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'In Basilicata evidenti infiltrazioni mafiose' |
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23/06/2017 |
| In Basilicata si assiste ad una ”ormai evidente infiltrazione nel territorio di ben più agguerrite associazioni criminali provenienti dalle confinanti regioni della Puglia, Campania e, soprattutto, Calabria”, e ciò che desta “maggiore preoccupazione” nei magistrati della Direzione distrettuale antimafia “è proprio la presenza sempre più pressante sul territorio di criminalità di diversa estrazione geografica”. E’ uno dei passaggi più importanti della relazione annuale della Direzione nazionale antimafia, nel capitolo dedicato alla situazione in Basilicata. “L’analisi dei dati investigativi e giudiziari sembrerebbe, piuttosto, prestarsi ad una chiace di lettura unitaria in direzione di una compiuta infiltrazione – attraverso forme di cointeressenza e alleanze – di organizzazioni criminali delle confinanti regioni nelle organizzazioni criminali territoriali”, hanno sottolineato i giudici poco più avanti, una decina di pagine dopo aver fatto rilevare la carenza di organico che caratterizza la Direzione distrettuale antimafia. ALTRI CLAN RICONOSCONO “DIGNITA'” ALLA MAFIA LUCANA – Nella relazione viene respinta l’ipotesi che i clan lucani si siano indeboliti e perciò abbiano avviato “rapporti di cointeressenza e di alleanza”: al contrario, sono i clan di altre regioni che hanno riconosciuto la “‘dignità’ della mafia lucana a porsi come partner nelle ‘joint venture’ criminali”. Ciò è vero in particolare per la “mafia potentina”, che “sta sviluppando una spiccata capacità di intrecciare rapporti, prevalentemente di natura corruttiva, con amministratori pubblici e politici locali, finalizzati ad ottenere più agevolmente appalti per servizi ed opere pubbliche e, quindi compiere un salto di qualità verso un pieno inserimento nell’economia locale; a ciò si aggiunga – è scritto nella relazione – la dimostrata attitudine ad effettuare lucrosi investimenti, in particolare nel settore delle scommesse e del gioco d’azzardo”. NEL POTENTINO SI VA VERSO LA “MAFIA DEGLI AFFARI” – In altre parole, non sembra “azzardato che, quando meno la mafia del Potentino, si sta avviando verso il più moderno modello di ‘mafia degli affari'”. Nel ribadire che non bisogna cedere, vista l’assenza in particolare di fatti di sangue, alla “tranquillizzante percezione di sicurezza che induce a minimizzare o a fornire immediate e poco convincenti chiavi di lettura di alcuni fenomeni che, per la ripetitività e gli obiettivi, dovrebbero essere approfonditi e valutati con maggiore prudenza”, la relazione definisce “francamente sconcertante l’affermazione di talune fonti istituzionali circa l’assenza sul territorio di aggregazioni criminali”. In Basilicata, invece, secondo la Dda, la criminalità organizzata opera tenendo conto della “disomogeneità territoriale, culturale e criminale del territorio”. Infatti, nel Potentino si registrata “una situazione criminale piuttosto variegata”, con una “evidente infiltrazione che la ‘ndrangheta sta sviluppando” e il “modello ‘mafia degli affari'” che il clan Martorano-Stefanutti sta portando avanti. NEL MATERANO “SINERGIA” IN ATTO CON CLAN EXTRA REGIONALI – Anche nel Materano si registra una “sinergia” tra i sodalizi locali “e gruppi criminali extra-territoriali. Sarebbe un grave errore -è scritto nella relazione – sottovalutare quest’ultima evidenza. Il fenomeno – è scritto poco più avanti – va piuttosto interpretato come espressione della volontà delle mafie locali di riorganizzarsi e riprendere vigore dopo gli indiscussi colpi subiti dall’azione di contrasto giudiziario”. Nella relazione un corposo capitolo è dedicato dalla Procura della Repubblica di Potenza all’inchiesta sul centro oli di Viggiano che nel marzo del 2016 portò al sequestro dell’impianto dell’Eni e di altri impianti e all’esecuzione di alcune misure cautelari personali anche a carico di dirigenti della compagnia petrolifera. La relazione ha riassunto le tre “direttrici di indagine”: il presunto traffico illecito di rifiuti liquidi prodotti dal centro oli; “la natura delle sostanze gassose” immesse in atmosfera; e “gli eventuali danni prodotti all’ambiente o alla salute umana dall’attività industriale del centro oli (filone di indagine non ancora esaurito)”.
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
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