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Sul Pollino, 'zio Peppe' bruciato due volte

14/08/2014



E’ un po’ come prendere un pezzo della tela che ritrae la Gioconda e asciugarsi il sudore. Oppure come tranciare un braccio al David di Michelangelo e usarlo come martello per appendere un chiodo. O, ancora, usare il crocifisso di Giotto per accendere il camino. Ma a bruciare, per la seconda volta, è stato “zio Peppe”, il grande Pino Loricato che qualcuno pensò di bruciare per protestare contro l’istituzione dell’Ente Parco Nazionale del Pollino, negli anni Novanta. Come segnala sui social network l’associazione Viaggiare nel Pollino, qualcuno ha pensato bene di utilizzare, per bivacco o per vandalismo, i resti dell’albero secolare per accendere un fuoco. “Scusate la volgarità- scrivono dall’associazione- ma solo degli imbecilli possono pensare di utilizzare i resti di "Zio Peppe" per arrostire e bruciarci dentro anche una bottiglia di plastica. Solo degli Imbecilli a cui dovrebbe essere negato l'accesso a questo paradiso”. Non sono mancati i riferimenti, nei messaggi degli utenti, alla mancanza di controlli in un’area che dovrebbe essere protetta.



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