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Croce di Lampedusa a Senise: la storia di Mitchell e Demba

8/02/2017

Circa 300 migranti provenienti dalla Basilicata, Puglia e Calabria hanno accolto in largo San Biagio a Senise la Croce di Lampedusa proveniente da Firenze. La realizzazione è di un artigiano dell’isola che su suggerimento di Papa Francesco nel lontano 2013, in occasione della sua visita a Lampedusa, ha costruito una grande Croce con gli assi dei barconi provenienti dalla Somalia arenatisi nell’isola a partire dal 2009. Una manifestazione molto commovente che ha attraversato le vie del paese in una lunga e silenziosa fiaccolata fino a raggiungere la Chiesa di San Francesco, dove si è svolto un momento di fratellanza attorno agli ospiti migranti con la proiezione di un video che ha fatto rivivere quei momenti tragici delle traversate. Particolare attenzione e commozione hanno suscitato le testimonianze di due giovani migranti ospiti dello SPRAR di Senise e Fardella che in Chiesa San Francesco hanno voluto raccontare la loro storia a partire dalla decisione di abbandonare la patria per sfuggire alle persecuzioni.
“Mi chiamo MITCHELL PIUS e provengo dalla Nigeria e vivo nel CAS di Senise. Ho 20 anni e sono qui per raccontare il mio viaggio per raggiungere l’Italia. Devo dire che il mio viaggio è stato davvero difficile. Sin dal giorno in cui sono partita mi sono resa conto che molti di noi decidono di lasciare il proprio paese per le mie stesse ragioni. Sono partita dalla Nigeria per Agadest e da Agadest per la Libia, un paese davvero difficile. Una volta giunta lì, poi, sono stata portata in un posto dove bisogna attraversare le acque per raggiungere il paese successivo che è l’Italia. Sono dunque arrivata nel posto in cui bisognava attendere la barca, il cui nome era “LAPALAPA”. Ho aspettato lì per circa due giorni l’uomo arabo che ci avrebbe portati alla “LAPALAPA”. Così abbiamo lasciato la Libia per raggiungere l’Italia. Credo che molti di voi – rivolgendosi ai tanti ospiti che gremivano la Chiesa – abbiano vissuto tutto ciò. La barca che aveva la forma di una palla – continua MITCHELL – ha viaggiato per mare per 5 ore. Il mio viaggio è stato davvero orribile. Dopo 5 ore abbiamo visto una grande nave; siamo infatti scesi dalla “LAPALAPA” per salire su quella che noi nigeriani chiamiamo “ la nave della salvezza”. Abbiamo viaggiato per un giorno prima di avvistare la terra ferma. Da lì siamo stati portati a una stazione di polizia per il nostro ingresso nel paese. Dopo ciò, siamo saliti su di un autobus che ci avrebbe portati in diversi posti, che più tardi ho scoperto che si trattava di una struttura di accoglienza. Io sono arrivata al CAS di Senise il quale è molto carino e accogliente e sin dall’inizio mi è sembrato di stare in una famiglia. Nella struttura tutti fanno del loro meglio per procuraci e fornirci le cose necessarie e ci aiutano ogni giorno. Credo davvero che sia stato mandato Dio qui per noi. Molti di voi potranno capirmi. Prego Dio e lo benedico, perché continui a supportare tutti coloro i quali aiutano i bisognosi come noi. Molti di voi rgazzi sono al corrente di tutto quando detto, ma ho voluto raccontare un po’ di quel che è stato per tutti quelli che invece non ne sono al corrente – Grazie per l’ascolto.


“Buona sera a tutti, io mi chiamo DEMBA MEFA, ho 20 anni e vengo dal Senegal. Vivevo in periferia in una piccola casa con i miei genitori e i miei 7 fratelli. Le nostre condizioni di via non erano buone e per questo sono andato via dal mio paese. Sono arrivato in Italia circa due anni fa. Il mio viaggio è stato molto lungo e duro, sono passato per altri paesi dell’Africa e per la Libia. Dalla Libia sono giunto sulle coste di Taranto e dopo sette mesi mi hanno trasferito a Fardella dove vivo da due anni. Lo SPRAR di Fardella mi ha ridato tante speranze in questo lungo periodo. Infatti, frequento la scuola a Senise e quest’anno prenderò la terza media. Uno dei miei sogni era continuare la scuola come stavo facendo in Senegal. Mi piace molto anche giocare a calcio e spesso organizziamo partite sia a Fardella e sia fuori. Abbiamo partecipato ad un torneo di calcio a Taranto insieme agli amici di Chiaromonte e Amendolara. Abbiamo vinto ed è stato bellissimo. Io sono stato molto fortunato, perché molti miei amici non ce l’hanno fata. Fardella mi ha accolto molto bene, mi piace moltoquesto paese e le persone sono brave. Io vorrei restare in Italia e trovare un lavoro. Mi piacerebbe fare il pescatore o l’agricoltore e farmi una famiglia e avere dei figli. Grazie a tutti soprattutto alle persone che mi hanno aiutato ad essere di nuovo felice”.


Vincenzo Terracina





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