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Area sud e lavoro: 'la generazione tra i 30 e i 40 anni non pervenuta'

12/02/2016



I dati sull’occupazione non sembrano risparmiare, ancora una volta, l’area sud della Basilicata. Nei quindici paesi che prendiamo in esame (dieci dell’Alto Sinni e cinque della val Sarmento, con una popolazione di circa 25mila abitanti in totale), notiamo subito che la percentuale dell’occupazione viene notevolmente alzata grazie ad uno specifico settore: quello dei braccianti agricoli. Sono 318 gli occupati in Val Sarmento, 405 nell’Alto Sinni. Sono invece 429 i lavoratoti impiegati nell’edilizia. In altri settori, invece, i paesi della Val Sarmento risultano occupati con 127 unità e l’Alto Sinni con 357. Numeri. Come quelli che ci raccontano che dal 2007 ad oggi sono stati messi (in totale per tutti gli anni considerati) in mobilità 1126 lavoratori. In questo contesto sembrano scomparse quasi completamente le generazioni che vanno dai 30 ai 40 anni. Se fino ai 29 anni ci può essere il paracadute di Garanzia Giovani, dopo i 30 è il buio totale. Perché, per la fascia d’età dei “né giovani né vecchi”, un altro dato allarmante è che non si registrano nuove assunzioni fatta eccezione per le supplenze (molte delle quali fuori regione) per insegnanti o personale ATA.
Eppure i giovani dell’area un lavoro lo cercano e anche quando sono chiamati a compilare le domande per accedere a questo o a quel programma di inserimento, non limitano le loro aspettative a quelle che sono le loro competenze acquisite all’università.
“Noi non stiamo peggio delle altre aree della Basilicata- spiega Vincenzo Trupo, della Cisl- probabilmente i dati sono sconfortanti perché qui siamo demograficamente di meno. L’unico nostra grande limite è essere pochi. E poi, credo che negli anni sia stata portata avanti una programmazione più tesa all’assistenzialismo che alle prospettive future. Insomma, non vorremmo più che qualcuno ci regalasse il pesce ma vorremmo avere l’amo per pescarcelo da soli”.
E’ da diversi anni che l’area del Senisese è definita, forse un po’ a torto, “il sud del sud”. Consideriamo che ‘sud’ non è una brutta parola e che non debba per forza sempre connotare prospettive catastrofiche in termini di sviluppo, anzi spesso è stato dimostrato il contrario. Il Senisese è figlio di occasioni passate probabilmente perdute, a cominciare dalle prospettive di crescita che tra gli anni Settanta e la prima metà degli anni Ottanta aveva portato con sé la costruzione dell’invaso di Montecotugno. Le nuove occasioni sicuramente avranno poco a che vedere con l’industria e molto con il turismo. Staremo a vedere. Agendo, si spera.



GARANZIA GIOVANI: NESSUN CONTRATTO DOPO I 6 MESI

Sono 880 i colloqui effettuati nei 15 comuni del Senisese-Sarmento per i giovani fino a 29 anni che hanno aspirato ad entrare a far parte di Garanzia Giovani: sei mesi in un’azienda del territorio, per gran parte retribuzione pagata dallo Stato. E il futuro? Il futuro, a ben vedere, sembra non esserci. Ecco perché. Sempre in riferimento all’area del Senisese degli 880 aspiranti, 302 sono stati i giovani assunti (tra di loro ci sono quelli che hanno già concluso l’iter e quelli risultati idonei ma che attendono che riapra la seconda fase). Il problema, però, è la fase successiva. Perché se l’obiettivo di Garanzia Giovani era quello di dare continuità, magari non a tutti ma almeno ad una parte dei beneficiari, tra tutti i giovani che hanno lavorato per sei mesi nessuno è stato poi assunto dall’azienda. Un dato sconfortante, che trasforma un programma ottimo sulla carta, nel fantasma dell’assistenzialismo di turno. Eppure si tratta di giovani che, troppo spesso se non in tutti i casi, mettono da parte i loro titoli di studio e chiedono semplicemente di ‘lavorare’. E se ci spostiamo nel resto della regione, i dati non cambiano. Come spiega anche la Uil, in Basilicata “su 19.452 registrati in Basilicata a Garanzia Giovani sono stati 12.380 le unità prese in carco dai Centri per l’Impiego, pari al 63,6%, in perfetta media nazionale (63,3%). Sono 955mila i giovani che si sono registrati al programma (il 39,9% della potenziale platea). Quanto alla spesa secondo le misure previste dal Programma, nell’esperienza specifica lucana, i tirocini hanno assorbito quasi la metà (il 47,7%, a fronte di una media nazionale del 21,4%) del fondo complessivo (17.207.70 euro); a seguire la formazione (15,7%), l’accoglienza-orientamento (11,6%), il servizio civile (6,9%), l’accompagnamento al lavoro (5,8%), l’autoimpiego e autoimprenditorialità (4,1%), bonus occupazione (3,6%), la mobilità trans nazionale e regionale (2,9%) e fanalino di coda l’apprendistato con appena l’1,7% (media nazionale del 3,2%)”. Ma, allora, Garanzia Giovani funziona? “L’idea di fondo– continua la Uil - è condivisibilissima, ma le azioni messe in campo dal Governo non hanno ancora portato i risultati sperati. Per questo la UIL auspica un deciso cambio di passo per la continuazione del programma con adeguati finanziamenti volti a riqualificare, soprattutto, i Servizi per l’impiego. La spesa e gli investimenti in tema di politiche attive e di potenziamento della rete dei servizi per l’impiego resta insufficiente e, assolutamente, sottodimensionata rispetto alle funzioni che vengono assegnate”.


Mariapaola Vergallito



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