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Crollo di Vico Piave, il marito di Antonella Favale:'io ancora senza casa' |
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4/03/2015 |
| In una lettera inviata al sindaco, Salvatore Adduce, Francesco Nunzio Calculli – marito di Dina Antonella Favale, la donna di 31 anni morta, a Matera, nel crollo di una palazzina, in vico Piave, l’11 gennaio 2014 – ha scritto che "a 14 mesi di distanza il Comune non ha ancora provveduto ad assolvere all’impegno di rendermi disponibile un altro alloggio" e che "quello assegnato è stato occupato abusivamente da un altro nucleo famigliare".
In particolare, Calculli ha ricordato che con un’ordinanza del sindaco dello scorso 24 luglio "veniva effettuata la requisizione temporanea di un alloggio dell’Ater di Matera, al borgo La Martella e disposta l’assegnazione temporanea (per 3 anni) dello stesso al sottoscritto. Non ho potuto mai prendere possesso dell’alloggio che mi è stato assegnato perchè lo stesso è stato abusivamente occupato da un altro nucleo familiare che probabilmente vive un’emergenza abitativa non meno grave ma che, comunque, non era destinatario dell’'ordine di interpellò dei nuclei familiari coinvolti nel crollo di vico Piave. Nessuno - ha aggiunto – mi ha più contattato nei successivi nove mesi per informarmi dell’evolversi della situazione, sulle procedure messe in atto per adempiere all’ordinanza, lasciandomi nella più totale disinformazione e abbandono". Calculli si è rivolto al sindaco "perchè ottemperi alla sua ordinanza e soprattutto – ha concluso – vorrei che mi si informi formalmente circa la situazione ad oggi e richiedo la massima serietà di intenti, perchè fino ad adesso è mancata palesemente e, come lei ben sa, mi ritroverò a pagare fra qualche mese un mutuo della durata di altri 14 anni per un’abitazione crollata che ha portato via con se tutti i miei averi, tutti i miei beni di prima necessità e soprattutto ha cancellato l’esistenza della mia amata consorte Dina Antonella Favale". |
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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