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La voce della Politica
Cia su accordo prezzo campagna pomodoro centro-sud |
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15/06/2016 | La Cia commenta lo sblocco della contrattazione che ha portato alla definizione dei prezzi medi di riferimento per il tondo e il lungo: "Alla soluzione si è giunti in fase avanzata con gli agricoltori già impegnati nella campagna e nei relativi costi e investimenti. Per il futuro serve maggiore sinergia, rispetto dei tempi e un'interprofessione nazionale".
Visti gli sforzi profusi nella fase di contrattazione e la diffusa preoccupazione per le pregresse mancate intese, siamo soddisfatti che si sia raggiunto l'accordo sul prezzo medio per le forniture di pomodoro da industria per la campagna in corso nel Centro-Sud. Lo afferma la Cia-Agricoltori Italiani.
L'accordo sul prezzo di riferimento medio (87 €/ton per il tondo e 97 €/ton per il lungo) arriva comunque in netto ritardo e lascia disattese le aspettative degli agricoltori, che hanno fatto e stanno facendo investimenti in un clima di incertezza e di rischio -osserva la Cia-. In molte zone del Sud le raccolte inizieranno tra meno di un mese. Si è arrivati a definire il prezzo in un momento di "non ritorno", in emergenza, quando i trapianti sono stati ampiamente fatti e i costi per le operazioni colturali sostenuti. Un rischio tutto in carico agli agricoltori.
"L'apprezzamento del nostro prodotto trasformato, soprattutto sui mercati esteri, è legato a una filiera che parte dal territorio nazionale: il suo valore aggiunto va riconosciuto con un prezzo equo e dignitoso -evidenzia il presidente nazionale Dino Scanavino-. Salvaguardare il pomodoro da industria "made in Italy" deve essere una priorità per tutte le parti interessate, e questo si ottiene partendo dalla garanzia di una remunerazione adeguata. Dobbiamo ragionare su come evitare per il futuro i ritardi nella contrattazione registrati quest'anno: ancora una volta richiamiamo l'importanza di una programmazione concordata nei tempi opportuni che metta gli agricoltori in condizioni di fare scelte ponderate".
Inoltre "servono azioni più efficaci nel rilanciare i consumi e strategie condivise per una piena e congiunta valorizzazione del pomodoro italiano. Viste le difficoltà registrate anche nel Distretto del Nord, anche al fine di evitare contrapposizioni -aggiunge Scanavino- chiediamo il rafforzamento di un'interprofessione nazionale, che possa mettere in campo iniziative di valorizzazione e contribuire a un migliore coordinamento dei soggetti coinvolti".
In Basilicata secondo gli ultimi dati INEA disponibili ( 2011), in linea con le annate precedenti, tra gli ortaggi coltivati in piena aria primeggiano per volumi prodotti e ampie superfici ricoperte il pomodoro da industria (204.418 t prodotte su una superficie di 3.799 ha) continua a rappresentare la principale tipologia di investimento nell’ambito delle colture ortive. La coltura del pomodoro, destinata principalmente alla trasformazione industriale, è particolarmente diffusa nella piana dell’Ofanto, oltre che nel metapontino e in particolare lungo la valle del Bradano.
La confederazione fa un po’ di conti: coltivare un ettaro di terreno a pomodori, e portare a compimento il ciclo di coltivazione con la raccolta, costa non meno di 9mila euro a un’azienda agricola. Questo fa capire – sottolinea la nota della Cia - che oltre un certo limite non si può andare: il prezzo corrisposto ai produttori deve essere remunerativo, altrimenti tutta la filiera diventa insostenibile sia per gli agricoltori che per i lavoratori. L’obiettivo comune è quello di superare le divergenze tra i molteplici attori della filiera agricola meridionale e giungere ad un obiettivo univoco, quello di percorrere una strada comune di sviluppo, superando le barriere geografiche e creando un sistema di rete tra tutte le rappresentanze territoriali del Sud. Bisogna, tuttavia, creare le condizioni favorevoli –continua la Cia - affinché le sinergie di filiera si concretizzino in accordi stabili tra produzione ed industria ed accrescendo l’iniziativa sul fronte delle polizze assicurative e del fondo mutualistico da applicare quando i prezzi sono troppo bassi. Ecco perché la Confederazione ritiene che per il Mezzogiorno il Distretto sia il giusto contenitore di questi rapporti economici di filiera.
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