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Cia-Agia: sottoscritto accordo per giovani agricoltori

23/04/2014



Nei prossimi mesi nelle campagne italiane si possono creare oltre ventimila nuovi posti di lavoro, di cui almeno 5-600 in Basilicata. A rendere reale questa importante opportunità è il Protocollo d’intesa (firmato oggi a Roma) fra il Ministero del Lavoro, la Cia-Confederazione italiana agricoltori e la sua Associazione giovani imprenditori agricoli (Agia). Si tratta di un significativo atto concreto del Piano nazionale “Garanzia per i giovani” che prevede uno stanziamento complessivo per tutti i settori produttivi di 1,7 miliardi di euro.
Il protocollo -che è stato firmato, presso la sede della Cia, dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti, dal presidente della Confederazione Dino Scanavino e dal presidente di Agia Luca Brunelli- consentirà alle imprese agricole associate di attivare tirocini e rapporti di apprendistato con giovani che intendono avvicinarsi all’agricoltura. Nello stesso tempo sono previste anche azioni per l’auto-imprenditorialità.
Il mondo agricolo vuole dare il suo apporto alla soluzione del problema e l’occasione offerta da “Garanzia per i giovani” va sfruttata nella maniera migliore. Così Cia e Agia sono pronte a fare sino in fondo la loro parte e con la firma del protocollo daranno l’opportunità e la possibilità a tanti giovani di trovare un’occupazione in agricoltura, settore che racchiude grandi risorse e potenzialità e che può dare un contributo notevole alla ripresa economica.
Basta scorrere le cifre dell’Istat per capire l’importanza dell’agricoltura nella lotta alla disoccupazione. Nell’ultimo anno sono stati i giovani a contribuire in modo tangibile alla crescita nei campi del lavoro dipendente, visto che gli occupati con meno di 35 anni sono cresciuti del 5,1 per cento.
L’intesa – commenta l’AGIA-CIA Basilicata – si inserisce perfettamente nel progetto agricoltura “Futuro giovane” predisposto dall’Agia lucana sulla base della parola d’ordine passione, amore, energia per una nuova stagione dell’agricoltura lucana contiene proposte semplici e concrete: un'agenzia per il riordino fondiario per facilitare l'accesso alla proprietà della terra; la costituzione di società miste giovani e anziani, società in cui l’anziano proprietario, titolare dell’azienda, entra in società con il giovane; misure per facilitare nuove imprese agricole attraverso l’accesso al credito e al mercato, la semplificazione normativa, la fiscalità agevolata, il supporto alla gestione.
Il ricambio generazionale in agricoltura -evidenzia l’associazione- è un passaggio cruciale per l’agricoltura lucana, in quanto l’agricoltura è un patrimonio, oltre che dei prodotti che gli agricoltori creano, fatto di cultura dei territori, di tradizioni e saperi che, molto spesso, non si imparano ma si tramandano di generazione in generazione. In presenza di investimenti, in quote di produzione, nel miglioramento delle aziende, di mutui e prestiti contratti anche a breve periodo, sono evidenti le maggiori difficoltà che possono incontrare i giovani nell’attuale fase economica rispetto al resto del comparto".
L’agricoltura –sottolinea l’Agia-Cia- non è più solo un “affare di famiglia”. Se un tempo in campagna ci si nasceva e il mestiere si ereditava dai genitori, oggi cresce sempre di più il numero di chi sceglie la vita dei campi, pur provenendo da esperienze e formazioni diverse.
E fanno bene -evidenzia l’Agia Cia- perché l’agricoltura si sta dimostrando vitale e “anticiclica” dal punto di vista occupazionale, anche se i numeri del “turn over” generazionale nei campi sono ancora bassi, con gli “under 40” che rappresentano solo il 9,9 per cento del comparto e gli “under 30” che si fermano addirittura al 2,1 per cento. Eppure, secondo dati recentemente pubblicati da Almalaurea, ad esempio un agronomo su due trova lavoro entro un anno dal conseguimento del titolo, e quasi uno su tre con un contratto stabile. Tanto che, dall’inizio della crisi, la facoltà di Agraria ha fatto segnare un picco di immatricolazioni superiore al 40 per cento, a fronte di un crollo generalizzato delle iscrizioni di oltre il 12 per cento in cinque anni.
“Stiamo assistendo a un fenomeno di rinnovamento del comparto: mentre i figli degli agricoltori che decidono di portare avanti l’azienda di famiglia si sono ridotti al 61 per cento del totale –sottolinea Antonio Nisi, presidente della Cia Basilicata- una nuova tendenza avvicina al lavoro dei campi giovani laureati o professionisti di altri settori che decidono di mollare tutto e di cambiare vita”.
Alla base di questo fenomeno nuovo che sta attraversando il comparto ci sono più fattori. Quasi il 45 per cento di questi imprenditori “young” decide di investire in agricoltura dopo esperienze lavorative concluse negativamente nei comparti più vicini alla propria preparazione. Il 33 per cento dichiara di aver scelto l’agricoltura più per la qualità della vita in campagna che per le reali prospettive offerte dal settore. Mentre il restante 22 per cento è stato coinvolto nella scelta da amici e conoscenti, con cui poi ha iniziato l’esperienza lavorativa in azienda.
Qualunque sia il motivo di questa scelta, però, un elemento resta fondamentale: in otto casi su dieci sono stati aiutati dalla famiglia nella fase di “start-up” aziendale, per l’acquisto della terra (65 per cento), per i macchinari (45 per cento) e per la burocrazia di partenza (56 per cento). Il che dimostra che nel settore, soprattutto per i giovani, il “credit crunch” è ancora molto forte.



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