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Anche a Senise la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato

16/01/2018

Domenica 14 gennaio anche a Senise si è celebrata la giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato che ha avuto come tema “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati”, consegnato da Papa Francesco nel suo Messaggio alla Chiesa universale.
“Accogliere, proteggere, promuovere e integrare” sono le quattro azioni per cercare di affrontare il tema dei migranti e dei rifugiati salvaguardando la dignità della persona che sono indicati da Papa Francesco nel messaggio ricco di proposte e azioni concrete, che il Pontefice offre all’analisi e allo studio della comunità cristiana e di quella internazionale. Quattro verbi fondati sui principi della dottrina della Chiesa, che formano una comune risposta alle sfide poste dalle migrazioni contemporanee. Per ciascun verbo il Pontefice propone una serie di azioni e di iniziative da mettere in opera per concretizzare, con sollecitudine ed efficacia, accoglienza e integrazione per chi fugge dalle guerre, dalle persecuzioni, dai disastri naturali e dalla povertà. Tante buone pratiche per affrontare in maniera chiara e pragmatica il fenomeno delle migrazioni, perché tutte le Chiese si impegnino a promuovere queste buone prassi.
La manifestazione senisese, promossa dall’ufficio Migrantes della Caritas diocesana, dalla parrocchia di Senise e dalla Cooperativa Medi Hospes è stata aperta con una messa solenne in Chiesa S.Francesco alle ore 11,30, presieduta da don Giuseppe Gazzaneo, Direttore Caritas diocesana e da don Pino Marino, ricca di momenti di preghiera, riflessione, festa e sensibilizzazione sul fenomeno delle migrazioni, per un rinnovato impegno sul versante dell’accoglienza e dell’integrazione.
“Migrantes come fondazione si occupa in particolar modo dell’assistenza religiosa dei migranti a tutti i livelli. E’ nata per volontà della CEI e si occupava dell’assistenza religiosa dei migranti italiani, ramificandosi in tutto il mondo. Oggi, come vice direttore dei migrantes della Diocesi di Tursi-Lagonegro – spiega Maria Lucia Cristiano – è stata una gioia partecipare a questa giornata, organizzata in modo impeccabile e che denota l’impegno degli organizzatori che hanno svolto un lavoro eccellente con competenza e professionalità non solo della Cooperativa ma anche per l’attenzione della parrocchia che ha accolto gli inviti che quotidianamente vengono rivolti dal papa. Il Santo Padre ha definito i migranti come uomini e donne in cerca di pace, non solo come assenza di guerra, ma una pace che può far pensare ad un futuro da programmare. Mi auguro per ciascuno delle persone incontrate e che poi è quello che loro chiedono, di poter ricominciare e trovare una nuova famiglia. Ho augurato loro che non vi sia una fine al loro viaggio, ma il loro viaggio finisca con un nuovo inizio e quindi con una nuova vita”.
Alle ore 13,00 si è svolto il pranzo etnico nel Centro parrocchiale “don Egidio Guerriero” con la presenza del vescovo mons. Vincenzo Orofino che ha segnato un momento ulteriore di condivisione con gli ospiti dello Sprar di Senise.




Alla fine abbiamo scambiato qualche battuta con mons. Orofino.
Eccellenza, la giornata mondiale del migrante e del rifugiato è sempre un momento propizio per ricordarci dell’importanza dell’accoglienza, secondo quanto ci ha insegnato Gesù Cristo.
“La Chiesa nella sua opera di evangelizzazione non lascia fuori nessuno e quindi è attenta ad ogni persona proprio nella fedeltà al Vangelo. Per la Chiesa nessuno è estraneo. Siamo tutti a casa nostra, sempre a casa nostra dovunque ci troviamo”.

Papa Francesco ci raccomanda l’accoglienza dei migranti minorenni, specialmente quelli soli e sottolinea che i minori migranti ci spingono a ripensare non solo al Welfare e la democrazia, ma anche la nostra vita ecclesiale.
“Se l’accoglienza è un dovere per ogni uomo, per ogni persona, lo è ancora di più per ogni cristiano. L’accoglienza dei piccoli, degli indifesi, dei fanciulli diventa come un imperativo, perché si tratta di accogliere veramente chi non può fare diversamente, chi è totalmente indifeso e di chi ha necessità di essere accolto totalmente e di essere preso in carico. L’accoglienza dei bambini è la vera sfida in questo momento non solo per la Chiesa ma anche per gli Stati”.
Lei nella lettera pastorale, a riguardo dei più bisognosi, ci ha invitato testualmente : serviamoli con amore, assistiamoli con competenza, ascoltiamoli con attenzione, circondiamoli di affetto! Nelle nostre parrocchie già si fa tanto. Forse potremmo fare di più e meglio?

“ Certo che si può fare sempre di più e meglio. L’accoglienza delle persone che arrivano in Italia, che arrivano nel nostro territorio, non può essere legata ad un gesto di solidarietà, deve essere un gesto completo, compiuto e competente vale a dire che occorre rispettare le leggi dello stato, occorre avere gli strumenti scientifici, educativi e sanitari per accogliere nel modo giusto, superando quel livello del volontarismo per arrivare ad una forma di vita quasi quotidiana, compiuta dove l’altro è accolto come è, per quello che è nella condizione in cui si trova a vivere rispettando tutta la sua dignità e l’accoglienza deve essere fatta in condizioni ottimali, in condizioni culturalmente elevati”.
Per concludere -Come rispondere a quelli che non vedono di buon occhio questo afflusso migratorio e pensano che sia esagerato e che dovrebbe fermarsi?
“A mio parere non è per cattiveria che alcuni rifiutano l’accoglienza. Io non penso che ci siano persone dal cuore duro fino al punto da rifiutare di dare una mano a un’altra persona che è nel bisogno. Coloro i quali hanno delle riserve, manifestano semplicemente delle perplessità operative e non di valore. Vorrei proprio sperare che nessun uomo rifiuta un altro uomo. Che nessuno di noi possa avere problema ad ospitare un altro che viene da lontano con una cultura diversa, un colore diverso, abitudine diversa. Chi è più avanti di altri culturalmente deve sapere comunicare, condividere ed essere contagioso. Il compito di noi cristiani è quello di essere fermento nella società anche a questo livello. L’annuncio di Gesù non è disincarnato; accade nel tempo e nello spazio, nelle circostanze della vita. Una sfida che oggi deve affrontare la cultura occidentale è quella dell’accoglienza degli amici che vengono dall’Africa e da altre terre. E’ una vera sfida! E’ una sfida culturale, una sfida umanitaria, è una sfida anche cristiana. Noi che abbiamo ricevuto il dono della fede che è un di più rispetto ad altri, siamo chiamati a dare di più, perché non è merito nostro se siamo oggi insieme, qui a Senise a pranzare con gli altri. Il Signore ci ha donato di essere cristiani, di stare nella Chiesa e di poter guardare questi amici con uno sguardo puro, libero, lieto, uno sguardo che non conosce opposizioni. Uno sguardo veramente libero. Imparare, dunque, a guardare con libertà questi amici significa sapere accoglierli per quelli che sono”.

Vincenzo diac. Terracina



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