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Bolognetti: ‘Non si risparmia su pluralismo e conoscenza’

18/05/2019



Dopo 78 giorni, il segretario dei radicali lucani Maurizio Bolognetti ha interrotto lo sciopero della fame per scongiurare la chiusura di Radio Radicale. “Ieri sera ho mangiato una platessa e un mezzo piatto di pasta, ma non ho digerito perchè la platessa si è bloccata; oggi mi becco pasta in bianco e petto di pollo”, ci ha detto questa mattina durante un’intervista che ci ha concesso.

Maurizio, innanzitutto come stai?
Meglio di ieri, anche perché peggio era difficile. Dai, diciamo che va un po’ meglio.

Con questa proroga sembra si veda la luce in fondo al tunnel?
Sono convinto che alla fine ci sarà e credo che stia per prevalere il senso di quanto abbiamo cercato di far comprendere attraverso una iniziativa non violenta. Per cui, se alla fine accadrà, come immagino succeda, credo che abbiamo vinto tutti in quanto, come detto da Agcom, significa garantire un servizio pubblico ed evitare un salto nel buio; inoltre, la continuità di servizio pubblico garantito da Radio Radicale in tutti questi anni, la ritengo una garanzia per tutti. Anche per chi avrebbe voluto interrompere questa convenzione. È stato depositato un emendamento, ma mi sembra che la cosa stia viaggiando sul binario giusto: certo, ci potrebbero essere sorprese dell’ultimo minuto ma speriamo non vada così. Io, comunque, sono fiducioso che abbiano compreso quanto abbiamo tentato di trasferirgli.

Ma ci sono voluti 78 giorni di sciopero della fame.
Non pochi. Ma anche 188 costituzionalisti; l’intervento di Agcom; tanti Comuni, anche lucani; le Regioni; 100 mila cittadini che hanno firmato una petizione. Insomma, io direi che oltre allo sciopero della fame c’è stata una mobilitazione importante. Certo, non nego che se il convincimento fosse subentrato prima sarebbe stato meglio: mettiamola così. Tuttavia, ripeto che sono fiducioso e alla fine, magari con qualche giorno di ritardo, penso che la convenzione verrà rinnovata.

Ho l’impressione che fosse necessaria un’azione forte che consentisse una generale risensibilizzazione verso la libertà di stampa. Che ne pensi?
Sono d’accordo con te. Del resto, l’iniziativa aveva alla base esattamente questo: nel senso che è per la vita di Radio Radicale, ma abbiamo posto costantemente la questione del rispetto dell’articolo 21. Ho avuto anche il piacere di intervenire alla presenza del presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna, che è un persona straordinaria, ed abbiamo sottolineato che informazione e conoscenza non sono merci. E se tanti piccoli giornali, anche quello di una cooperativa, potranno continuare ad uscire credo sia un bene. La Siritide, per esempio, porta avanti un lavoro veramente prezioso che onora quotidianamente il diritto alla conoscenza ed io ne sono buon testimone perché, durante tutti questi 78 giorni, la Siritide ha seguito passo passo la mia vicenda garantendo la possibilità che fossero diffuse le ragioni di un’azione non violenta. Ma al di là di questo, dico che più ce n’è e meglio è: ovviamente questo vale anche per testate che sono lontanissime dalle mie posizioni. Infatti, abbiamo posto anche la questione del finanziamento pubblico per evitare i tagli sul pluralismo e sulla conoscenza. Questi soldi è meglio non risparmiarli, perché se c’è una cosa che caratterizza una democrazia è proprio il diritto alla conoscenza. Gli aspetti straordinari e che mi hanno colpito maggiormente di questa mobilitazione sono due: la riflessione che si è innescata sulla non violenza e sull’utilizzo di questo strumento di dialogo, perché ci tengo a sottolineare che ho dialogato con Salvini e Di Maio, senza fare alcun braccio di ferro con loro; e la necessità di comprendere che più mezzi di informazione ci sono e meglio è. Sono stato esaustivo su tutto?

Sei stato chiarissimo.
Mi fa piacere. Adesso vado a mangiare.


Gianfranco Aurilio
lasiritide.it



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