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Basilicata: tra precarizzazione del lavoro e rischio di cartello sulle gare

5/05/2016

La questione dei precari della Regione Basilicata attestati sui fondi europei è questione oramai di quasi un quindicennio. La classe politica regionale che si è alternata in quest’arco temporale ha irresponsabilmente inserito presso gli uffici regionali decine di precari, lasciando poi nel tempo marcire la questione di una loro stabilizzazione, che evidentemente non avrebbe più pagato in termini elettorali.
Ora siamo di fronte al rischio della perdita del lavoro per numerosi padri e madri di famiglia che, a causa della decisione di esternalizzare le attività connesse all’assistenza tecnica sui fondi europei, con l’affidamento di tali servizi a una società esterna, mediante bando di gara, rischiano concretamente di non essere assorbiti da quella che sarà la società vincitrice del bando.
Ci domandiamo perché la Regione Basilicata - dinnanzi a un bando di Euro 35.294.600,00 inclusa IVA, il quale prevede l’inserimento di 121 unità lavorative, che la società privata può non reclutare tra le professionalità già presenti, definendo criteri di valutazione non oggettivi e ricavando profitto da tale attività - non abbia scelto, utilizzando la medesima cifra, di procedere a una selezione pubblica, che garantirebbe un’assunzione di un numero di lavoratori sensibilmente superiore a quello previsto dal bando e tale da poter riassorbire la quasi totalità dei precari con maggiore anzianità di servizio.
Perché dunque scegliere di non espletare un bando pubblico, che tenga conto dell’anzianità di servizio e della professionalità spesa negli anni dai lavoratori precari, al fine di consentire loro un ingresso almeno con contratto a tempo determinato e di riorganizzare gli uffici, ora sprovvisti di personale, in maniera adeguata ed efficiente?
La Regione Basilicata, che ha tra l’altro già avviato e mai concluso la procedura selettiva per l’affidamento dei servizi di cui trattasi, inspiegabilmente è ora tra quelle poche regioni che esternalizzano i servizi di assistenza tecnica sui fondi europei, rinunciando di fatto a un controllo diretto su tali attività e ad una corretta gestione economica di fondi pubblici, procacciando invece un vantaggio economico a un soggetto terzo per la gestione di servizi e attività che possono essere espletate di certo con maggiore esperienza e professionalità, come già accaduto negli ultimi dieci anni, dalle strutture e dai supporti tecnici già in essere presso gli uffici regionali.
Altresì appare davvero inquietante quanto denunciato dal quotidiano La Repubblica, in un articolo del 23 marzo 2016, nella sezione Economia e Finanza, allorquando si parla di un’indagine dell’Antitrust sul “cartello tra le società di consulenza che hanno partecipato alle gare pubbliche per aggiudicarsi i servizi legati all'attuazione dei programmi cofinanziati dall'Unione europea”. L’articolo informa che “nel mirino sono finite Deloitte & Touche, Meridiana Italia, KPMG, PricewaterhouseCoopers, PricewaterhouseCoopers Advisory, Reconta Enrst&Young, presso le cui sedi si sono svolte ispezioni dell'Antitrust insieme alla Guardia di Finanza. Repubblica continua “Quel che ha fatto scattare i dubbi è la modalità in cui le società hanno presentato i loro pacchetti, che lasciano presupporre l'Autorità che i consulenti "abbiano posto in essere condotte suscettibili di avere per oggetto e per effetto la ripartizione dei lotti in gara". Nei fatti, "pur ottenendo sostanzialmente sempre lo stesso punteggio tecnico" ai vari lotti ai quali hanno partecipato, le società "hanno presentato in alcuni lotti offerte economiche competitive (con ribassi tra il 30 e il 35%), mentre in altri lotti le offerte sono risultate decisamente meno concorrenziali (con ribassi del 10-15% circa)". Non è tutto: "Particolarmente significativo è il fatto che le offerte maggiormente competitive di tali soggetti non si sono mai sovrapposte. Tale differenziazione delle offerte economiche non sembra spiegabile se non nell'ottica di un disegno spartitorio, finalizzato ad annullare il confronto concorrenziale per ciascun lotto di interesse".
Dunque, qualora, “per mera ipotesi”, alcune di tali società avessero partecipato al bando di gara promosso dalla Regione Basilicata, sarebbe più che mai opportuno e prudente almeno bloccare, se non annullare, il tutto, onde non incorrere in spiacevoli conseguenze.
Noi, come per altre vertenze già in corso, restiamo in vigile attesa.

La RSU
Paolo Baffari

IL COORDINATORE REGIONALE
Francesco Castelgrande



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