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Processo petrolio: comandante Noe chiamato a testimoniare |
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21/06/2018 |
| Ieri a Potenza è stato udito per più di 3 ore, nel processo sulle estrazioni petrolifere in Basilicata, in cui sono imputate 47 persone e dieci società, tra cui l’Eni, il comandante di Potenza dei Carabinieri del Noe, Luigi Vaglio.
L'inchiesta coordinata dai pm Francesco Basentini e Laura Triassi ha svolto le indagini, iniziati a maggio del 2013, per il filone “ambientale”, sugli scarti di produzione del Centro Olio di Viggiano.
Il comandante Luigi Vaglio ha risposto alle domande dei pm, prima sui dati delle emissioni in atmosfera e poi sui processi di trattamento e di smaltimento della produzione del Centro.
Lo smaltimento e la reiniezione dei reflui che avveniva nel pozzo “Costa molina due” che ricordiamo nel 2016 fu sequestrato su disposizione del gip, e a Tecnoparco a Pisticci.
La reiniezione, ha ricordato il comandante del Noe, doveva riguardare solo le acque di separazione, mentre dalle analisi sarebbe emerso che parte dei reflui di lavorazione proverrebbero da una delle vasche del Centro, e quindi con una composizione diversa delle sostanze.
A questi scarti veniva quindi applicato un codice “cer” diverso da quello richiesto dalle norme per questo tipo di rifiuti, con una procedura specifica per il trattamento, il tutto per garantire un risparmio ed un ingiusto profitto per ENI.
“ Sulle utenze monitorate dei soggetti dell'Eni – testimonia Vaglio – abbiamo registrato telefonate che sono utili alla ricostruzione degli elementi costitutivi del traffico illecito. In qualche modo quello che ci veniva restituito dalle indagini, - continua Vaglio - non solo le emisioni in atmosfera ma anche la qualità delle acque da smaltire fosse in qualche modo condizionata dalla presenza di sostanze inquinanti (chimiche) che venivano impiegate nel processo produttivo.”
Il controesame del teste si svolgerà il 2 luglio.
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
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