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Il Vescovo Nolè si rivolge ai Cristiani di Rotonda e Viggianello |
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1/01/2013 |
| Vicinanza e preghiera, incoraggiamento e sostegno affettuoso. Il messaggio per i fedeli che S. E. Mons. Francesco Nolè, vescovo di Tursi-Lagonegro, indirizza a don Stefano Nicolao, a don Francesco Sirufo e a don Mario Radesca, rispettivamente parroci di Rotonda e di Viggianello, è un segno di attenzione e di paternità nei confronti di figli provati per i movimenti tellurici che inquietano e tormentano ancora l’area del Mercure.
Esplicitamente il presule, al contempo, loda la grande dignità e la compostezza con cui viene accettata quella che è una «grande prova», che perdura da più di due anni e che ha avuto il suo acme il 26 ottobre dello scorso anno.
«Mentre - continua il Vescovo - non è in nostro potere cambiare gli eventi della natura», occorre «fare opera di prevenzione e di sicurezza per abituarci a convivere con essi, considerandoli elementi naturali anche se straordinari e minacciosi».
Alla preghiera personale, il Vescovo Nolè aggiunge quella di «tutta la Diocesi che segue con trepidazione e attenzione l’evolversi degli eventi».
Padre e pastore, al Popolo di Dio che è in questi due centri del sud-ovest lucano, il Vescovo dice ancora: «non siete soli e non dovete sentirvi tali!»
Un grazie - infine - è rivolto «a tutti coloro che si sono impegnati per alleviare la sofferenza e il disagio provocati dal sisma: alle Istituzioni Civili e Militari e al vasto e benemerito mondo del Volontariato».
E non manca l’augurio, perché possa essere - quello che oggi incomincia – un anno sereno e ricco di Benedizioni celesti!
Monsignor Nolè conclude il suo pensiero – che verrà letto nelle due Comunità nelle celebrazioni di oggi, primo giorno del 2013, con l’invocazione del Signore Gesù che ha preso la natura umana per condividerla e ridarle dignità e speranza: Egli «è vicino a voi in maniera particolare, perché siete nella sofferenza e nel disagio».
Maria Santissima, sia conforto e ancora di salvezza.
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
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