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Rotonda: un libro racconta il pellegrinaggio a Novi Velia

11/07/2017

Un pellegrinaggio raccontato da Alfredo Cozzetto, 81enne rotondese che ne ha voluto narrare le origini e l'importanza che riveste per la sua famiglia.
«Ho descritto il pellegrinaggio al Sacro Monte di Novi Velia, che compio insieme a mia moglie in modo assiduo dal 1962», ci racconta lo scrittore.
Il cammino sul Monte Gelbison risale al quattordicesimo secolo e si collega alla storia dei monaci Basiliani.
«Non mi sono limitato - continua l'autore - ad una semplice cronistoria dell'itinerario, che una volta era effettuato interamente a piedi e durava otto giorni, ma ne ho analizzato le sfumature storiche, culturali, sociali e, ovviamente religiose. Partendo dall'arrivo dalle nostre parti dei monaci Basiliani e di ciò che ha significato».
I Basiliani giunsero in Italia dall'Oriente intorno all’ottavo secolo D.C., in seguito a un editto iconoclasta emanato dall'imperatore bizantino Leone III Isaurico, con il quale si ordinava la distruzione di tutte le immagini sacre, cui seguirono anche numerose uccisioni dei religiosi. «La loro venuta si collega alle eparchie in cui si stabilirono, ed io ho voluto soffermarmi sulle tre dalle quali trae origine il pellegrinaggio». Un'eparchia è una porzione di territorio i cui fedeli vengono affidati alla cura di un pastore. «Ho parlato di quella di Mercurion, nella media valle del Lao - Mercure; del Latiniano, nella valle del Sinni; e di Monte Bulgheria, nella zona di Celle Bulgheria nel Cilento».
Un'opera che riporta documenti, eventi e miracoli da cui nasce il mito da mettere in relaziona con la famiglia Cozzetto per un particolare. «Io e mia moglie Rosetta, dopo averne parlato con il parroco di Rotonda Don Stefano Nicolao che ha acconsentito che lo tenessimo, abbiamo fatto realizzare uno stendardo che celebrasse il pellegrinaggio e nel quale fosse impresso il nome della nostra Parrocchia, in sostituzione del precedente che verrà tuttavia conservato e custodito come si conviene. Con la promessa solenne di donarlo alla nostra Parrocchia se, dopo di noi, nessuno della nostra famiglia proseguirà questa tradizione». Tra l'altro, sul retro del vessillo sono ricordati i rotondesi che hanno portato avanti questo impegno iniziato, per la famiglia dei coniugi Cozzetto, grazie ad Antonio Di Tomaso detto "Iudice", originario della contrada Serra di Rotonda e nonno di Rosetta. Che, come si apprende dal libro, ha seguito il primo rotondese di cui si abbiano notizie che conduceva, ai principi del novecento, i credenti in pellegrinaggio, ovvero Francesco Smiraglia detto "U Bandaiolo".
Il libro è questo ma anche tanto altro, come la storia del Santuario di Santa Maria di Rotonda, di altre chiese locali, o delle cosiddette e ormai rarissime olive bianche, dalle quali si ricava l'olio con il quale si ungevano gli imperatori e che, da un punto di vista letterario, si legano a doppio filo con Alfredo Cozzetto. «Spero di realizzare un manuale per raccontare ciò che mi piace fare di più nella vita, ovvero l'agricoltore. Prestando attenzione in modo particolare alla coltura degli olivi».
Un libro, «il primo che abbia mai scritto», di 430 pagine stampato in 70 copie regalate ai pellegrini e ai monaci del santuario e concluso con l’auspico che la tradizione continui. «L'ho dedicato ai miei nipoti, poi sapranno loro cosa fare».
La nostra lunga conversazione termina con un’ultima precisazione: «Sono un perito agrario, non ho lauree né ho frequentato il liceo classico o scientifico. Per cui, mi scuso con tutti i lettori qualora riscontrassero delle imperfezioni».
«Ho spinto Alfredo a scrivere questo libro - ci dice don Stefano Nicolao, parroco di Rotonda che ha dato l'impulso affinché l'opera vedesse la luce - in modo che rimanesse traccia di questo pellegrinaggio che è riconducibile certamente alla sua famiglia, ma che è innanzitutto parrocchiale. E lo stesso discorso vale per lo stendardo. Nessuno più di Alfredo che, insieme alla moglie lo segue da oltre mezzo secolo, può conoscere il cammino verso Novi Velia. Questo libro è importante per la nostra Parrocchia e per i nostri giovani, perché rappresenta il passato ma anche l'impegno futuro affinché non vada dimenticato».

Gianfranco Aurilio
lasiritide.it

Recensione di Don Paolo Pataro, sacerdote rotondese di Castel Saraceno: «Si sentiva davvero il bisogno di questo scritto che illuminasse dettagliatamente il lontanissimo rapporto delle nostre comunità (di chiara fondazione greco - basiliana) con il Monte Gelbison di Novi Velia. Per non essere ricercatore di mestiere ti fai leggere e appassioni il lettore come pochi sanno fare».
Recensione della Pro Loco di Rotonda: «Una penna dal sapore di antiche tradizioni; la ricerca di un passato intriso di tradizioni; la storia di un pellegrinaggio e dei suoi promotori. Un'eredità storica per tutti i rotondesi. È questo lo spirito con cui è stato concepito questo testo. Un'opera tutta "Made in Rotonda"».



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