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Anche in Basilicata una lunga storia di opere necessarie e utili bloccate

16/01/2020

Sono 170 le opere pubbliche individuate in Italia da Legambiente per fare aprire i cantieri e rilanciare investimenti e occupazione. Alla faccia delle polemiche sull’ambientalismo “del no”, l’associazione ha voluto realizzato un elenco certosino, suddiviso per Regione e per tipologia di intervento - messa in sicurezza, bonifica, trasporti, infrastrutture- di opere grandi, medie o piccole che consentirebbero agli italiani di vivere meglio. I criteri adoperati per la loro selezione sono, infatti, quelli dell’utilità per i cittadini e i territori, del miglioramento della sicurezza sismica, idrogeologica e sanitaria, dell’innovazione nel sistema della mobilità, di un minore consumo delle risorse naturali e di materia, della transizione energetica.
"Per la Basilicata - dichiara Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata - abbiamo focalizzato l'attenzione su alcune delle priorità regionali di intervento. Innanzitutto c'è il tema delle bonifiche a partire da quelle dei due siti di importanza nazionale di Tito e della Val Basento che, a fronte dei noti finanziamenti riconosciuti, scontano ritardi del tutto inammissibili. Ma la questione delle bonifiche omesse o lente è una costante per la nostra Regione come dimostra la vicenda dell'inquinamento delle acque di falda nell'area dell'ex-Fenice di Melfi, quella delle discariche in infrazione da parte della Corte di Giustizia UE (in Basilicata ci sono 20 discariche dismesse che attendono il completamento delle attività di bonifica), quella relativa all'eredità delle attività industriali dell'impianto Magnox all'Itrec di Rotondella (dove la bonifica è iniziata solo a seguito di un intervento forte della magistratura e delle forze dell'ordine e dopo un estenuante rimpallo di responsabilità), per finire a quelle legate agli inquinamenti da attività petrolifere. La Basilicata deve recuperare il tempo perduto sul fronte delle bonifiche costruendo un moderno sistema di monitoraggio, controllo e ripristino ambientale. E bisogna superare la logica della “messa in sicurezza” per lavorare nella direzione di un rilancio economico delle aree interessate dalle attività di bonifica nell'ottica della Green Economy".
"L'altro tema affrontato nel dossier - continua Lanorte - è quello dei trasporti e delle infrastrutture. Sottolineiamo da tempo che tra le opere necessarie da completare va data priorità alla velocizzazione della linea Battipaglia-Potenza-Metaponto, al potenziamento della Potenza-Melfi-Foggia e alla realizzazione della Ferrandina-Matera uno degli esempi nazionali più noti di infrastruttura ferroviaria mai realizzata. Questi sono tre esempi di opere utili e necessarie per la Basilicata che ha bisogno di investimenti infrastrutturali che siano coerenti con le caratteristiche economiche, sociali e produttive del territorio. Noi siamo convinti che l'infrastruttura di per sé non garantisce la produttività del sistema ma va programmata in relazione al piano di sviluppo di un territorio e quindi sottolineiamo l'esigenza di definire le infrastrutture per il trasporto veramente utili e in linea con i tempi: in altre parole chiudere con gli investimenti per la gomma e per le nuove infrastrutture inutili e dedicare il 100% delle risorse al trasporto pubblico, intermodalità e distribuzione sostenibile delle merci. Nell'ottica di una Regione che investa nella Green Economy riteniamo che la maggior parte delle risorse per le infrastrutture deve essere destinata agli interventi di mobilità sostenibile, finalizzati a rendere gli spostamenti più efficienti, facili e agevoli in cui il trasporto pubblico sia reso più razionale e qualitativo, garantendo l’accessibilità delle persone con disabilità e con mobilità limitata e promuovendo l’incontro tra la domanda e l’offerta di forza lavoro, competenze e servizi sociali".
"La terza priorità per la Basilicata evidenziata nel dossier - sostiene ancora Lanorte - è quello della messa in sicurezza del territorio affrontata attraverso il duplice tema del rischio nucleare e di quello idrogeologico. I lavori di smantellamento (decommissioning) e gestione dei rifiuti radioattivi di Itrec, affidati alla Sogin proseguono ancora con troppa lentezza anche se la recente operazione di rimozione del monolite di rifiuti radioattivi, benché effettuata in assenza di informazioni al pubblico, va colta come un segnale positivo nell'ottica della messa in sicurezza dell'area. Invece constatiamo l'enorme lentezza a mettere in atto concreti strumenti di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico. Anche gli eventi drammatici del 2019 in Basilicata evidenziano la forte discrepanza che ancora esiste tra le evidenze, la conoscenza, i danni, le tragiche conseguenze del rischio idrogeologico nella nostra Regione e la mancanza di un’azione diffusa, concreta ed efficace di prevenzione sul territorio regionale. Eppure quella della manutenzione del territorio potrebbe essere anche una grande occasione per creare lavoro e innovazione. In Basilicata negli ultimi decenni si sono succeduti piani e programmi di mitigazione del rischio idrogeologico spesso composti da interventi puntuali e slegati dal contesto territoriale che hanno prodotto solo una lista della spesa volta ad una fantomatica messa in sicurezza del territorio con scarsi risultati in termini di efficacia perchè legati quasi esclusivamente alla fase emergenziale e non a quella della prevenzione. Ci auguriamo quindi che il Piano degli Interventi di Mitigazione del Rischio Idrogeologico, segni un'inversione di tendenza in questo senso anche se, in oltre due anni, sono pochissimi gli interventi appaltati, mentre i cambiamenti climatici stanno procurando ulteriori danni al territorio, ai cittadini, alle imprese".
"In aggiunta a quelle segnalate nel Dossier - conclude Lanorte - sono anche altre le opere pubbliche che riteniamo necessarie per la Basilicata. Tra quelle prioritarie ci sono certamente quelle relative agli impianti di depurazione: nella nostra Regione ci sono 16 agglomerati urbani che violano le norme UE sugli obblighi di raccolta o trattamento delle acque reflue urbane. Inoltre persiste il tema dell'evasione delle vecchie pratiche di condono e l'abbattimento degli edifici abusivi: in Basilicata tra il 2004 e il 2018 su 946 ordinanze di demolizione emesse solo 224 sono state eseguite. Ancora, sarebbero necessari grandi investimenti di contrasto allo spopolamento nelle aree interne e, in particolare, una grande spinta al rafforzamento delle reti digitali finalizzata al superamento delle disuguaglianze nell’accesso ai servizi essenziali e del divario digitale tra aree ricche urbane e aree fragili marginali. Infine, nel settore della gestione dei rifiuti servono gli impianti per rendere realmente efficaci i sistemi di raccolta differenziata. Per raggiungere i nuovi target di riciclo dettati dalla recente normativa europea sul tema, servono gli impianti per la valorizzazione dei materiali da raccolta differenziata, a partire da quelli di digestione anaerobica e compostaggio per il trattamento della frazione organica, che rappresenta il 40% del quantitativo ottenibile con la raccolta differenziata. Siamo ormai al 2020 ed in Basilicata, malgrado gli annunci del governo regionale, ancora non siamo riusciti a realizzare il primo impianto di compostaggio della frazione umida riveniente dalla raccolta domiciliare, mantenendo il triste primato che ci vede come unica regione d’Italia a non avere in esercizio alcun impianto di trattamento della frazione organica dei rifiuti".




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