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“Basilicata coast to coast” a piedi. Questa volta non è un film

10/06/2011

Non un carretto trainato da un asino, né una tabella di marcia da seguire per raggiungere in tempo la meta prefissata, ma zaini pesanti fino a 13 chili con scorte di viveri, tende e sacchi a pelo e, soprattutto, nessun programma da rispettare.
Così, e a piedi, sette uomini e sei donne provenienti dal centro-nord d’Italia, dal 2 giugno fino a domani, percorrono la Basilicata camminando sette ore al giorno. Da Maratea a Lauria, fino al lago Frusci sotto il monte Alpi, da Latronico a Francavilla, fino al rifugio Acquafredda e poi a Valsinni passando da San Costantino Albanese. E, ancora, da Tursi a Policoro.
Chiaro che il film di Rocco Papaleo “Basilicata coast to coast” ha offerto lo spunto ma questo gruppo di esploratori fa del viaggiare a piedi una filosofia di vita da sempre.
Alessandro Vergari, fiorentino doc, è l’organizzatore di una “Basilicata coast to coast” che ha variato di poco quella del regista lucano, mettendo insieme tredici camminatori esperti aderenti al progetto “Walden. Viaggi a piedi” (www.waldenviaggiaiedi.it), in collaborazione con la cooperativa “Viaggi solidali” (www.viaggisolidali.it) specializzata nel turismo responsabile.
Il supporto tecnico e logistico dell’Apt Basilicata ha addolcito il loro faticoso itinerario con il “Viaggio sentimentale” a Valsinni, il paese della poetessa Isabella Morra, e la visita al Museo della cultura Arbreshe di San Costantino Albanese.
“Sono stato nei Balcani – comincia a raccontare Vergari – dove c’è un’ospitalità al viandante che nel resto d’Italia e dell’Europa occidentale è andata perduta. Qui, in Basilicata, l’abbiamo ritrovata, come in Romania, Turchia, Albania e Medio Oriente. Luoghi in cui l’escursionismo non esiste e l’andare a piedi è solo per lavoro o necessità. Vedere gente come noi è una novità ed è la curiosità ad avvicinare le persone”. Non cercano altro questi viaggiatori se non un contatto diretto con le popolazioni che incontrano.
Dopo aver visto il film, lo scorso inverno Vergari ha fatto un sopralluogo veloce ipotizzando le tappe di questo viaggio.
Il colore e il profumo delle ginestre e le continue sorprese riservate dalla natura incontaminata hanno scandito ogni giornata, suggellate “dalla cortesia delle persone che ci ha dato la sensazione di conoscerle da sempre, diversamente alcuni momenti sarebbero stati faticosi e malinconici”. Forte “l’equilibrio tra curiosità e discrezione” – interviene Cinzia Melograno, romana, in Basilicata per la quinta volta. “Sono contenta che questa regione sia entrata nel cuore di tutti anche grazie al film perché ha requisiti rari: il senso di comunità, la varietà del territorio che in spazi piccolissimi propone scorci paesaggistici diversi, la genuinità del cibo”.
Se il film ha aperto una nuova finestra sulla Basilicata, suggerendo di visitarla perché custodisce più di quanto si creda, il contatto con i lucani, la loro anima, la loro disponibilità, devi viverla direttamente e poi raccontarla. “E, infatti, siamo rimasti colpiti proprio da questo modo di essere” – dice il capo gruppo. E poco importa se molti sentieri non sono ancora segnati, “rimane il fascino di un territorio non del tutto antropizzato, di spazi immensi che rendono l’idea di infinito, dove la presenza umana si sente appena e molti percorsi sono tracciati solo dai segni delle ruote dei mezzi agricoli, offrendo il senso dell’isolamento e la voglia di scoprire non sapendo bene dove arriverai”.
In auto, in bici, in moto, e ora a piedi, un viaggio in Basilicata è un’attesa e una rivelazione continue che per chi cerca ancora qualcosa di autentico costituisce il raggiungimento di un traguardo inimmaginabile. E non puoi non suggerirlo, riprende Vergari, “perché ci si imbatte in una natura preponderante ma non pericolosa, trovando asilo in una masseria, vedendo un paese in lontananza, incontrando persone, e questo ti dà una relativa sicurezza pur nella certezza che possa capitare di tutto”.
Papaleo e i suoi compagni girovaghi ad un certo punto fanno i conti con “un brigante mascherato a cavallo”, difficile da incontrare di questi tempi eppure per chi fa escursionismo ogni imprevisto è in agguato. “Avevo ipotizzato bivacchi sotto le stelle, confida la guida, ma mai mi è capitato di dormire in un comitato elettorale come a Lauria grazie alla concessione di alcuni giovani”. Si sono dovuti riparare spesso dai temporali ma non hanno patito grandi disagi, ad esempio alcuni abitanti di Trecchina “hanno allestito uno spazio per noi in un capannone per poi farci accomodare in casa a bere caffè, tè, tisane”. A Latronico, invece, ha aperto le porte di un agriturismo mai sistemato il “barone”, “o perlomeno così si fa chiamare l’uomo che ci ha ospitati dandoci anche da mangiare e dormire assistiti dal suo domestico indiano. Non ci ha chiesto nulla”.
I quattro musicisti, alias Papaleo, Gassman, Gazzè e Briguglia, partono con la meta del concerto a Scanzano Ionico, potenziale occasione di svolta nelle loro vite, ma quando a scegliere la Basilicata sono persone che conservano nella memoria i cammini di pace da Barbiana a Monte Sole, o quelli di Santiago e lungo la via Francigena, tutto assume un significato diverso e impone degli interrogativi. “Se alla fine di questo viaggio, quando si arriva in fondo non si controlla il desiderio di raccontare il bel posto visitato e la gente migliore che si sia mai conosciuta, ecco lo scopo è raggiunto”.
Non è vero che la Basilicata non ha nulla, dipende da quello che cerchi. “La Toscana ha mille luoghi, i suoi tesori non li trovi altrove, però, da un punto di vista umano non c’è uno scambio perché sono talmente tanti i turisti che si finisce per costruire un rapporto superficiale”. Alessandro Vergara non ha dubbio alcuno: “Non ho ricordi di viaggi che abbiano trasmesso un calore umano simile. Non conoscevo lo slogan dell’Apt ma ora penso che renda al meglio ogni aspetto di questa vostra regione. Perché è davvero una bella scoperta”.



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