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La legge 'anti suicidi' che offre una via d'uscita a chi è in crisi |
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27/11/2014 |
| In periodo di crisi sono tanti, troppi i cittadini che non riescono a far capo ai debiti contratti, anche per una colpa che non è la loro. Molti, troppi anche in questo caso, sono quelli che, negli ultimi anni, non hanno retto e si sono tolti la vita. Ma esiste una via di uscita, anche se pochi lo sanno. E noi vogliamo dare il nostro piccolo contributo diffondendo un servizio che ieri sera è andato in onda sulle Iene, per raccontare la cosidetta legge “anti-suicidi". Sappiamo che un cittadino non può dichiarare fallimento come se fosse una società che fallisce e rinasce dalle proprie ceneri; il cittadino, però, può andare in tribunale e chiedere di essere assistito da un esperto contabile che lo aiuta ad avere a che fare con i propri creditori, banche comprese. L’esperto analizzerà la situazione e propone ai creditori il cosiddetto “piano di rientro”: ovviamente non verrà restituita la totalità del debito, ma soltanto quello che il privato può realisticamente permettersi di pagare. La proposta, per andare in porto, deve essere accettata almeno dal 60% dei creditori. E la rinegoziazione del debito più portare a uno “sconto” anche del 50% sul totale del debito. Ai creditori conviene accettare una simile proposta, perché per gli istituti di credito si tratta di un affare perché, nel caso in cui il cittadino non potesse più pagare il mutuo sulla casa e la banca decidesse di metterla all’asta, guadagnerebbe molto meno del prezzo iniziale per colpa della svalutazione degli immobili causata dalla crisi economica. Anche a Equitalia conviene accettare la rinegoziazione del debito perché, non potendo pignorare una prima casa, in questo modo riuscirebbe a rientrare in possesso di una parte dei soldi. Stesso discorso per le aziende e per i fornitori, che percepiscono dallo stato agevolazioni fiscali per il fatto di aver ricevuto meno entrate di quanto previsto. Per approfondire l’argomento vi consigliamo di cliccare qui per vedere il servizio delle Iene
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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