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Il 180° anniversario delle batterie a cavallo

16/04/2011

Il Comandante Valentino de Simone è orgoglioso e fiero dei suoi Kepì perché essi rappresentano il fiore della gioventù italiana.

Era la prima volta che assistevo a una cerimonia militare. Non nascondo che ho avvertito una sensazione indefinibile: sembrava di essere catapultata in un’altra epoca in cui il campo magnetico terrestre, però, era concentrato tutto in quello spazio.
E’ stato emozionante vedere quello spiegamento di soldati e cavalli e la “rassegna allo schieramento” del valente Colonnello Valentino de Simone, Comandante del Reggimento Artiglieria a Cavallo e della Caserma Santa Barbara che i milanesi chiamano affettuosamente la “Perrucchetti”; ammirare lo schieramento dei Labari, delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, gli onori resi allo Stendardo delle Batterie a Cavallo e al loro Comandante, il suo discorso e poi, l’emozionantissimo “Caricat”. Tutto questo ha catalizzato gli sguardi dei presenti che, a volte, s’incrociavano con gli occhi dei soldati nel deflusso dei reparti in armi. I nostri occhi erano incapaci di volgere lo sguardo altrove, arrivavano sensazioni che duravano attimi di eternità e, poi i cannoni con due colpi fortissimi e sordi, hanno fatto sentire la loro tonante “voce”, seguita dal lungo applauso dei presenti. Particolarmente affascinante è stato il Carosello della Sezione a Cavallo. Prima degli onori finali, il Colonnello Valentino de Simone, Comandante la Caserma, per commemorare il 180° anniversario della Fondazione Batterie a Cavallo, con voce ferma, limpida e chiara, come nel suo inconfondibile stile, ha tenuto il rituale discorso rivolto ai suoi Artiglieri a Cavallo, ai vecchi e nuovi Kepì, agli Amici delle Batterie, al Gonfalone della città di Milano e ai Labari che hanno voluto unirsi in questa ricorrenza così importante, ringraziando tutte le autorità militari e civili, nonché gli ospiti. Ha rivolto un riconoscente ringraziamento a tutti i 75 Comandanti che lo hanno preceduto ed in particolare a quelli presenti in tribuna: il Col. Croce (59°), i Generali Giubbini Ferroni (62°), Pansarella (63°), Giglio (64°) e de Milato (68°) ed il Col. Donato Eramo (69°).
Poi, molto commosso, il Comandante si è rivolto ai suoi amati Kepì dicendo loro di sentirsi orgoglioso di aver avuto il privilegio di celebrare il 180° anniversario delle Batterie, nate a Venaria Reale l’8 aprile 1831, quando Garibaldi e Cavour erano ancora dei giovanotti e l’Italia era considerata da Metternich soltanto un’espressione geografica, un collage di otto piccoli Stati e non una Nazione. “Nelle Guerre di Indipendenza per l’Unità d’Italia – tuona il Comandante - tutte le criniere nere sono state protagoniste del Risorgimento perché hanno partecipato con onore e determinazione a tutte le campagne d’Indipendenza, perciò, bisogna guardare al futuro con la stessa forza ed energia dei nostri illustri antenati”.

