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Diritto universale alla conoscenza.Bolognetti:Lettera aperta a Monsignor Ligorio

8/02/2016

Eccellenza Reverendissima,
il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, organizzazione non governativa(Ong) con status consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale(Ecosoc) delle Nazioni Unite(ONU), sta promuovendo un progetto/campagna "per lo stato di diritto e il diritto alla conoscenza contro la ragion di Stato".
In occasione della seconda conferenza sull'"Universalità dei Diritti Umani per la transizione verso lo Stato di Diritto e l'affermazione del Diritto alla conoscenza", tenutasi a Roma il 27 luglio 2015, in un messaggio inviato agli organizzatori il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella scriveva: "Riconoscere e affermare i diritti fondamentali dell'uomo è un impegno continuo, che richiede intelligenza e passione, in tutti i continenti e a tutte le latitudini. Anche nelle società che hanno posto i principi di libertà, di uguaglianza, di pari dignità tra le persone alle fondamenta dei propri ordinamenti giuridici. Queste conquiste non sono mai acquisite una volta per tutte, ma vanno continuamente inverate e rese vitali. Per queste ragioni è particolarmente meritoria l'iniziativa del Partito Radicale e degli altri organizzatori della Seconda Conferenza Internazionale su "Universalità dei Diritti Umani per la transizione verso lo Stato di Diritto e l'affermazione del Diritto alla Conoscenza", a cui rivolgo il mio cordiale incoraggiamento. Il programma della conferenza pone in stretta connessione fra loro il tema del diritto con quello della pace. E' certamente uno dei crocevia decisivi del nostro tempo. Non ci sarà distensione tra gli Stati, né riusciremo a scongiurare la guerra, il terrorismo e la sopraffazione se non compiremo uno sforzo verso la costruzione di un ordine mondiale, che si fondi su valori umani condivisi e non soltanto su logiche di potenza o su sfere di influenza. L'ordinamento giuridico, incardinato sui diritti inviolabili e sullo sviluppo integrale della persona, è una leva irrinunciabile della pace. Una leva che va posta a servizio del dialogo tra i popoli. Difficile davvero immaginare che le ragioni dello stato di diritto e della democrazia possano essere esportate sulla punta delle baionette. Il lavoro di costruzione di una rete del diritto sovranazionale richiede pazienza, coerenza, buon esempio, cooperazione, rispetto per le culture e le religioni. Laddove crescono le fratture sociali e le paure, laddove l'economia produce scarto anziché inclusione, il rischio di ogni involuzione è in agguato. Bisogna scommettere sul dialogo e sul diritto. Bisogna investire sulla cultura della legalità. Auguro buon lavoro a tutti i relatori e a quanti daranno seguito alla ricerca avviata con questa conferenza. C'è un lavoro di conoscenza che non va mai interrotto e che è intimamente connesso con l'azione politica. La conoscenza - e il diritto alla conoscenza - è un tema emergente della nostra epoca, che merita attenzione a livello dello stesso sistema delle Nazioni Unite. Viviamo il tempo della globalizzazione e dell'informazione veloce, in apparenza senza confini. Le nuove reti e i network sociali sono strumenti straordinari, con enorme potenziale democratico, ma al tempo stesso non si deve dimenticare che l'informazione globale può cadere in tentazioni di rinnovato machiavellismo. E' un'altra frontiera della giustizia e del diritto da esplorare con passione civile e sguardo rivolto al futuro. Confido che il vostro dialogo sia d'aiuto al dibattito pubblico su questi temi a livello internazionale e alla conseguente crescita civile".
Al termine della sopra citata Conferenza, i partecipati hanno promosso un appello rivolto a tutti coloro che hanno acquisito consapevolezza “dei gravissimi rischi, da cui la civile convivenza è minacciata nella gran parte del pianeta a causa della crescente erosione che la democrazia e lo stesso Stato di diritto stanno subendo".
Noi riteniamo che sia urgente e non differibile un’azione politica capace di riportare la vita degli Stati democratici all’altezza dei principi ispiratori e delle norme con essi coerenti, in un ripristinato quadro di costituzionalità interna e internazionale.
In sintesi, il nostro obiettivo è quello di sostenere all'Onu - con un diretto, forte impegno e adeguate lotte - la campagna già incardinata perché ovunque nel mondo si riportino al centro delle Istituzioni pubbliche i diritti umani e lo Stato di Diritto contro la Ragion di Stato, partendo dalla urgente questione del diritto alla conoscenza diretta dell'operato dei governi. L’obiettivo è quindi di ottenere in sede di Nazioni Unite il riconoscimento di un nuovo, inedito "diritto universale alla conoscenza", per contrastare il ricorrente abuso del segreto di Stato, che va condannato come una vera e propria violenza contro i cittadini. La campagna vorrebbe coinvolgere anche, con un apposito strumento, l'Italia. Per questo è stato diffuso presso Comuni ed enti locali il testo di una possibile delibera da far votare agli organi rappresentativi delle realtà locali, per "sollecitare il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio e il ministro degli Affari Esteri a fare proprio il progetto per la transizione verso lo Stato di Diritto e il Diritto alla Conoscenza contro le Ragion di Stato" e far sì che "su questo si candidi sin da subito e pubblicamente l’Italia al posto di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite".
Certo di trovare attenzione verso i temi oggetto di questa iniziativa, Le chiedo di valutare la possibilità di sottoscrivere l'appello che le allego, accompagnando la sottoscrizione con un breve messaggio. La sua firma, Eccellenza, darebbe grande forza e slancio alla campagna.
In attesa di un suo riscontro, l'occasione mi è gradita per augurarLe ogni bene e porgerLe i miei più cordiali saluti.
Maurizio Bolognetti

