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Con Raffaele Soave se ne va un pezzo di storia del Senisese

17/09/2017



Io non lo so quanti anni aveva Raffaele Soave. Non gliel’ho nemmeno mai chiesto e non ho mai controllato neanche nella nota biografica che pur ci deve essere sul suo libro dedicato alle battaglie negli anni della costruzione della diga di Montecotugno. Un libro che tutti i lucani dovrebbero avere.
Non so quanti anni avesse.
Cento, forse, a giudicare dalle mille lotte sociali che ha portato avanti, tante, tutte per quel fazzoletto di terra chiamato area sud della Basilicata. Chiamato Senisese.

Vent’anni, se devo giudicare la passione che ha sempre trasmesso da militante vero, da sindacalista dopo essere stato per anni operaio a Torino, da amministratore di una Basilicata in cui ancora era forte la voce di quel fazzoletto di terra che, negli ultimi anni, ha perso improvvisamente le sue menti politiche più lungimiranti.
Tante battaglie, una su tutte: la vertenza Senise. Perché prima dei centomila di Scanzano c’è stato il decennio senisese, il fermento di un popolo in bilico tra la terra e l’industria, tra la speranza e la paura. Anni che Raffaele ha raccontato in quel libro che tutti noi lucani dovremmo avere a casa, nel quale ha messo insieme non soltanto la sua esperienza personale ma quelle pagine sono diventate un grande e fino ad ora unico, vero archivio cartaceo delle immagini, dei nomi dei protagonisti dell’epoca, della rassegna stampa e dei fatti accaduti in oltre un decennio di vertenza. A 31 anni dalla prima presentazione ufficiale del libro molte sono ancora le domande e le riflessioni che, tutto il territorio del Senisese e, in generale, regionale deve porre all’attenzione delle istituzioni e dei cittadini. Molte cose sono cambiate, è stato ripreso, in parte rispetto a come era stato concepito, il Progetto Speciale Senise, alcuni obiettivi sono stati raggiunti.
Ma molta è ancora la strada da percorrere.
Ecco, questo era un cruccio di Raffaele. Voleva fare, fare e poi fare ancora. Voleva riaprire pubblicamente i temi caldi di quelle stagioni che lui non ha mai smesso di raccontare.
Oggi sono in molti a ricordare Raffaele Soave e, ne sono convinta, sarà più difficile trovare qualcuno che non l’abbia conosciuto, che il contrario.
“Raffaele Soave mi ha insegnato a guardare sotto l’acqua della diga di Senise- ha scritto, commosso, Ulderico Pesce- A recuperare la memoria e l’ incanto di quelle case sepolte dall’acqua dove vivevano contadini seri che con la fatica e la passione avevano fatto grande Senise e il Senisese. Raffaele è stato in prima linea nella lotta per la dignità di quella gente che con l' avvento della Diga di Montecotugno vedeva inondare e seppellire la propria vita. Raffaele era e rimane la chiave, la memoria di quel popolo. Il Senisese potrà aprire le porte del futuro se saprà aprire la porta della memoria. Raffaele e i tanti lottatori di quegli anni da anni ci porgono le chiavi di quella grande memoria”.
Quei Giardini vinti dall’acqua sono riemersi da un invaso che oggi non si vede e che mostra una terra ferita. Forse, mi piace pensare, per un ultimo saluto.
Siamo a metà settembre.
Ma non è solo per questo che si ha la sensazione che sia finita una stagione.




I funerali si svolgeranno lunedi alle 16.00 a Roccanova.



Mariapaola Vergallito

Di seguito una inchiesta realizzata dalla siritide sulla diga di Montecotugno con intervista a Raffaele Soave



20-02-2008 Centralità Senise - interviste Raffaele Soave e Antonio Uccelli



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