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Quanto è difficile costruire una recinzione contro i cinghiali nel Pollino?

28/01/2015



Ma quanto è difficile tutelare il proprio terreno nel Parco Nazionale del Pollino? Lo sanno bene quegli agricoltori che hanno partecipato ad un bando, indetto proprio dall’Ente Parco, per “la concessione di contributi atti a realizzare recinzioni per prevenire i danni provocati da cinghiali e cervi”. Perché, se nell’area protetta non ci sono rimborsi che accontentino gli agricoltori che si vedono, spesso, mandare in fumo intere produzioni per colpa della fauna selvatica, almeno, questi agricoltori, possono proteggere i terreni con le recinzioni. O potrebbero. Peccato, però, che come ci viene segnalato da alcuni di loro, alcuni progetti sono stati rimandati al mittente dal dipartimento ambiente della Regione Basilicata. Ora: nell’avviso dell’ente (avviso prorogato di recente) c’è scritto che “il beneficio concesso decade in caso di mancanza di autorizzazione da parte delle autorità competenti”. A leggere la lettera inviata dalla Regione ad uno dei richiedenti, si capisce bene che realizzare recinzioni nel Parco del Pollino è questione di studi puntuali, di carattere scientifico e sociologico. Ed ecco perché, ad esempio, l’istanza del signor Gaetano è stata bocciata.
Per la Regione, le informazioni date dal signor Gaetano “non sono implementate con un focus sulle peculiarità naturalistico-ambientali del sito di intervento, con dati ottenuti attraverso osservazioni dirette o studi specifici. In particolare non vengono considerate le componenti faunistiche e vegetazionali dell’area interessata; nello studio manca la cartografia degli habitat e l’indicazione circa la presenza di specie di interesse comunitario”. “L’analisi degli impatti, anche essa di carattere generico, è di tipo qualitativo. I fattori di impatto vengono analizzati solo singolarmente e non si tiene conto di eventuali effetti cumulativi, da intendersi in senso spaziale e temporale, qualora il ricorso a tale strumento di controllo dei danni si verifichi in modo ricorrente”. “Lo studio è anche privo di di una reale analisi sulle connessioni ecologiche, sull’integrità dell’area interessata, sulla sua vulnerabilità alla frammentazione e sull’eventuale perdita di naturalità conseguente alla realizzazione dell’intervento”. Il richiedente può, scrive la Regione, presentare eventuali osservazioni e ulteriori documenti entra dieci giorni dalla ricezione della lettera. Sono centinaia gli agricoltori ammessi nella graduatoria dell’ente.
Di solito, in questi anni, siamo stati abituati a indicare l’Ente Parco quale detentore dei vincoli imposti. Ed ora che proprio l’Ente finanzia un progetto destinato a tutelare gli agricoltori contro la distruzione di cinghiali o cervi, i progetti vengono bloccati o sospesi dalla Regione. Nell’avviso pubblico indetto dal Parco, tra l’altro, vengono specificate le tipologie di recinzioni consentite e ci chiediamo se la Regione, in fase di redazione dell’avviso, sia stata coinvolta in qualche modo. Perché tanto rigore? Una recinzione, in un terreno privato, a protezione di colture e produzioni spesso danneggiate, è causa di così gravi problemi di natura ambientale?

MpVerg
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