APPELLO PER IL DIRITTO UNIVERSALE ALLA CONOSCENZA


Noi sottoscritti, donne e uomini, responsabili di legislazioni e di governi, donne e uomini di scienze, di lettere, di arti, diversi per religione, storia, formazione spirituale, ma tutti donne e uomini di pace,

Consapevoli dei gravissimi rischi, da cui la civile convivenza è minacciata nella gran parte del pianeta a causa della crescente erosione che la democrazia e lo stesso Stato di diritto stanno subendo nei paesi cosiddetti «democratici»,

Profondamente preoccupati perché gravissime e sempre più frequenti violazioni del comune corredo giuridico, costitutivo della vita civile nelle aree del mondo occidentale e della cosiddetta «primavera araba», colpiscono l’autentica democrazia politica e producono l’aumento dei conflitti e della povertà diffusa e sconvolgono pacifici ordini sociali,

avvertiamo l’impellenza di un’azione politica capace di riportare la vita degli Stati democratici all’altezza dei principi ispiratori e delle norme con essi coerenti, in un ripristinato quadro di costituzionalità interna e internazionale.

Si tratta di riprogettare con iniziative concrete una legalità democratica tendenzialmente universale.

A tanto ovviamente non serve rispolverare vecchi e fallimentari ricorsi alla forza, produttivi solo di nuove dolorose lacerazioni.

Noi fermamente crediamo che nel diritto, e solo in esso, è la chiave della pace.

Una nuova politica del diritto si articola in una serie di azioni da progettare con aperto spirito critico e da praticare con solidali volontà.

Il primo punto di una tale iniziativa politica, quello che tutti gli altri regge, è la convinzione che uno Stato non è democratico, se la conoscenza è di uno, di pochi o magari di molti, ma non di tutti. Se democrazia è il potere del popolo, e si è impotenti cioè si è incapaci di decidere correttamente se non si sa, è evidente che il popolo, cioè tutti i cittadini, hanno il diritto di sapere.

Il secondo punto è l’esistenza della capacità di conoscere, cioè di poter ricevere le informazioni, di poter selezionare criticamente e valutare adeguatamente l’informazione, in modo da decidere nel modo più corretto. Ciò significa che fondamentale è una forte iniziativa per aiutare tutti, nessuno escluso, nel lavoro per affinare la propria capacità conoscitiva. La lotta per un sistema serio della formazione intellettuale aperto a tutti e il rafforzamento degli strumenti di diffusione delle informazioni è azione preliminare all’affermazione del diritto.

Il terzo punto è che i poteri in possesso dell’informazione essenziale per le decisioni popolari si dispongano a fornirle. Qui la nostra iniziativa ha di mira le massime autorità internazionali, gli Stati, le organizzazioni e gl’individui detentori delle informazioni. E’ questa una sfida molto difficile, da sostenere con la forza paziente della discussione a tutti i livelli. Si tratta di battere il vecchio dogma del potere sovrano, la cosiddetta «ragione di Stato», e di ridurne la pretesa entro i limiti più ragionevolmente ristretti, sopprimerla per le situazioni interne dello Stato, stabilirne le prescrizioni. Ma la campagna contro la «ragione di Stato» deve, ancor più dei «segreti» del passato, portare massimamente alla luce le ragioni oggettive, favorevoli e contrarie, alle decisioni da prendere. Quel che dopo tutto più conta non è condannare l’irrevocabile passato, ma «conoscere per deliberare» il futuro possibile.

Soltanto uno Stato, che riconosca anche il diritto dei cittadini alla conoscenza, può aspirare ad essere considerato propriamente uno Stato di diritto.

Noi sottoscritti siamo fermamente convinti che gli abitatori del mondo, se conosceranno le effettive poste in gioco e soprattutto le reali condizioni della partita, molto probabilmente sapranno prendere le decisioni opportune per scongiurare le incombenti minacce. Perciò, in ragionata convergenza con il manifesto-appello di 113 Premi Nobel contro lo sterminio per fame, sete e guerre nel mondo, noi ad esso affianchiamo l’appello contro l’infame rifiuto d’informare, contro gl’inganni della conoscenza negata.

Questo appello impegna innanzitutto noi stessi, ciascuno per le proprie responsabilità nella vita civile, a promuovere con tutte le iniziative possibili, innanzitutto nella sede delle Nazioni Unite, la transizione verso lo Stato democratico e federalista, fondato sull’universale diritto alla conoscenza.






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