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Senise, costone orientale: chiesti nuovi fondi |
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9/02/2014 |
| La Basilicata continua a franare e spesso l’indice viene puntato sulla categoria dei geologi. Perché se gli smottamenti sono annunciati e le frane sono, come si dice in gergo, “indotte”, allora è facile chiedersi cosa contengono le relazioni geologiche stilate prima di effettuare un intervento. Ma il problema sembra un altro. “C’è scarsa concertazione tra il nostro lavoro e gli enti pubblici- spiega Franco Guglielmelli, vice presidente dell’Ordine dei Geologi di Basilicata- gli attuali depositi dei progetti che si fanno al Genio Civile, devono diventare autorizzazioni, come accade nelle regioni limitrofe, ma non in Basilicata. Le autorizzazioni, a differenza dei depositi, prevedono il controllo delle opere”.Tanto si è parlato di Senise perché in questo paese dici frana e pensi agli 8 morti di collina Timpone. Adesso, proprio a Senise, ci si sta concentrando sulla necessità di effettuare interventi ulteriori di consolidamento lungo il costone orientale del centro storico. Qui, pochi giorni fa, ha ceduto un pezzo di timpa in prossimità di una cantina e sotto alcune abitazioni. Il Comune, che ha chiesto a Regione e Ministero i fondi necessari, aveva già posto attenzione su quel versante, che nel 2009 era stato interessato da lavori di consolidamento. Questi interventi hanno, di fatto, rafforzato il costone ma non era previsto che lo interessassero interamente. Ma già nella relazione geologica fatta all’epoca, a firma, dei geologi dell’Atp si legge che “esiste una situazione di estremo pericolo che riguarda il complesso edilizio del Castello medievale (…) che ospita anche un asilo nido. In particolare il muro di contenimento realizzato dal genio Civile, si interrompe proprio sotto il Castello (…) lasciando così una parete verticale libera che rilascia materiale di vara natura”. Nei pressi di questa area, come ci spiegano anche dall’ufficio tecnico, appare visibile che il contrafforte della struttura medievale del Castello, nella parte superiore, si sia “staccato”. Per questo il Comune ha chiesto fondi per intervenire anche su quell’emergenza.
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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