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Centrale del Mercure: bottiglie di plastica e altro trovate nella biomassa

23/03/2018



È nota la posizione dell’associazione Radar sull’attività della Centrale del Mercure, più volte noi de lasiritide abbiamo dato spazio alle continue e incessanti richieste, diffide e denunce inoltrate dall’avvocato Enzo Bonafine in nome e per conto dell’associazione. Ebbene, proprio in seguito alla risposta ad una di queste si è appresa una notizia di particolare rilevanza.
L’Asp di Cosenza ha comunicato l’esito di un sopralluogo, risalente allo scorso mese di luglio, per la verifica di un biotrituratore mobile di cui Enel aveva comunicato l’utilizzo per la Centrale del Mercure “per la riduzione del sopravaglio della biomassa in cippato”. Durante il controllo è stato appurato che il biotrituratore “era installato ma non funzionante per un guasto meccanico”, ma nei pressi dello stesso erano collocati “diversi cumuli di sopravaglio in attesa di essere triturati”, nei quali “erano presenti elementi estranei (pietre, bottiglie di plastica ecc.)”. Pertanto, “alla luce di quanto rilevato, al fine della tutela della salute pubblica e dei lavoratori, il sopravaglio – prosegue la nota dell’Azienda Sanitaria – dovrà essere ispezionato al fine di eliminare elementi estranei, di utilizzare esclusivamente biomasse vergini senza la presenza di sostanze dannose per la salute umana”.

Quanto emerso chiaramente è molto grave perché lì pietre, bottiglie di plastica e altro non avrebbero dovuto assolutamente trovarsi in quanto l’impianto deve essere alimentato esclusivamente, appunto, con cippato da legna vergine. Ovviamente nessuno può sostenere che invece vengano bruciati rifiuti, ma la presenza di elementi estranei è la prova che il sistema di controllo circa l’approvvigionamento del biocombustibile, come già visto con gli arresti per presunte infiltrazioni della malavita, non offre garanzie di impermeabilità nemmeno sotto il profilo della tutela dell’ambiente e della salute; mentre, al contrario, dovrebbe fornirle visti i rischi che si corrono. Ma la falla riscontrata dall’Asp non chiama in causa solo la multinazionale dell’energia, ma anche l’Osservatorio Ambientale: Ente finanziato da Enel con 100 mila euro ogni anno, e della cui attività si conosce poco o nulla.

Un’ultima considerazione bisogna poi rivolgerla allo smaltimento di tutto quanto giuridicamente si definisce rifiuto. Radar è “sul pezzo” anche relativamente a questo, ma tutti coloro che chiedono alle Istituzioni una risposta sul tema dei controlli si sentono sempre più soli. Possibile che, nonostante siano attivi una miriade di enti preposti, alcuni fatti vengano alla luce unicamente grazie alle iniziative di privati cittadini che si impegnano sottraendo tempo a ciò che hanno di più caro?

Gianfranco Aurilio
lasiritide.it




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