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Fardella: precisazioni in merito alla petizione popolare |
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16/01/2014 |
| In riferimento a quanto riportato nel nostro articolo dal titolo “Fardella: una petizione 'contro' il progetto di accoglienza” pubblicato ieri sul nostro sito, uno dei firmatari, a nome dei cittadini sottoscrittori, ha contattato la nostra redazione per precisare alcuni punti rispetto ai motivi che hanno spinto all’avvio della petizione. “Occorre specificare che la lettera a firma del sindaco Domenica Orofino, riportata integralmente alla fine dell’articolo, è stata scritta il 4 gennaio, un giorno dopo l’avvio della petizione, che abbiamo cominciato il giorno 3. La petizione è frutto di un malcontento generale rispetto alla carenza di informazioni e di coinvolgimento popolare in merito al progetto di accoglienza e integrazione che dovrebbe interessare il comune di Fardella. Quello che è stato lamentato è che la comunità (e, da quanto appreso da un esponente della minoranza, anche parte del Consiglio Comunale) è stata tenuta all’oscuro di quanto stava accadendo e questo è successo proprio in merito ad un progetto che dovrebbe “funzionare bene” proprio in virtù di una organizzazione e di una partecipazione preventive dell’intero assetto sociale di una comunità. Nelle ore che hanno preceduto l’avvio della petizione e in quelle che hanno preceduto la trasmissione della stessa il sindaco è stato informato di quanto stesse accadendo e, sicuramente, se ci fosse stata la volontà di un confronto sul tema, per esempio in un incontro pubblico o in un consiglio comunale ad hoc, la petizione non avrebbe “scavalcato” i confini comunali, come invece è accaduto. Non vogliamo che il discorso fosse portato sul piano di un presunto razzismo, che servirebbe solo a strumentalizzare la posizione di chi ha firmato la petizione. Si tratta di una protesta contro la mancata partecipazione e il mancato coinvolgimento che, uniti a quelle che sono le oggettive carenze organizzative e infrastrutturali del nostro paese (mancanza di strutture idonee, assenza di forze dell’ordine ecc..) diventano problemi da affrontare seriamente, possibilmente in sinergia”.
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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