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L’uomo in nero sul ponte

29/11/2011

Dal giornale di bordo del Demeter
6 luglio abbiamo finito di caricare sabbia argentifera e casse di terra. A mezzogiorno si leva l’ancora. Vento da est, fresco. Ciurma, cinque marinai…secondo e aiutante, cuoco, e io (capitano).
11 luglio, all’alba entriamo nel Bosforo. Salgono a bordo funzionari della dogana turca. Baskshish. Tutto in regola
12 luglio, abbiamo passato i Dardanelli. Altri funzionari di dogana. Altri funzionari di dogana e battello di squadra di vigilanza. Altra mancia. Intervento dei funzionari scrupoloso ma rapido. Vogliono farci ripartire al più presto. Al calar del buio entriamo nell’arcipelago.
Il 13 luglio abbiamo doppiato capo Matapan. L’equipaggio è inquieto, sembra spaventato, ma non vuole parlare.
14 luglio, ho avuto serie preoccupazioni a causa dell’equipaggio. Sono uomini coraggiosi, hanno già navigato con me. Il secondo non è riuscito a scoprire cos’è che non va; gli hanno detto che c’è qualcosa , e si sono fatti il segno della croce…
16 luglio, il secondo ha riferito che un uomo dell’equipaggio, Petrofsky, è disperso. Non sa darne spiegazione…gli uomini sono più depressi che mai.
17 luglio uno dei marinai, Olgaren, è venuto nella mia cabina, e tremando mi ha confidato che crede ci sia a bordo della nave un uomo molto strano. Ha detto che durante il suo turno di guardia se n’è rimasto a riparo dietro la tuga, perché c’era un temporale: è stato allora che ha visto un uomo alto e magro, che non somigliava a nessuno della ciurma, uscire dal boccaporto, andare verso il ponte della prua e sparire…era in preda ad un terrore superstizioso…
22 luglio. Tempo brutto negli ultimi tre giorni tutti impegnati alle vele…sembra che gli uomini abbiano dimenticato le loro paure…
24 luglio sembra che sulla nave ci sia il malocchio. Già avevamo perduto un uomo ed entrando nella baia di Biscaglia, col tempo che si annunciava cattivo, la notte scorsa ne abbiamo perso un altro, come l’altro smontava dal turno di guardia e nessuno l’ha più visto. Gli uomini sono terrorizzati…
28 luglio. quattro giorni d’inferno, squassati da una sorta di maelstrom, un vento furioso. Niente riposo per nessuno…
29 luglio. Un’altra tragedia. Turno di guardia singolo stanotte, l’equipaggio era troppo stanco per un turno doppio. Quando la sentinella è uscita sul ponte al mattino non ha trovato nessuno tranne il timoniere. Altre grida dall’arme…
30 luglio. Titti sollevati, ci stiamo avvicinando all’Inghilterra. Il tempo è bello, le vele sono spiegate…
1 agosto…due giorni di nebbia, neanche una vela in vista…abbiamo l’impressione di correre verso una sorte terribile…
2 agosto, mezzanotte. Mi sono svegliato dopo pochi minuti sentendo un grido che pareva venire fuori dal mio oblò…non c’è traccia dell’uomo di guardia. Un altro scomparso. Che Iddio ci aiuti!..
3 agosto. A mezzanotte sono andato a dare il cambio al timone ma arrivato li non ho trovato nessuno. Il vento continuava senza sosta, e la nave filava senza straorzare. Non oso abbandonare il timone e allora ho gridato per chiamare il secondo…mi si è avvicinato e ha bisbigliato rauco:” è qui. Ora lo so. Ieri notte durante il turno di guardia, l’ho visto, è simile a un uomo, alto e sottile, pallido e spettrale. Era a prua, e guardava lontano. Piano piano gli sono arrivato alle spalle, e l’ho colpito con il coltello. ma il coltello l'ha attraversato da parte a parte come se fosse aria”. ”ma è qui e lo troverò. Forse è nella stiva, in una delle casse. Le schioderò ad una ad una, e guarderò dentro. Pensate voi al timone”. Ormai è quasi finita. Proprio quando cominciavo a sperare che il secondo sarebbe risalito più calmo è uscito dal boccaporto con un grido improvviso, di sgomento, che mi ha gelato il sangue. È schizzato sul ponte come una palla di fucile- un pazzo furioso, con gli occhi fuori dalle orbite e il volto contratto dal terrore.” Salvatemi! Salvatemi!” gridava, e si guardava attorno, fissava il muro di nebbia. L’orrore si è tramutato in disperazione , e con voce ferma ha detto:” fareste bene a venire anche voi, capitano, prima che sia troppo tardi. Lui è qui. Ora conosco il segreto. Il mare mi salverà da lui, non c’è altro da fare!” prima che potessi dire una parola, o muovermi per afferrarlo, è schizzato sul parapetto e si è gettato in mare.
4 agosto. Ancora nebbia, e l’alba non riesce a diradarla. So che è l’alba perché sono un marinaio, altrimenti sarebbe impossibile. Non ho osato scendere sotto coperta e non ho osato abbandonare il timone. Sono rimasto qui tutta la notte, e nell’oscurità l’ho visto: era lui! Dio mi perdoni, ma il secondo ha fatto bene a gettarsi in mare. Meglio morire da uomo; nessuno potrebbe aver da ridire su una morte da marinaio in alto mare. Ma io sono il capitano, non devo abbandonare la mia nave. E la farò vedere io al quel mostro, a quel demonio; quando le forze mi verranno meno mi legherò al timone per le mani, e alle mie mani intreccerò qualcosa che Lui, - Lui non oserà toccare…
Mi chiedo se Lega e PDL abbiano trovato una qualche ispirazione proprio in queste pagine di Bram Stoker. Il governo Monti trasporta qualcosa di estremamente pericoloso nella stiva. Qualcosa capace di creare il vento e la burrasca, di sollevare la nebbia e disorientare chi governa la nave. Qualcosa che mira a farsi traghettare in acque sicure nutrendosi, a poco a poco, dell’equipaggio. La stampa libera deve rappresentare la luce del giorno che tiene rintanati i mostri ( parlo chiaramente per metafora senza riferimenti specifici ad alcuno), la Costituzione ed il Parlamento, quella croce che li tiene lontani. Il lavoro di delegittimazione, di minacce, di distruzione dell’operato del Governo, addirittura prima ancora che questa sia cominciato, è già iniziato ed è evidente sotto gli occhi di tutti. È un momento cruciale, delicatissimo. Oltre che contro il mare tempestoso dell’economia mondiale bisogna fronteggiare quel mostro nella stiva che, una volta rimasto ultimo, saprebbe bene, per la propria, unica salvezza, arenare la nave, vuotata di ogni forma di vita politica ed istituzionale, su qualche lido deserto. Tocca a noi cittadini, agli uomini della stampa e della cultura puntare il dito, sventare il pericolo reazionario che incombe sulla Nazione e salvaguardare quello spirito civico che consenta una larga condivisione di intenti, oltre ogni divisione di parte, di fronte alle difficoltà estreme, e che rappresenta da sempre, per ogni popolo, l’unica, vera speranza di salvezza.

Antonio Salerno



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