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La voce della Politica
| 'Patto per la Val d'Agri': 'ancora forte lo stato di incertezza' |
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10/08/2016 |  Notizie degli ultimi giorni riferiscono di un dissequestro delle strutture del Centro Oli Eni di Viggiano, poste sotto sequestro ormai da quasi 4 mesi e mezzo nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Potenza sul petrolio lucano, e della conseguente riapertura dell’impianto dove vengono trattati e desolforati gas e petrolio estratti in Val d’Agri. Se da un lato c’è chi comprensibilmente e legittimamente ha esultato, dall’altro c’è chi si dice ragionevolmente ancora insoddisfatto, anche in ragione di ciò che il sequestro temporaneo ha comportato e di ciò che lo stop delle attività ha lasciato in eredità. ‘Avevamo ribadito che, come Comitato Un Patto per la Val d’agri ,– spiegano i membri del Comitato – avremmo vigilato e ci saremmo spesi con ogni energia per rivendicare i nostri diritti in materia di lavoro, salute e ambiente ed intendiamo mantenere fede ai nostri impegni ed alle nostre promesse. Lo stato di incertezza e di vuoto che aleggia su di noi ormai da mesi persiste ancora e, ad oggi, nonostante le rassicurazioni, nessuno sembra in grado di fornirci indicazioni precise sulla riapertura definitiva del Cova. In questo particolare momento, poi, che la riapertura dell’impianto sembra comunque imminente, occorre che si faccia chiarezza su alcune criticità che tutta questa triste vicenda porta in dote per la Val d’Agri. Si rincorrono insistentemente le voci di un presunto incontro che dovrebbe avvenire per discutere del futuro e delle sorti di 57 lavoratori metalmeccanici espulsi dal mercato nel processo di rotazione delle aziende dell’indotto legato al naturale cambio d’appalto. Un numero da ritoccare per eccesso se ai 57 metalmeccanici si aggiungono anche altri lavoratori afflitti dallo stesso sventurato destino. Quasi 150 persone, quasi 150 famiglie appese ad un filo, abbandonate in un limbo di incertezza ed inquietudine, in barba a tutte le normative che regolano la successione negli appalti tra aziende e mortificando i principi voluti dalle clausole di protezione, dalle clausole sociali o di riassunzione. Come se non bastasse, a questa già nutrita schiera di lavoratori ‘sedotti ed abbandonati’ bisogna aggiungere altri 20 colleghi che da gennaio 2016 sono in attesa di un’occupazione, di un impiego e di una parvenza di spiegazione. Noi chiediamo con forza che si ottemperi a quanto disposto con la contrattazione collettiva e che siano fornite non solo risposte chiare ed immediate ma anche adeguate tutele ai lavoratori interessati e che siano garantiti il ripristino e la salvaguardia occupazionali.’
Comitato Un Patto per la Val d’Agri
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