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Recensione di "Carte da gioco"di Francesco De Napoli |
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21/10/2011 | Le Edizioni Osanna di Venosa hanno pubblicato in una nuova edizione, riveduta e ampliata, la già nota alla critica "trilogia dell'infanzia" di Francesco De Napoli, dal titolo molto emblematico e coinvolgente, se vogliamo inquietante: "Carte da gioco" (2011, pp. 72, € 9,00).
Il poemetto si compone delle tre cantiche "L'attesa", "La casa del porto" e "Carte da gioco", ed è preceduto da un vero e proprio studio critico - che è riduttivo chiamare Presentazione - dello scrittore e studioso lucano Mario Santoro. In conclusione, figura una appendice critica con note di Massimo Grillandi e di Giorgio Bàrberi Squarotti.
La Prefazione di Santoro è un esempio di scrittura e di analisi testuale:
"Diverse sono, o possono essere, le chiavi di lettura perchè l’autore tenta, e con successo, variegate modalità di scrittura. Appare evidente una sorta di trilogia che sembra staccarsi dal contesto e costituire un nucleo a se, capace di dare conto delle più profonde emozioni di Francesco De Napoli. Si tratta di unicità di intenti nella triplicità delle modalità proprie e particolari e nella polivalenza dei significati possibili, tutti resi ben espliciti con tanto di rimandi sottili che eliminano le ambiguità, ma non le inevitabili ambivalenze."
Aveva già precisato Massimo Grillandi:
“La poesia di Francesco De Napoli nasce da una genuina tensione interiore, dalla necessità di recuperare con il proprio passato anche il profumo inconfondibile dei sentimenti, che lo hanno alimentato e ne costituiscono l’essenza più vera. Le radici del poeta formano quindi la ragione prima della sua ispirazione e muovono accortamente, ma anche in modo appassionato, le acque di una nostalgia che non riesce a farsi rimpianto, ma resta sempre sottesa alla necessità di instaurare, con se stesso e con gli altri, un colloquio che abbia un significato inteso a trascendere il privato e a farsi discorso universale.”
Osserva, da ultimo, Giorgio Bàrberi Squarotti:
“La narrazione del passato di vita, di esperienze, di stupori, di ansie, di mutamenti, di strazi dolorosi del cuore è rallentata, sicura, prolungata, come se ormai tutto quello che è accaduto ora fosse stato illuminato e acquietato in virtù della parola poetica, tanto incisiva e profonda quanto rasserenata, anche quando il racconto rievoca le separazioni, la pena dei trasferimenti e delle dislocazioni negli altrove che l’esistenza comporta.”
Francesco De Napoli, nato a Potenza (PZ) nel 1954, risiede fin da bambino nel Lazio Meridionale, a Cervaro (FR). Lavora presso la Biblioteca Comunale di Cassino (FR) ed è un infaticabile operatore culturale. Ha fondato il Centro Culturale “Paideia” e l’Istituto per le Ricerche Sociali “Antonio Labriola”, il filosofo nativo di Cassino.
Katia Pellegrini
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