Poi, il Colonnello, ha voluto ricordare agli Artiglieri a Cavallo l’aneddoto che ha determinato il loro motto e la tempra delle Voloire: “Nel 1848, prima Campagna d’Indipendenza, i nostri ragazzi costrinsero alla fuga una colonna di Austriaci non a cannonate, ma a suon di frustrate. Per questo motivo alla Voloire fu data la sciabola, unico Reparto di Artiglieria ad usarla ancora oggi”.
Rivolgendosi ancora ai suoi amati Kepì, li ha incoraggiati ad essere fieri del loro motto che incita a fare sempre tutto bene e subito, nel solco delle secolari tradizioni che il Col. de Simone ha sintetizzato in quattro irrinunciabili virtù: senso del dovere, signorilità, coraggio e lealtà.
“Le Batterie a Cavallo – continua il Colonnello – hanno servito la nostra amata Patria in guerra, guadagnandosi sul campo un ragguardevole numero di decorazioni al Valor Militare: ben 8 oro, 57 argento, 22 bronzo e 27 croci di ferro germaniche. Ma le Batterie servono la Nazione principalmente in tempo di pace, fedeli sentinelle dei principi costituzionali che sono, per noi, così importanti da essere scolpiti in lastre di marmo poste proprio al centro di questo magnifico piazzale. Dunque, una garanzia di efficienza, di prontezza e di fedeltà che ci vede anche oggi protagonisti nel garantire sicurezza e protezione alla cittadinanza milanese, in perfetta sintonia con le Forze di Polizia; assicurare pace e stabilità alle popolazioni libanesi; essere una componente essenziale delle Forze da Sbarco Nazionali; offrire da ben trent’anni ai giovani diversamente abili una casa, e non una caserma, per le loro utilissime attività di ippoterapia”.
Il Comandante, ha affermato di essere orgoglioso e fiero dei suoi Kepì perché essi rappresentano il fiore della gioventù italiana, cittadini esemplari a cui i milanesi offrono la loro amicizia, perfettamente contraccambiata. Il Col. de Simone ha terminato, quindi, il suo discorso leggendo la storia dell’Artigliere a Cavallo Roberto Cherubini, medaglia d’Oro, una criniera nera decorata al Valor Militare in Russia, che fa onore ai 180 anni di storia delle Batterie:
“Roberto Cherubini, volontario di altre due guerre, già decorato al valore, rifiutava di essere impiegato quale interprete, non volendo rinunziare all’onore di rimanere servente al pezzo. Nel corso di un’offensiva nemica, accerchiato da carri armati, deciso a non abbandonare il suo cannone, nonostante le gravi perdite subite dal Reparto, continuava da solo il fuoco e rendeva inservibili due carri armati avversari. Esauriti tutti i proiettili, si armava di mitragliatrice e continuava a sparare; inceppatasi l’arma, persisteva nella difesa con bombe a mano e col moschetto. Ormai privo di munizioni, faceva saltare il pezzo e, affidato l’anello nuziale a un compagno perché lo facesse pervenire alla consorte, si armava di un’ascia e si slanciava contro la torretta di un carro nemico, colpendone ripetutamente la mitragliatrice (qui il comandante, molto commosso, si è fermato per alcuni attimi) finché scompariva gloriosamente nell’impari lotta (Zona di Orobinskji – fiume Don - 12/17 dicembre 1942). Vi lascio, miei amati kepì - termina il comandante – con l’immagine di questo splendido ragazzo italiano nella certezza che voi tutti siete e sarete, assieme al vostro comandante, gelosi custodi di queste virtù che abbiamo ereditato dai nostri antenati. Il nostro compito è quello di tramandare la memoria a chi verrà dopo di noi. Il Signore Vi benedica tutti e Santa Barbara vi protegga per sempre: Viva il Reggimento di Artiglieri a Cavallo, Viva l’Esercito Italiano e Viva l’Italia”.
Sono intervenuti molti personaggi del Mondo Militare: il Gen. de Milato, Comandante del CME Lombardia, il Gen. Valentino, Direttore dell’Ospedale Militare, il Col. De Pascalis, vicecomandante della Brigata di Cavalleria, il Col. Pascali, Comandante Provinciale dell’Arma, il dott. D’Anna, Vice Questore Vicario di Milano, il dott. Piercamillo Navigo, Giudice della Corte di Cassazione ed il dott. Borrelli, già Procuratore Generale della Corte d’Appello di Milano.
Con grande orgoglio, hanno assistito alla manifestazione la bellissima Signora Lucia, con le due splendide bambine: rispettivamente consorte e figlie del Comandante Valentino de Simone.
E’ seguito un “vin d’honneur” nei locali della Sala Convegno Ufficiali e Sala Volontari.
Questa cerimonia ha avuto il potere di generare un effetto straordinario dentro di me, mi sono sentita a mio agio, in piena sintonia ed empatia con l’Esercito e i suoi ospiti. Mentre ammiravo i magnifici locali del Circolo Ufficiali, il cuore si riempiva di una calma infinita, di tranquillità, di pace, di meravigliosa armonia. L’incontro avvenuto circa due anni fa con l’Esercito, è diventato un rapporto di reciproca visitazione, di stupore e arricchimento vicendevole, dove continuo a rispecchiarmi nei suoi valori: la condivisione, la ricerca della solidarietà, la semplicità e l’autenticità, destando una spontanea simpatia, che richiama l’anelito al piacere dei doni intellettuali e spirituali che conducono a cercare, nelle convinzioni profonde che ci animano, il vero senso della vita.
Principia Bruna Rosco




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