per consentire la continuità dello svolgimento delle funzioni politiche, quando l'impossibilità di assicurare la presenza dei due generi sia adeguatamente provata tramite un'accurata e approfondita istruttoria e un'altrettanta adeguata motivazione, come ha ribadito con la sentenza 406/2016 la quinta sezione del Consiglio di Stato, che si è pronunciata sulle condizioni necessarie per derogare al comma 137 della legge Del Rio, secondo cui nelle Giunte dei Comuni con popolazione superiore a 3mila abitanti nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40%”.
Relativamente ai Comuni con popolazione inferiore ai 3mila abitanti, il principio di uguaglianza tra uomini e donne viene sancito dagli artt. 3 e 51 della Costituzione e dall’art. 23 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea. Inoltre, l'art. 6, comma 3, del D. Lgs. 267/2000 vigente statuisce che: “Gli statuti comunali e provinciali stabiliscono norme per assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna ai sensi della legge 10 aprile 1991, n. 125, e per garantire la presenza di entrambi i sessi nelle giunte e negli organi collegiali non elettivi del comune e della provincia, nonché degli enti, aziende ed istituzioni da essi dipendenti”; e l'art. 46, comma 2, del medesimo decreto legislativo prevede che: “Il sindaco e il presidente della provincia nominano, nel rispetto del principio di pari opportunità tra donne e uomini, garantendo la presenza di entrambi i sessi, i componenti della giunta, tra cui un vicesindaco e un vicepresidente, e ne danno comunicazione al consiglio nella prima seduta successiva alla elezione“. A questi principi – di civiltà, prima che normativi, va aggiunta una consolidata giurisprudenza amministrativa, che non ammette ritardi o elusioni nell'applicazione della normativa vigente in materia, avendo la norma sulla rappresentanza di genere valore precettivo e cogente così come ribadito più volte dal Consiglio di Stato, in particolare nella sentenza del 18 dicembre 2013 n. 6073, ove si afferma: “l’illegittimità per violazione del principio delle pari opportunità il decreto di nomina degli Assessori – tutti di sesso maschile – della Giunta Municipale“.
“Da qui”, prosegue la Pipponzi, “la necessità di sollecitare i Sindaci ad ottemperare al dettato normativo vigente per garantire un’equa rappresentanza di donne e di uomini nei luoghi delle decisioni e per rendere, così, il nostro Paese concretamente democratico ed inclusivo di tutte le differenze e, soprattutto, di promuovere le competenze, le sensibilità e la concretezza delle donne nel risolvere i problemi, e dunque, la loro giusta presenza nei luoghi dove esse sono sottorappresentate”.
“Pertanto, conclude la Consigliera regionale di parità, “alla luce della normativa vigente in materia, si è reso necessario rivolgersi ai Prefetti per sollecitare i Sindaci del territorio provinciale ad adeguarsi al dettato normativo ed ai dettami dei Giudici Amministrativi, garantendo una equilibrata presenza di donne ed uomini nelle Giunte, e ciò anche al fine di evitare inutili e dispendiosi contenziosi che frequentemente si registrano nel territorio provinciale e di contribuire a sbloccare un sistema deficitario in termini di democrazia rappresentativa”. |
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