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Gli interrogativi sulla morte di Giuseppe, trovato a pochi chilometri da casa |
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19/01/2018 |
| Il ritrovamento del corpo senza vita di Giuseppe Sansanelli in un pozzo di una campagna nel territorio di Sant’Arcangelo, mette la parola fine ad una vicenda dai risvolti purtroppo tragici. Apre, però, una serie di interrogativi circa la possibile dinamica della morte di Giuseppe. Interrogativi che l’autopsia (fissata per domani a Lagonegro) disposta dalla Procura presso il Tribunale di Lagonegro, dovrà contribuire a risolvere. Giuseppe Sansanelli è stato ritrovato nel pozzo nei pressi di località Fosso Sant’Elia (in un punto ad oltre due chilometri dalla Statale) a testa in giù e completamente nudo. Che fine hanno fatto i vestiti? Questa circostanza unita al fatto che il pozzo si trovi all’interno di una piccola costruzione in cemento, quindi ben segnalato, lascerebbe escludere l’eventualità dell’incidente. Il signor Domenico Titolo, proprietario del terreno nel quale si trova il pozzo, si è reso conto della presenza del cadavere allertato dai cattivi odori e dalla porticina aperta posta a chiusura della cavità. Pensando inizialmente si trattasse della carcassa di un animale, sporgendosi ha però fatto la tragica scoperta. Il pozzo si trova in una zona isolata da tutto il resto e lo stesso signor Titolo spiega di andare lì, per prendere l’acqua, a cadenza quasi bisettimanale. L’ultima volta, infatti, risale a circa 15 giorni prima: in quell’occasione aveva notato la porticina aperta e, sporgendosi, non aveva però intravisto nient’altro e l’acqua appariva pulita. Il cadavere di Giuseppe era più in fondo e non si vedeva? E infine i cani. Al netto dei presunti avvistamenti nel metapontino, il pastore tedesco impiegato nelle ricerche la scorsa settimana si era fermato in un punto che dista circa tre chilometri in linea d’aria dal pozzo. Ed è lì che Giuseppe era stato avvistato, il giorno della scomparsa, da un cittadino di Sant’Arcangelo. Come mai il cane non è riuscito a seguire la traccia di Sansanelli fino al pozzo?
Mariapaola Vergallito
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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