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Senise: un'associazione per far fronte all'emergenza cinghiali

22/01/2017



Esiste un problema discusso tanto ma mai, realmente, affrontato: si tratta della convivenza forzata dei territori con i cinghiali, che da anni è causa di disagi, danni e timori, non soltanto relativamente al settore agricolo (che, ovviamente, risulta quello più colpito) ma anche in riferimento ai numerosissimi incidenti causati dalla presenza incontrollata di questi animali selvatici e agli ingenti danni al ricco patrimonio di biodiversità presente. Si pensi soltanto che, come stimato dall’osservatorio regionale degli habitat naturali, in Basilicata i cinghiali sono circa 123mila, quasi 100mila in più rispetto alla capacità portante dello stesso territorio. Proprio per affrontare da tutti i punti di vista questo tema e proporre soluzioni concertate e concrete, sta per nascere, a Senise, un’associazione promossa da un giovane medico veterinario, Maria Giovanna Barletta. L’associazione, che è in fase di costituzione, ha come obiettivo, prima di tutto, quello di mettere in pratica una grande e semplice verità: l’unione fa la forza. Perché “se attualmente non esiste un osservatorio generale rispetto ai disagi che la presenza incontrollata dei cinghiali provoca in un determinato territorio- spiega Barletta- è altrettanto vero che i numeri sono davvero alti e occorre che la voce diventi unica”. Gli obiettivi sono tanti e tutti contemplati nella loro operatività. Tra questi: il riconoscimento, da parte della Regione Basilicata, dello stato di calamità; l’incentivazione dell’azione dei selecontrollori, che effettuano le battute di caccia non per sport ma per fronteggiare l’emergenza; agire sul sistema, nella maggiorparte dei casi farraginoso, dei risarciumenti; valorizzare la ‘risorsa cinghiale’. Ad un primo incontro informale nel Senisese per muovere i primi passi verso la costituzione dell’associazione, seguiranno incontri anche in altri comprensori. Per informazioni è possibile rivolgersi all’indirizzo email barletta.mariagiovanna@gmail.com.

Una specie animale non autoctona immessa in maniera indiscriminata in un territorio in cui l’agricoltura ha un ruolo molto forte nell’economia regionale: questo è il contesto in cui, negli anni, è cresciuto e si è alimentato il problema legato alla presenza dei cinghiali in Basilicata. “Viviamo in una regione a forte connotazione rurale- spiega Maria Giovanna Barletta- in cui l’agricoltura è fondamentale e in crescita. L’attività agricola prevalente è rappresentata dai seminativi (circa il 60% delle superfici agricole utilizzabili). Questa attività, nell’ultimo decennio, è fortemente minacciata a causa dell’immissione, a scopo venatorio, di una razza non autoctona di cinghiali, più grandi e più prolifici”. Per questo occorrono leggi nuove, precise, che affrontino con cognizione gli aspetti del risarcimento, della prevenzione, della valorizzazione e del contenimento delle specie dannose.

Mariapaola Vergallito




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