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Cimadomo sulla riforma del processo civile

22/02/2016

Il ddl di riforma del processo civile ha ricevuto il via libera della Commissione Giustizia alla Camera e si appresta ad arrivare all'esame parlamentare. Tra le novità: spazio al rito sommario in primo grado, giudice unico in appello, conciliazione del giudice, istituzione del tribunale della famiglia, previa soppressione dell'attuale tribunale per i minori, disciplina omogenea del rito per quanto riguarda i procedimenti attribuiti alle sezioni specializzate, sanzioni sulle liti temerarie, incentivi ai tribunali più operosi, aste più veloci e telematiche, addio al rito Fornero del lavoro e ricorso alla negoziazione assistita anche per le controversie di lavoro, testo unico in materia di processo civile telematico, divieto di sanzioni processuali sulla validità degli atti in caso di mancato rispetto delle tecniche sulla forma e sullo schema informatico dell'atto, introduzione del principio di sinteticità degli atti.
Queste, quindi, le novità. Sono d'obbligo alcune considerazioni sullo stravolgimento del processo nel disegno testé riportato.
La ratio delle riforme, congetturate dal legislatore, hanno l'inequivocabile intento di rendere più snello ed efficiente il complesso apparato giustizia, soprattutto in un settore incandescente qual è quello civile.
Ma alcuni aspetti di tale riforma lasciano riflettere e non poco.
L'istituzione del nuovo tribunale della famiglia, tanto per citare uno dei temi della riforma, la istituzione delle cd. sezioni specializzate in materia di persona, famiglia e minori, che cosa e quanto andranno ad aggiungere in termini di pregio alla istruzione ed alla decisione di cause afferenti l'affido o la tutela dei minori? Saranno forse supportate da nuove, più competenti e specifiche figure ausiliarie del giudice? Nulla è dato sapere.
Analoga riflessione andrà fatta relativamente alla stretta sulle liti temerarie. Misure più severe sono ora previste e disciplinate dal ddl per sanzionare la parte che trascina in giudizio l'altra senza una valida ragione.
La legge delega prevede infatti che la parte che ha agito (o resistito) in giudizio con malafede, possa essere condannata a pagare una somma in favore della controparte quantificata tra il doppio ed il quintuplo delle spese legali liquidate, oltre al pagamento di una multa, da versare alla cassa delle ammende, compresa tra il doppio ed il quintuplo del valore del contributo unificato dovuto per l'introduzione del giudizio.
Eccesso di zelo o semplicemente lo Stato, messo alle strette dalla dilagante ed incancrenita crisi economica, intende far cassa sui giudizi temerariamente proposti?
La condanna alle spese per lite temeraria non basta già di per sé quale meccanismo punitivo?
Lo stesso discorso va fatto per la previsione degli incentivi ai tribunali più operosi.
Il legislatore dimentica però, oppure omette di precisare, che alcuni tribunali attualmente operativi, quali quelli nella nostra Regione, non decidono cause neppure vetuste per vacanza dei posti organici; giudizi ultradecennali vengono affidati ai GOT che raramente introitano cause a sentenza, attesa la complessità di molti giudizi.
Vedremo, pertanto, quanti tribunali raggiungeranno questo pregevole primato.
Quanto al processo telematico, ancora una volta emerge la immaturità del legislatore nel porre in essere riforme afferenti la disciplina del processo telematico che, ad oggi, reca con sé i dubbi circa la validità di una riforma voluta ma probabilmente non ben ponderata.
Il Dipartimento Giustizia FdI AN Basilicata auspica che il ddl, frutto di istanze e proposte mal accolte o mal interpretate, sia in grado, alla sua attuazione, di dissipare i molteplici dubbi degli operatori del diritto, il cui lavoro è gia'da più parti fortemente penalizzato.

Potenza, 22 febbraio 2016

Avv. Marinica Cimadomo, Responsabile regionale del Dipartimento Giustizia FdI AN Basilicata



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