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La voce della Politica
PdL Blasi su Xylella |
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11/03/2016 | La proposta del collega Sergio Blasi di modifica di legge sulle aree colpite da xylella ha virato su di una deriva politica inopportuna e necessita, a mio parere, di un chiarimento per riportarla sul piano più consono ed adeguato, quello tecnico.
La situazione dei terreni colpiti dalla xylella é completamente diversa da quella riguardante gli incendi, dove un bosco, o altra vegetazione particolare, determina la presenza di un vincolo che l’incendio farebbe venir meno se non ci fosse la norma finalizzata a mantenere l’inibizione preesistente all’evento probabilmente doloso. Con la xylella siamo di fronte ad uliveti privi di vincoli particolari sui quali la variante urbanistica, nei limiti della regolamentazione comunale e di quella sovra-ordinata regionale, è teoricamente possibile.
La proposta oggetto di discussione propone il blocco delle varianti sulle aree interessate da espianto, eradicazione o spostamento degli alberi a causa del Co.Di.RO.
Quindi prevede che le varianti non siano più realizzabili sui terreni dove vengono estirpati gli ulivi, ma, paradossalmente, restino possibili su quelle aree dove gli ulivi ci sono.
Nel corso del mio intervento ho avversato la proposta perché intendo difendere gli alberi scampati alla xylella: paradossalmente la legge li mettere a rischio poiché su di loro si focalizzerebbe l’attenzione di chi avesse in mente di proporre iniziative da insediare su aree agricole. Quindi coloro che hanno un terreno con ulivi sani potrebbero chiedere la variante urbanistica ed eventualmente toccare e/o abbattere gli ulivi, mentre coloro che hanno una campagna colpita dalla xylella si ritroverebbero con un vincolo sopraggiunto.
Oltre al danno la beffa.
I termini “cemento in campagna”, “difesa degli ulivi”, “guerra alle speculazioni” fanno effetto, soprattutto se utilizzati in maniera strumentale. Chi non desidera difendere il nostro patrimonio paesaggistico e rurale? Solo un approccio serio e sincero, accompagnato da una attenta valutazione tecnica e concreta delle conseguenze derivanti dall’applicazione di una norma, può consentirne un esame sereno e scevro da pregiudizi.
Allora cerchiamo di affrontare il problema in maniera equilibrata: è più giusto proteggere gli ulivi che non ci sono più, rievocando i loro fantasmi, o dobbiamo difendere gli ulivi sani che si sono salvati e che noi lasciamo sotto la scure di possibili procedure di variante?
Così facendo sbaglieremmo da un punto di vista urbanistico, creando diverse condizioni tra proprietari, e determinando un innalzamento del valore di alcuni terreni a danno di altri. Soprattutto perderemmo una occasione di intervenire come Regione con il PPTR in modo organico.
Esistono tante possibili soluzioni che cito solo a scopo provocatorio: estendiamo a tutti gli ulivi il valore dato oggi ai soli alberi monumentali, vincolando così tutti gli uliveti oppure ribaltiamo la proposta presentata e inibiamo le varianti urbanistiche su quei terreni dove gli ulivi sono sani.
Solo un’azione coordinata e forte potrà porre un freno all’abbandono delle campagne e ci consentirà di tutelare il nostro ambiente.
Mario Pendinelli
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